PALAZZO LASCARIS

Regione, legge elettorale: sgambetto delle donne

Un drappello di consigliere del centrosinistra propone la doppia preferenza di genere. Con il sostegno di Leu e dei "femministi" Grimaldi e Ottria. Mezzo Pd spiazzato (e furente). Accossato: "Non ci sono più alibi per non approvarla"

Più che un colpo di coda come verrebbe da dire, essendo ormai quasi alla fine delle legislatura, quello sulla modifica della legge elettorale regionale pare un colpo di tacco. E se è un tacco 12, tanto peggio per i maschietti del Pd. Perché se non tutti, certo una gran parte di essi – incominciando dal capogruppo Domenico Ravetti, passando per l’aspirante candidato presidente Daniele Valle – vedono l’apertura alla doppia preferenza di genere come se davanti ai piedi avessero un dirupo. Questo è l’oggetto della proposta di legge sottoscritta da un gruppo di consigliere del centrosinistra cui si è unita anche l’ex grillina Stefania Batzella e dove le firme degli unici due uomini sono quelle di Valter Ottria e Marco Grimaldi di Leu.

Sgambetto e messa all’angolo di chi, a dispetto degli annunci di inizio legislatura, ha sempre trovato il modo di continuare a far melina sulla rivisitazione della norma elettorale contando su ostacoli più o meno insormontabili e riuscendo a rendere vane anche prese di posizione decise a favore della modifica come quella dell’ex presidente del Consiglio regionale Mauro Laus e, più recentemente, del suo successore Nino Boeti. Si tratta, infatti, di una riforma minimalista seppure di sostanza quella contenuta nella proposta di cui è prima firmataria Silvana Accossato. “Così com’è formulata può essere approvata in tempi molto brevi, sempre che ci sia la volontà di farlo” dice la consigliera di Liberi e Uguali che, insieme alle altre proponenti (le dem Nadia Conticelli, Valentina Caputo ed Enrica Baricco), ha scritto un testo in cui, di fatto, si introduce solo la doppia preferenza di genere (si potrà dare una preferenza, come fatto fino ad oggi, ma nel caso se ne esprimano due dovranno essere di genere diversi) senza per questo intaccare quell’impalcatura di fronte alla quale fino ad oggi la maggioranza si è sempre fermata.

Non viene eliminato il listino del presidente – totem difeso da tutti anche se formalmente tutti, incominciando da Sergio Chiamparino, hanno sempre detto di volerlo eliminare – che però dovrà essere composto da uomini e donne in numero uguale. Superata, quindi, la questione del premio di maggioranza che resta affidato proprio al listino, l’ipotesi di modifica che approderà in prima commissione di Palazzo Lascaris, non contempla dunque neppure quel ridisegno dei collegi che per la sua complessità e lungaggine dei tempi è sempre stato un altro ostacolo o, se si vuole, comodo alibi per lascare tutto com’è. “Semmai qualcuno ha potuto pensare di usare qualche innovazione complicata come alibi, adesso non lo potrà più fare e la decisione sarà solo politica” osserva Maria Peano (Pd), presidente della commissione regionale Pari Opportunità che sul tema ha incontrato i vertici dei gruppi consiliari. Da questi, in attesa di verificare i reali atteggiamenti all’atto della discussione della proposta, sembra esserci un sostanziale rifiuto di alzare muri. Da tutti, eccetto che dal Pd dove resiste un fronte decisamente contrario.

Di affrontare la questione senza porre (troppi) paletti hanno parlato i Cinquestelle e se la leghista-non salviniana Gianna Gancia si è detta decisamente favorevole alla doppia preferenza di genere, il capogruppo di Forza Italia (l’unico attualmente composto da soli uomini), Andrea Fluttero, ha elegantemente rimandato la palla tra i piedi dei piddini, spiegando che quello è un problema loro visto che Forza Italia è il partito che a livello parlamentare ha espresso la presidente del Senato e affidato a due donne la guida dei gruppi alla Camera e al Senato. E chi vuol capire capisca.

Dunque resta, sia pure con le quote di genere equamente ripartite, il listino, viene previsto lo stesso criterio per le liste e si apre la possibilità agli elettori e alle elettrici (come specificato nel nuovo testo in cui il termine viene sempre declinato anche al femminile) di votare per due candidati purché di generi diversi, non si tocca la geografia dei collegi e, fatto rilevante, ma si supera in qualche modo anche l’anomalia del Verbano-Cusio-Ossola dove ad essere eletto è solo un consigliere. “È il caso che si è presentato sia a Rieti sia a Sondrio ed è stato risolto” ricorda Accossato, spiegando che anche in quella circoscrizione si potranno dare due preferenze e visto che un risultato di parità è praticamente impossibile risulterà eletto chi prenderà più voti, senza per questo privare l’elettore del diritto riconosciuto a quelli delle altre province.

Strada spianata, insomma,  rispetto ai precedenti tentativi di riforma delle legge elettorale, tentativi sempre incagliati fin all'inizio dell'iter, senza peraltro che tra i banchi del Pd si stracciassero le vesti. E, forse, non immaginando che potesse arrivare uno sgambetto. Col tacco.

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