PALAZZO LASCARIS

Schiaffo al Pd, l'Antimafia ai 5 stelle

Saltano tutti gli accordi. Impallinato Sarno candidato dai dem, il centrodestra converge sull'esponente grillino Bertola che diventa presidente. Lacerazioni interne ai gruppi: Ravetti chiede una verifica con il partito e la Lega si divide tra Perugini e Nicotra

Doveva nascere all'insegna della concordia istituzionale, in ossequio a quei valori irrinunciabili presenti a destra come a sinistra e invece l'insediamento della Commissione per la Legalità nel Consiglio regionale del Piemonte ha spaccato maggioranza e opposizioni, scatenando le polemiche. Dopo una lunga serie di discussioni, il centrodestra ha deciso di insinuarsi nella frattura tra Partito democratico e Movimento 5 stelle e così, di fatto, è stata la maggioranza a scegliersi il presidente dell'Antimafia, che per statuto spetta alle opposizioni. A spuntarla è il grillino Giorgio Bertola, dopo che il gruppo pentastellato ha ritirato la candidatura di Francesca Frediani, invisa a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia per le sue posizioni sui No Tav in carcere, mentre il Pd è rimasto fermo su Diego Sarno, a costo di farselo impallinare. Già nella scorsa legislatura la candidatura dell'attuale capogruppo pentastellata era stata bocciata dalla maggioranza, rappresentata dal centrosinistra, e anche in quel caso a spuntarla era stato Bertola, per il quale l'elezione di oggi costituisce una riconferma.

A dimostrazione di come l'atteggiamento del centrodestra sia stato vissuto dal Pd come prevaricatorio rispetto alle prerogative delle minoranze, nella successiva votazione Monica Canalis ha rinunciato alla vicepresidenza in segno di protesta. Per il principale partito di opposizione e soprattutto per il suo capogruppo Domenico Ravetti si tratta di un vero e proprio schiaffo.

Dopo le tensioni dei giorni scorsi ora il numero uno dem si dice pronto a mettere in discussione anche il suo incarico: “Da domani avvierò una verifica politica interna al gruppo consiliare, con il coinvolgimento del partito, che non potrà non riguardare tutti i ruoli politico-istituzionali interni al gruppo, a partire dal mio”. Difficile ipotizzare una defenestrazione a soli sei mesi dall’insediamento della legislatura, ma certo si tratta di un segnale forte delle fibrillazioni internee alla formazione Pd. Ravetti sperava di poter sedare il malcontento dei “torinesi” assegnando l’Antimafia a Sarno e l’incarico di vicecapogruppo a Raffaele Gallo, ma a questo punto rischia di tornare tutto in discussione.

“Sulle mafie e sulla legalità non si deve mai fare tattica e trattativa politica. Soprattutto dopo il caso Rosso” attacca Sarno, che nel suo curriculum vanta una storica militanza in Libera e in altre associazioni della galassia donciottiana, oltre a essere da dieci anni a capo di Avviso Pubblico. “Il presidente Alberto Cirio, che aveva espresso la volontà di tenere un livello di condivisione e di unità politica sulla lotta alle mafie, è stato smentito dalla sua maggioranza che ha scelto diversamente – conclude Sarno –. Ci vedremo in commissione”.

Che dire, proprio il clima giusto per partire, soprattutto dopo che Palazzo Lascaris è stato sconvolto dall’arresto dell’assessore e consigliere di Fratelli d’Italia Roberto Rosso, accusato di voto di scambio politico-mafioso. E pure nel centrodestra non sono mancate le tensioni: sulla vicepresidenza la Lega aveva due opzioni, Federico Perugini e Letizia Nicotra. Nonostante il veto dei novaresi, capitanati da Riccardo Lanzo, il capogruppo Alberto Preioni ha deciso di andare contro il suo vice e così “l’ultimo dei cotiani”, come viene definito Perugini, ha ottenuto la nomina. 

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