VERSO IL 2019

In Regione l'alternativa è Silvia

In vista delle votazioni online sulla piattaforma Rousseau, anche tra i grillini si apre la discussione sulle candidature. Il gruppo consiliare uscente è compatto su Bertola, ma Appendino intende sparigliare e pare puntare sull'ex parlamentare Chimienti

Mentre a destra e a sinistra impazza il toto-nomi, con in primo piano la telenovela della ricandidatura di Sergio Chiamparino e i dubbi sulla tenuta dell’alleanza tra Forza Italia e Lega, nel Movimento 5 stelle il dibattito attorno alle Regionali del prossimo anno resta ancora sottotraccia. Un osservatore esterno potrebbe addirittura ricavare l’impressione che tutto sia già deciso, in piena armonia all’interno del gruppo pentastellato di Palazzo Lascaris pronto a sostenere, all’unanimità (o quasi) Giorgio Bertola. Una scelta per molti versi all’insegna della continuità per l’ex portaborse di Davide Bono, poi promosso dagli elettori a rango di consigliere. Insomma, l'indicazione dell’aspirante governatore non parrebbe riservare quei patemi d’animo e men che meno quelle guerre fratricide che sono all’ordine del giorno negli altri schieramenti. Una decisione che verrà sancita dalle “Regionarie”, le votazioni online tra gli attivisti sulla piattaforma Rousseau che avverranno in due turni: il primo per selezionare i candidati al parlamentino piemontese su base provinciale e il secondo per designare chi correrà per la presidenza. Un percorso che, nelle intenzioni degli attuali eletti dovrebbe essere poco più di una formalità per Bertola. Del resto, con la prossima uscita di scena di Bono (non può ripresentarsi per la regola dei due mandati e ha annunciato che, quand’anche venisse superata, non sarà della partita) l’unico ad aver dichiarato pubblicamente l’intenzione di candidarsi alla poltrona di governatore è proprio lui, il Bertola “buono” che al contrario dell’omonimo Vittorio, ex capogruppo in Sala Rossa, è sempre rimasto fedele alla linea imposta dalla Casaleggio.

Giochi fatti, quindi in casa Cinquestelle? Mica tanto, perché anche tra i grillini, nelle conversazioni sulle chat e nelle riunioni sul territorio, la discussione inizia a farsi largo, così come i potenziali competitor. Uno, anzi una, in particolare pare destinata a sparigliare se deciderà di cedere alle lusinghe e gettarsi nell’agone. Si tratta dell’ex deputata Silvia Chimienti: donna, giovane (ha 32 anni), particolarmente apprezzata dalla base e, a quanto risulta allo Spiffero, sostenuta da uno sponsor d’eccellenza, nientemeno che Chiara Appendino.

La sindaca è certa che sia proprio la Chimienti colei che potrebbe davvero contendere la poltrona di presidente della Regione ai campioni di destra e sinistra. Le due sono praticamente coetanee e Chiara già vede all’orizzonte, per Silvia, una operazione per molti versi parallela a quella che l’ha portata al vertice di Palazzo Civico. Tra le due c’è una solida amicizia e pure una comune “visione del mondo”. Pochi giorni prima della felpata polemica di Chiara contro la “politica degli slogan” evidentemente riferita a Matteo Salvini, la Chimienti sui social ha definito il leader della Lega “il nulla travestito da mostro”. Il tutto nel totale silenzio di Bono, Bertola & C. Divergenze politiche, certo, ma anche uno sgambetto nei confronti di un gruppo, quello regionale, che in molte occasioni (dalle Olimpiadi alla Città della Salute) ha preso le distanze dalla giunta Appendino.

A Torino c’è un pezzo significativo della base grillina che già mal digerisce la convivenza forzata a Roma con la Lega, figuriamoci una riedizione del contratto di governo in salsa piemontese. Ed è proprio di questo malessere che prova a farsi interprete la prima cittadina, che all’interno della sua stessa maggioranza è circondata da consiglieri di estrazione “progressista”, quando non addirittura “movimentista”. Uomini e donne che in gran parte sono entrati nel Movimento dalla porta sinistra e che masticano amaro a leggere sui social gli “slogan” o meglio i proclami del Capitano.

Silvia Chimienti è stata a Montecitorio per cinque anni nella passata legislatura, dimostrando un alto tasso di lealtà e affidabilità, ma allo stesso tempo anche di autonomia, come dimostrano i quasi cento voti espressi in dissenso dalle indicazioni del proprio gruppo parlamentare. Laureata in Filologia e Letterature dell’Antichità è una insegnante che dai banchi del parlamento si è caratterizzata per una dura e argomentata opposizione alla Buona Scuola di Renzi. Nel dicembre dello scorso anno destò una certa sorpresa il suo annuncio via social in cui comunicava (caso più unico che raro) di non volersi ricandidare, nonostante le regole del non statuto le concedessero la possibilità di un altro giro. “È stata una bella esperienza, ma per me finisce qui” furono le sue parole. Nessuna polemica, anzi ai colleghi riservò un “in bocca al lupo. Tenete fede ai nostri principi, combattete per un Paese migliore”, questo il suo ultimo monito. A lei, secondo voci ben informate di Palazzo Civico, la Appendino aveva già pensato quando sembrava imminente un rimpasto in giunta per prendere il posto dell’assessora all’Istruzione Federica Patti. Ma poi tutto sfumò. Ora per la Chimienti potrebbe esserci una nuova occasione. Per Appendino la possibilità di poter contare in Regione se non su una presidente “amica” almeno su una opposizione efficace.

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