POTERE & POLTRONE

Firpo saluta la Compagnia

L'alto dirigente del Mise è stato appena riconfermato e vede allontanarsi la poltrona di segretario generale della fondazione San Paolo. "Non rinuncio affatto", replica. In lizza Bertolino, Garibaldi e De Andreis. Il presidente Profumo prova ora a ripiegare su una soluzione interna

Esce di scena il favorito numero uno nel totonomine per la segreteria generale della Compagnia di San Paolo: Stefano Firpo, l’alto dirigente del ministero dello Sviluppo Economico su cui aveva puntato fino a ieri il presidente Francesco Profumo per la sostituzione di Piero Gastaldo, resterà al Mise. La sua riconferma è recentissima, ma ha già scombussolato progetti e schemi ai piani alti della fondazione di corso Vittorio Emanuele. A pochi giorni dalla decisione su chi insediare sull’ambita e potente poltrona di grand commis, dopo mesi di selezioni affidate a una società di cacciatori di teste e complicate quanto discrete trattative tra i componenti del comitato di gestione, l’uscita dal novero dei papabili di Firpo non poteva che risultare un inatteso e dirompente colpo di scena. Una uscita però smentita dall'interessato che, invece, in una telefonata allo Spiffero, conferma la sua "disponibilità a lavorare per la mia città, qualora invece delle solite parrocchiette prevalesse finalmente il merito". Una disponibilità che però pare non più sul tavolo di corso Vittorio Emanuele.

Dopo l’ennesimo vaglio da parte degli advisor della milanese Key2People, del lungo elenco iniziale era rimasto un pugno di aspiranti alla successione di Gastaldo. E tra questi, quello con più chance era indicato proprio nel quarantacinquenne torinese da tempo una delle figure tecniche chiave del ministero dello Sviluppo economico, dov’è direttore generale per la Politica industriale, la Competitività e le Pmi. Firpo godeva del pur non ufficiale, ma sostanziale, endorsement di Profumo e, più recentemente, anche di quello del Ceo di Banca Intesa Carlo Messina, motivo di più di una reazione non proprio benevola visto che l’istituto di credito ha proprio nella fondazione uno dei maggiori azionisti.

Adesso, a meno di dieci giorni dalla riunione del board della Compagnia, fissato per il prossimo 27, la rosa appare ristretta a tre nomi: quelli di Paolo Bertolino, 46 anni direttore di Unioncamere Piemonte; di Massimo De Andreis, 49 anni direttore generale del Centro Studi per il Mezzogiorno (“ereditato” da Intesa Sanpaolo all’epoca dell’incorporazione del Banco di Napoli) e di Pietro Garibaldi, 50 anni, economista, direttore del Collegio Carlo Alberto. Bertolino, figlio dell'ex rettore dell'Università Rinaldo, è da sostenuto da Anna Maria Poggi, influente consigliera del comitato di gestione e giurista del medesimo Ateneo, mentre Garibaldi godrebbe dei favori della vicepresidente dell'ente, Licia Mattioli (numero due di Confindustria) e del discreto gradimento dello stesso Gastaldo.

Il borsino sembra salire per De Andreis anche in virtù dello spostamento verso di lui del ticket Profumo-Messina, con il numero uno della banca per nulla contrariato da un eventuale trasferimento del suo dipendente dal Centro studi per il Mezzogiorno (di cui da tempo si vocifera che possa essere chiuso in un quadro di riorganizzazione complessiva) alla strategica postazione della segreteria generale della Compagnia. Il cui presidente, sempre secondo rumors di alto livello e attendibilità, sarebbe propenso a rimescolare ancora le carte valutando eventuali soluzioni interne. E spuntano così i nomi di Carla Patrizia Ferrari, attuale numero uno della direzione Finanza (molto vicina al governatore del Piemonte Sergio Chiamparino) e di Alberto Anfossi, direttore dello Sviluppo del territorio.

Un’ipotesi, quella “interna”, che seppure appena accennata dal presidente già non ha mancato di sollevare più di una perplessità tra alcuni componenti del board. Cercare “in casa” dopo aver speso mesi (e denaro) per la complessa selezione tra gli esterni appare perlomeno bizzarro. C’è, infatti, chi fa notare come sarebbe stato logico verificare subito se ci fossero risorse all’interno della compagnia per quella posizione di vertice e, semmai, aprire all’esterno dopo. E non viceversa. Ma tutto o molto è cambiato dopo la riconferma di Firpo al Mise.      

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