TRAVAGLI DEMOCRATICI

Venti di secessione nel Pd

Parlamentari, consiglieri regionali e dirigenti del Piemonte 2 sul piede di guerra contro il "Torinocentrismo". Sul tavolo la legge elettorale e la designazione del candidato governatore. Organizza l'ex sottosegretario Bobba che punta alla segreteria

Quel “2” appioppato dal Mattarellum alla circoscrizione della Camera per identificare il resto del mondo elettorale piemontese oltre Torino é rimasto incollato alle “province” come una medaglia d’argento rispetto a quella d’oro della metropoli. Adesso potrebbe finire sulle maglie della squadra piddina per giocare la partita del candidato presidente della Regione (e non solo quella) contro “i torinesi”. Atmosfera da scapoli e ammogliati, in un partito uscito cornuto e mazziato dalle politiche del 4 marzo, poi sedotto e abbandonato sul lago Maggiore da Sergio Chiamparino. Comunque sia, stasera a Vercelli, spogliatoio.

Luigi Bobba le convocazioni le ha fatte con cura, allargando ecumenicamente la rosa: parlamentari in carica, ma anche ex, consiglieri regionali, assessori, segretari provinciali, tutti chez Gigi purché (e perché) di quei territori che ormai non nascondono più l’insofferenza verso la prosopopea e lo sguardo dall’alto in basso dei torinesi. “Questa riunione non è contro nessuno” s’affretta a precisare l’ex sottosegretario che l’ha organizzata “per affrontare temi importanti come la legge elettorale regionale, ma anche per rispondere alle giuste richieste che sono arrivate da più parti, dopo che è incominciato il valzer delle candidature alla presidenza della Regione”.

Un sentimento abbastanza diffuso nel partito  dell’“altro” Piemonte: “Sarò pure legato a vecchi schemi, quelli secondo i quali si discute insieme, si fanno valutazioni sui programmi e anche sulle candidature. – sostiene il segretario provinciale di Alessandria, Fabio Scarsi, lanciando il suo messaggio in bottiglia, anzi in chat –. Invece mi sembra di assistere a una procedura dove un partito privo da mesi di vertice persegue quelli che sembrano processi di cooptazione, nel vuoto pneumatico della propositività politica e in un clima cencelliano”.

Scarsi mette sul tavolo un’assenza di discussione in quell’area renziana, in cui egli stesso ammette “molti nel frattempo hanno cambiato o stanno cambiando posizionamento”. Stasera tutte le correnti, nessuna corrente: ci sarà, si presume, rappresentata ogni anima (persa) del Pd piemontese, perché così ha voluto Bobba tenendo il punto sulle due questioni – candidatura alla successione di Chiamparino e modifica della legge elettorale per evitare la temuta assenza di rappresentanza delle province più piccole – ma, in controluce, guardando anche all’altra questione dirimente per il Pd: l’elezione del successore di Davide Gariglio, dimessosi ormai da un bel po’ di mesi. Anche in questo caso di nomi ne circolano e tra questi c’è quello dello stesso ex parlamentare vercellese: Bobba è in pista ed è intenzionato a restarci.

La proposta di legge sulla doppia preferenza di genere depositata dai consiglieri di LeU (prima firmataria Silvana Accossato) e alcune colleghe del Pd, insieme all’ex  grillina Stefania Batzella ha avuto il merito di riaprire una discussione ormai chiusa. Il capogruppo dem Domenico Ravetti ha annunciato l’imminente presentazione di un testo rivisitato, anche se nel partito non sono pochi coloro che frenano, come del resto è sempre accaduto in questi quattro anni in cui su uno degli obiettivi di inizio legislatura non si è approdati a nulla.

Abolizione del listino, cambiamento del collegi, modifica del sistema di ripartizione dei resti: questa la vecchia road map tirata fuori dal cassetto di cui si discuterà stasera a Vercelli, non senza che qualcuno come sempre accade adombri la presenza di qualche trappola (o corsia preferenziale, a seconda dei rischi o delle convenienze) anche nella nuova geografia del voto, magari proprio in province piccole e confinanti.

Ne discuteranno guardando a Torino dove non è un mistero si concentri il fronte interno più ostico alle modifiche. Un fronte che, aldilà delle premesse di rito alla vigilia dell’incontro, appare sempre più se non opposto certamente lontano da quello dei “provinciali”. Due Piemonti piddini, con quello che pur definito come numero 2 non si sta a rimanere sempre e in ogni occasione – compresa la scelta del candidato presidente così come quella del segretario regionale – nella posizione di subalternità.

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