POTERE & POLTRONE

Il nodo dell'Intesa in Compagnia

Ancora una fumata nera per la designazione del nuovo segretario generale della fondazione San Paolo. Il presidente Profumo insiste su Firpo, ma l'asse con il ceo della banca Messina indispettisce alcuni consiglieri. Tutto rinviato al 27. E alla fine potrebbe spuntarla De Andreis

La quadra, nelle sale del palazzo di corso Vittorio Emanuele, ancora non s’è trovata e così i tempi per la scelta del nuovo segretario generale della Compagnia di San Paolo si allungano. Data assai probabile se non certa per la giornata di ieri, l’investitura del successore di Piero Gastaldo si avrà forse il prossimo 27 luglio, quando è in calendario un’ulteriore riunione del comitato di gestione cui spetta l’assegnazione dell’ambitissima poltrona di grand commis.

La fumata nera di ieri attesta come tra i cinque componenti del board, compreso il presidente Francesco Profumo, non ci sia un’indicazione unanime su uno dei nomi rimasti in lizza dopo il doppio vaglio da parte della società di cacciatori di teste Key2People che aveva già notevolmente sfoltito l’elenco iniziale, riducendo i papabili a sette: Pietro Garibaldi, 50 anni, economista, direttore del Collegio Carlo Alberto; Guido Bolatto, 55 anni, segretario della Camera di Commercio di Torino; Gianmarco Montanari, ex city manager di Torino; il non ancora quarantenne ma già junior fellow dell’Aspen Istitute e con incarichi di rilievo in Unicrdit Edoardo Campanella; Paolo Bertolino, 46 anni direttore di Unioncamere Piemonte; Massimo De Andreis, 49 anni direttore generale del Centro Studi per il Mezzogiorno (“ereditato” da Intesa Sanpaolo all’epoca dell’incorporazione del Banco di Napoli); Stefano Firpo, quarantacinquenne direttore generale per la Politica industriale, la Competitività e le Pmi al ministero dello Sviluppo Economico.

Un elenco, nei fatti, ulteriormente ridotto a tre: Bertolino, De Andreis e Firpo. Quest’ultimo, non è un segreto, è l’uomo su cui da subito ha puntato Profumo, ma – secondo quanto si sussurra nei corridoi della Compagnia – non solo lui. E per trovare chi condivide la scelta dell’ex ministro a favore dell’alto dirigente del Mise bisogna cercare (anche) fuori dalla potente fondazione, ma senza allontanarsi più di tanto: a sostenere il presidente, facendo di fatto con lui un asse di evidente forza, sarebbe nientemeno che il ceo di Intesa-Sanpaolo, Carlo Messina.

Un ingresso nella partita, quello (seppur solo presunto o “annusato”) di Messina che già avrebbe suscitato più di una reazione negativa ai piani alti della Compagnia e non senza qualche ragione: quella che ad alcuni appare una sorta di “intrusione” viene giudicata dagli stessi come a dir poco inopportuna visto che la Compagnia è tra i maggiori azionisti della banca guidata da Messina. Un appoggio quello che si vocifera sia arrivato a Profumo che in quegli ambienti suona ancor più “inusuale” se si tiene conto del ruolo sempre più marginale cui è finita la fondazione azionista nelle scelte e nelle logiche della banca, soprattutto in riferimento ai suoi impegni e investimenti a Torino e in Piemonte.

Una circostanza che potrebbe aumentare il peso di chi nel board preferirebbe altri rispetto a Firpo. I mesi che hanno accompagnato sino ad oggi incontri e riunioni, hanno anche messo abbastanza in luce alcuni padrinaggi: quello, per esempio, della Compagnia delle Opere (potente braccio secolare di Comunione e Liberazione) oltre che di quello rilevante della professoressa Anna Maria Poggi, membro del board della Compagnia, verso l’attuale segretario di Unioncamere Piemonte, Bertolino, figlio dell'ex rettore dell'Università Rinaldo, un giurista molto legato alla professoressa Poggi.

Stretto osservante della regola del silenzio sulla questione, tuttavia lo stesso segretario generale uscente pare propenda a favore di De Andreis, anche per la sua solida conoscenza degli ambienti bancari e della finanza maturata proprio in virtù del suo incarico nel Centro Studi per il Mezzogiorno, ma anche del mondo delle imprese avendo diretto la sede di Bruxelles di Unioncamere Piemonte.

Quella di De Andreis parrebbe essere la seconda opzione, il piano b, predisposto da Profumo nel caso non riuscisse nelle prossime settimane ad ottenere l’unanimità di consensi su Firpo. Anche in questo caso l’asse con Messina non verrebbe incrinato. Per il ceo di Intesa-Sanpaolo, potrebbe essere l’occasione di avere nel posto più strategico della fondazione azionista della sua banca un dirigente della stessa. E magari approfittarne per rivedere la funzione di quel Centro Studi per il Mezzogiorno, ereditato dal Banco di Napoli al momento dell’incorporazione dell’istituto di credito partenopeo.

print_icon