LAVORO & OCCUPAZIONE

Ilva nelle mani di Di Maio (tocchiamo acciaio)

L'Avvocatura dello Stato non rileva impedimenti alla cessione del colosso siderurgico ad ArcelorMittal. L'ultima parola spetta al ministro grillino. Fiato sospeso dei mille lavoratori nei due impianti piemontesi di Novi Ligure e Racconigi

La palla Ilva torna al ministro Luigi Di Maio. Secondo indiscrezioni diffuse dall’agenzia Reuters, infatti, l’Avvocatura dello Stato ritiene che non ci siano vizi tali da richiedere l’annullamento in autotutela della gara per la vendita del gruppo alla cordata guidata da ArcelorMittal, anche se la decisione finale viene rimandata al governo. “L’Avvocatura non ha ritenuto che ci fossero gli estremi per l’annullamento in autotutela e ha rimesso la decisione al governo”, hanno riferito le due fonti.

Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Di Maio, dopo rinviato al 15 settembre la decisione sul dossier, aveva chiesto all’ufficio legale del governo di valutare se la procedura di vendita delle acciaierie, portata avanti dal predecessore Carlo Calenda, contenesse vizi tali da richiedere un annullamento per tutelare gli interessi dello stato. Oggi il Messaggero ha scritto che il parere dell’Avvocatura consegnato ieri al ministero sostiene che nella procedura di vendita c’è stata qualche imperfezione ma si tratterebbe di vizi che non pregiudicano la validità della gara. La decisione per un eventuale annullamento della vendita viene comunque lasciata al governo.

A questo punto, anche per il destino del migliaio di lavoratori dei due stabilimenti dell’acciaieria in PiemonteNovi Ligure (circa 800 dipendenti) e Racconigi (un centinaio di addetti) – si riaprono le speranze.

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