Il Pd dalla parte del torto

Ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri erano occupati. La frase di Bertolt Brecht in questo tempo di fine estate sembra essere la sintesi della condizione del Partito Democratico. Addirittura qualcuno ha scritto che siamo passati da PdR a PdT e gli sfottò sono continuati ed aumentati dopo i fischi di Genova, al punto che l’idea di cambiare nome è all’ordine del giorno. Possibile che siamo ridotti davvero così? Possibile che questo Pd abbia sempre torto? Oppure, come dice qualcuno, siccome quella cosa la dice il Pd è, per definizione sbagliata?

Niente da fare! Per rispondere a queste domande ci vuole un congresso che si ponga davvero il tema di una riflessione profonda al limite della dichiarazione di fallimento. Comunque un partito ci vuole! Non è stata ancora inventata nessuna altra forma di partecipazione alla politica e alla volontà di candidarsi al governo sia delle città che dello Stato. Allora da dove si riparte? Purtroppo non c’è tecnicamente alternativa nel dichiarare con chi ce l’hai e chi e cosa vuoi difendere. Sono i fondamenti della costituzione di un partito e se non sono chiari e si distinguono dagli altri, diventa difficile affermare la propria offerta di politica.

In sostanza, senza conflitto non c’è partecipazione. Il Pd è apparso ai suoi potenziali elettori come il tentativo di pacificare i vecchi conflitti (poveri contro ricchi) spostando l’attenzione e il conflitto contro le organizzazioni burocratiche, in nome di una efficienza ed efficacia tutta da dimostrare, soprattutto ai più poveri. Oggi i partiti che tirano sono quelli che riescono a spiegare meglio chi è il nemico. La Lega ci spiega che il nemico è l’immigrazione incontrollata, il M5s ci dice che è tutto il mondo prima di loro e che adesso tocca ai cittadini. Hanno ragione? Hanno torto? Agli occhi degli elettori appaiono più vicini alla ragione che al torto. Anzi la somma delle ragioni di Lega e M5s esauriscono tutti i posti lasciando liberi solo quelli del torto. Infatti, la frase “sono gli elettori che ci hanno messo all’opposizione” è la prova di una resa che rischia di portare ad una crisi di prospettiva.

Se il Pd non trova in fretta le ragioni della sua presenza nel conflitto democratico rischia di essere una parentesi nemmeno tanto lunga della storia della Sinistra. A noi sembrava di avere fondato un partito per le sfide del nuovo secolo dove nessuno era più importante del progetto, forse da qui bisogna ripartire, ma non c’è molto tempo! In politica i vuoti si riempiono in fretta.

*Umberto D’Ottavio, ex parlamentare Pd

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