VERSO IL 2019

"Portiamo Pizzarotti sul Monviso"

Una cordata di formazioni civiche per le Regionali. L'assessore Valmaggia, leader della lista chiampariniana, incontra oggi il sindaco di Parma che qualcuno nel Pd vorrebbe candidato governatore dell'Emilia Romagna. "Spero che Sergio ci ripensi"

Modello Pizzarotti anche in Piemonte? Prima di azzardare una, ad oggi, improbabile risposta bisogna aggiornare la definizione. Già, perché il modello Pizzarotti non è più (solo) quello del sindaco eletto a Parma come grillino e poi abbandonato (o espulso a seconda delle versioni) il M5s ha riconquistato la guida della sua città improntando la sua azione alla declinazione civica della politica. Il nuovo modello è quello che potrebbe nascere con la candidatura dell’ex Cinquestelle alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, nel caso l’attuale governatore Stefano Bonaccini decidesse di dare la scalata al Nazareno.

L’ipotesi non è affatto respinta, pur al suo stato ipotetico, dal Pd. E, nel caso si concretizzasse, aprirebbe il bacino elettorale ai delusi del M5s attraendo, in più, quel non ristretto ambito elettorale che guarda con sempre maggior interesse alla proposta civica. Allargare, in fondo, è l’assunto indicato in primis dallo stesso Sergio Chiamparino come imprescindibile per cercare di evitare la sconfitta del centrosinistra nella competizione elettorale della primavera prossima. E allargare oltre il perimetro dei partiti, peraltro in notevole affanno incominciando dal maggiore di essi ovvero il Pd, presuppone il mettere in conto un peso maggiore rispetto al passato di quelle formazioni civiche di cui, peraltro, il centrosinistra si è già giovato, per quanto riguarda le elezione regionali, nel 2014.

È ancora Chiamparino, non molti mesi fa, ad indicare più o meno esplicitamente, questa strada che nulla ad oggi vieta di pensare potrebbe accomunare, la primavera prossima, il centrosinistra piemontese con quello emiliano-romagnolo nelle loro proposte agli elettori. Se, tuttavia, nell’ex regione rossa il nome alternativo (ma non avversario) all’uscente Bonaccini ci sarebbe già, ben diverso il quadro piemontese dove i nomi stanno uscendo in maniera repentinamente inaspettata, ma per ora restano nell’ambito stretto del Pd.

Un’anteposizione del candidato al programma che non piace a chi, come l’assessore regionale alla montagna Alberto Valmaggia, del civismo portato al successo con la lista chiampariniana del Monviso è convinto sostenitore. “La questione della candidatura la metto in terza fila. Prima metto il tema di un accordo ampio nell’area di centrosinistra di tipo valoriale e programmatico” spiega a poche ore dal primo incontro che avrà, oggi alle 18 ad Alba, proprio con Pizzarotti e con un altro sindaco fondatore della rete Italia in Comune, quello di Cerveteri, Alessio Pascucci.

È uno di quelli che ancora spera “in un ripensamento di Sergio”, Valmaggia. Ma quell’auspicio lo lega proprio a “un percorso che costruisca un progetto e una coalizione innovativa. Non escludo che ciò possa avvenire. C’è bisogno di creare area ampia di confronto con la società civile”.

L’assessore, con un passato da sindaco di Cuneo e un presente da compagno di scalate di Chiamparino – insieme con il sodale politico e consigliere regionale Mario Giaccone, ma anche del candidato in pectore alla presidenza, il piddino Daniele Valle – affida alla “concretezza degli amministratori espresso nelle formazioni civiche” quell’indispensabile quid che serve al centrosinistra per resistere all’avanzata del centrodestra e convincere i piemontesi a dare ancora fiducia a chi li ha governati in questi quattro anni, pur con una proposta visibilmente innovativa.

Oggi discuterà anche di questo con Pizzarotti che incontrerà per la prima volta e con il quale, insieme a Giaccone e all’ex ministro Andrea Olivero, replicherà l'incontro sabato mattina a Torino. Un quadro ancora incerto quello in cui si muove il centrosinistra in vista delle regionali, ma di fronte al quale Valmaggia si pone con due granitiche certezze. La prima: “Non mi candiderò alla presidenza”. La seconda: “Continuo ad essere fermamente critico rispetto alle primarie”. Sullo strumento che il Pd intende utilizzare anche per la scelta del candidato presidente, l’assessore è categorico: “Troppe esperienze, tra le ultime quelle di Ivrea dove chi ne è uscito sconfitto oggi è vicesindaco nella compagine avversaria (il riferimento è a Elisabetta Ballurio, ndr), dicono che non sono lo strumento giusto”.

Condivide, invece ciò che non pochi sostengono, ovvero che le liste civiche, pur visibilmente posizionate nell’ambito del centrosinistra, possano servire a recuperare un elettorato deluso, ma non disposto a votare i simboli classici dei partiti: “Ce ne sono di delusi, tra chi ha votato Cinquestelle, ma anche altri partiti, che però possono riconoscersi nell’esperienza e nella concretezza degli amministratori che quotidianamente affrontano i problemi”.

Ancora presto per parlare di candidature, prima vengono i programmi e le alleanze, ma Valmaggia non rimanda oltre un concetto sulle formazioni civiche “Quattro anni fa abbiamo dato vita alla lista Chiamparino che poi ha preso il nome di lista Monviso. Credo che quello può continuare ad essere il contenitore. Non vedrei una miriade di formazioni. Piuttosto è necessario un collegamento e un  coordinamento nazionale, per evitare che il civismo possa restare ristretto nelle mura”.

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