ECONOMIA DOMESTICA

Imprese in crisi, task force torinese

Folta presenza di tecnici e professionisti subalpini nei consessi romani in cui si discute della legge gialloverde, specie dopo l’emendamento Garavaglia. Spiccano i nomi dell'ex presidente del Tribunale Panzani e, guarda un po’, del giurista Ambrosini

Era lo scorso febbraio quando il ministro della Giustizia del governo gialloverde, Alfonso Bonafede, ha apposto la propria firma alla nuova legge sulla crisi d’impresa. Ma già si sta pensando ad un decreto correttivo, su cui pare che gli uffici ministeriali siano al lavoro da qualche. A ciò si aggiunge l’emendamento al decreto crescita presentato negli ultimi giorni dal sottosegretario leghista dell’Economia Massimo Garavaglia, che riguarda i sistemi di controllo nelle Pmi. Non sorprende quindi che su questi temi si stiano muovendo tre dei soggetti maggiormente interessati da questa riforma: Confindustria, Abi e il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti.

L’associazione degli istituti di credito, per bocca del responsabile dell’Ufficio Studi Giovanni Staiano, ha “benedetto” la riforma (pur segnalando possibili criticità nel rapporto banche/imprese) in occasione di un seminario organizzato qualche giorno fa dal professor Stefano Ambrosini all’Hotel Plaza di Roma. A portare i saluti delle istituzioni un’altra torinese, la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, e l’onorevole Emilio Carelli, ex direttore di SkyTg24 e oggi vicepresidente della Fondazione Italia-Usa, molto ascoltato in casa Cinquestelle, entrambi favorevoli alle norme varate dal Governo. A tenere banco sul piano tecnico, la relazione di Luciano Panzani, presidente della Corte d’Appello di Roma (e già presidente del Tribunale di Torino), tra gli esperti italiani più noti a livello internazionale.

Confindustria, per parte sua, è in campo fin dall’inizio dell’iter di riforma avviato da Andrea Orlando nel 2015, e per mercoledì 29 maggio il direttore generale Marcella Panucci e il capo degli affari istituzionali Antonio Matonti hanno imbastito il primo convegno a livello nazionale, che non a caso si tiene a viale dell’Astronomia. Due i piemontesi presenti: Ambrosini e il giudice del Tribunale di Torino Bruno Conca.

Last but not least, i commercialisti, veri protagonisti di questa riforma. Il loro Consiglio Nazionale, che ha un presidente veneziano (Massimo Miani) ma un vice torinese, Davide Di Russo, esperto di società pubbliche, sta studiando delle proposte da convogliare nel decreto correttivo, alle quali sta contribuendo attivamente anche il commercialista torinese Riccardo Ranalli. Il Consiglio ha da poco nominato un “comitato” di tre saggi, professori esperti di imprese in crisi: Sido Bonfatti di Modena, Massimo Fabiani di Verona e - indovinate un po’- l’immancabile Ambrosini. Insomma, sembra proprio che al presidente di Finpiemonte, in uscita dalla carica, non mancheranno altri impegni: con più Roma (a cominciare dal concordato Astaldi) e meno Piemonte in agenda.

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