VERSO IL 2019

"Centrodestra vince se provinciale"

Alternanza di schieramenti politici ma anche avvicendamento geografico alla guida di piazza Castello. Per l'ex ministro Costa la nuova Regione dovrà essere meno Torinocentrica per valorizzare la ricchezza territoriale del Piemonte

“Per la guida della Regione serve un’alternanza politica, ma anche territoriale”. La prima, visto che a sostenerlo è un politico di centrodestra come il deputato di Forza Italia Enrico Costa, è scontata. La seconda assai meno, ma aldilà di ambizioni e duelli con padrini già pronti per ottenere la candidatura alla presidenza – contesa da cui l’ex ministro si chiama fuori con nettezza fin da ora – ripropone a parti inverse la questione che travaglia il centrosinistra e il Pd in particolare: il rapporto tra le province e Torino.

Un rapporto a dir poco complicato, intriso di accuse neppur troppo velate da parte del Piemonte 2 nei confronti del Piemonte 1 (ovvero Torino e l’area metropolitana, come da divisioni delle circoscrizioni elettorali del Mattarellum) ritenuto spesso soverchiante nelle scelte: sia interne al partito principale della coalizione, a partire dalla scelta del segretario regionale, sia proiettate all’esterno, come nel caso della candidatura alla successione di Sergio Chiamparino. Questo è quel che accade nel Partito Democratico, ancora lontano dal sciogliere uno dei nodi più intricati.

La situazione sul fronte opposto appare, per contro, quasi speculare: se il centrosinistra la batosta più pesante alle ultime elezioni l’ha presa proprio nelle province, riuscendo a tenere qualche caposaldo nel capoluogo di cui peraltro aveva perso la guida, il centrodestra è proprio nel Piemonte 2 che ha fatto man bassa di voti, dopo aver conquistato negli anni precedenti città importanti strappandole al Pd: da Novara ad Alessandria, passando per Asti.

È anche per questo che Costa si dice convinto che “il centrodestra la vittoria la ottiene nelle province”, mentre il centrosinistra è proprio soprattutto lì (oltre che a Torino) che deve cercare di recuperare voti. Visione speculare che riguarda anche la classe dirigente dei partiti: a fronte di un Torino entrismo che caratterizza da anni il Pd, Forza Italia ha un coordinatore regionale come Gilberto Pichetto che arriva dal Biellese e la Lega un alessandrino come Riccardo Molinari al vertice del partito e alla presidenza del gruppo alla Camera.

Insomma, quello che nel centrosinistra è un problema da risolvere, nel centrodestra pare un ulteriore atout da aggiungere a un percorso – quello verso la riconquista della Regione – che si annuncia in discesa, salvo sorprese. L’ex ministro tornato in Forza Italia dopo la parentesi in Ncd di Angelino Alfano che lasciò dimettendosi dal dicastero per gli Affari Regionali del Governo Gentiloni (dopo essere stato vice guardasigilli nell’esecutivo Renzi) è convinto che grossi impedimenti non ce ne saranno: il centrodestra si presenterà unito agli elettori piemontesi il prossimo anno.

“Dal ‘94 ad oggi Silvio Berlusconi e la Lega hanno attraversato dei momenti difficili, ma alla fine li hanno sempre superati restando uniti. Nel 96, quando sono andati separati, la Lega ha fatto un bel risultato ma al Governo è andato Romano Prodi”. Questo per dire, guardando alla prossima primavera, che “la Lega per vincere ha bisogno di essere in coalizione con una forza moderata, liberale, che non può essere rappresentata che da Forza Italia”.

E il Torinocentrismo diventa un bersaglio per colpire il Pd. Un assaggio il monregalese Costa lo offre giocando in casa: “L’aeroporto di Levaldigi è stato inserito nel dossier olimpico, unica citazione di Cuneo in quel documento. Quando, però, si è trattato di sostenere lo scalo, la Regione governata dal centrosinistra ha fatto non uno, ma dieci passi indietro. Così a farsene carico sono stati degli imprenditori della provincia, dimostrando che quando conviene la provincia di Cuneo per questa Regione c’è, ma quando si tratta di impegnarsi il centrosinistra si tira indietro”.

Torino è caput mundi per il centrosinistra piemontese lo è soprattutto a scapito di altre province: “Basta guardare il Verbano-Cusio-Ossola. A torto o a ragione le posizioni assunte sono legate sempre ai rapporti con Torino” osserva il parlamentare di Forza Italia, riferendosi alla richiesta di referendum per chiedere il passaggio del Vco alla Lombardia. Una tentazione che sembra contagiare anche il Novarese che gravita sempre più oltre Ticino per interessi economici, opportunità professionali, offerte sanitarie e risorse formative.

Appare quindi chiaro che uno dei temi su cui si giocherà la campagna elettorale per la Regione sarà, anche e tutt’altro che in misura residuale, proprio il rapporto tra Torino e le province. Un anticipo lo si avrà all’interno dei partiti: nel Pd in cui da settimane la questione è uno dei punti principali del dibattito, ma anche in Forza Italia.

Quando Costa ricorda come la storia recente attesti l’alternanza non solo politica, ma anche territoriale – dalla torinese democrat Mercedes Bresso al leghista novarese Roberto Cota e, quindi di nuovo al Pd col torinese  Chiamparino – l’immagine dei due probabili contendenti in casa azzurra, la torinese Claudia Porchietto e l’albese Alberto Cirio si palesa nitida. Nei prossimi mesi verrà confermata l’alternanza citata (e auspicata) dall’ex ministro, o tra i tanti schemi che potrebbero cambiare ci sarà anche questo? 

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