BOTTA & RISPOSTA

Bando periferie, scaricabarile

Per Lega e M5s la colpa è di Renzi che ha promesso soldi di cui non poteva disporre. Anche il Pd, distratto, ha votato l'emendamento "incriminato". L'intervento della Corte Costituzionale e il rischio di nuovi ricorsi. Insomma, un pasticcio

“Il Pd di Renzi ha promesso soldi che non poteva spendere”. Il pasticcio del bando periferie con il congelamento di 1,6 miliardi di finanziamenti disposto da un emendamento al decreto Milleproroghe sarebbe il frutto di una sentenza della Corte Costituzionale (la numero 74 del 2018) che sancisce la legittimità di un ricorso del governatore del Veneto Luca Zaia e dichiara parzialmente incostituzionale la legge del 2016 con cui erano stati stanziati i fondi per le periferie. Non è un problema di coperture, ma procedurale giacché visti gli argomenti trattati il governo non si sarebbe dovuto limitare ad agire “sentite” le Regioni, ma era tenuto a procedere “d’intesa” con esse. Per questo, nella versione degli esponenti leghisti e del Movimento 5 stelle, sono state stoppate 96 convenzioni del bando periferie dei governi Renzi e Gentiloni per un valore di 1,6 miliardi. Vengono salvati, invece, tutti i progetti legati alle prime 24 convenzioni (tra cui la Città di Torino) per un valore di 500 milioni complessivi. Certo l’esecutivo avrebbe potuto modificare la legge trovando un’intesa con le Regioni e rendendola quindi incontestabile, come ribadito anche da un pronunciamento del Consiglio di Stato, su richiesta di parere di Palazzo Chigi, ma questo non è avvenuto.

Per contro, un distratto Pd, forse con la testa già al mare, ha votato quell’emendamento che scardina il sistema di finanziamenti a favore delle periferie sostenuto dai suoi ultimi due premier.  E così la Lega ha buon gioco ad attaccare l’opposizione, dichiarando, con il capogruppo e leader del partito in Piemonte Riccardo Molinari, che quelle risorse messe a bilancio negli anni scorsi erano “un’operazione spot del Pd prima delle elezioni. Per rimediare a questa presa in giro abbiamo liberato 2 miliardi di euro (prima bloccati dal Pd con l’assurda austerity imposta dalla legge di bilancio)”.

Molinari si riferisce alla disposizione di un’altra pronuncia che assegna agli enti locali la possibilità di utilizzare i propri avanzi, recepita ora dal Governo, il quale evidentemente ha poi trovato le coperture necessarie proprio bloccando i fondi del bando periferie. Il rischio, a questo punto, è che i comuni si ritrovino a non avere le risorse per realizzare interventi su cui è già stata fatta la progettazione o, in alcuni casi, sono già partiti i lavori. Una situazione che potrebbe provocare anche dei contenziosi con lo stato centrale. Per questo ora gli sherpa dei vari schieramenti sono al lavoro per trovare una mediazione. A indicare un possibile punto di caduta è il presidente dell’Anci Piemonte Alberto Avetta, secondo il quale il governo “potrebbe garantire quantomeno le risorse per tutti quegli interventi ormai avviati, rimandando al 2020 quelli per i quali Comuni, Province e Città Metropolitane sono più indietro”. Una cosa è certa, se questo provvedimento passerà anche alla Camera così com’è in Piemonte sarebbero a rischio interventi per 225 milioni, di cui 93 milioni per la Città Metropolitana di Torino con il progetto Top-Metro e altri 131 nelle restanti province.

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