ALTA TENSIONE

“Stop all'opera e via i vertici”, ultimatum No Tav al Governo

In una lettera aperta il movimento chiede atti concreti che sospendano i lavori. E invita a mettere velocemente alla porta Virano e Foietta. Nel mirino il ministro grillino Toninelli: “Che fa mentre attende l’analisi costi-benefici?” - DOCUMENTO

Il Movimento No Tav della Valsusa è in fibrillazione: le speranze riposte nel “Governo del cambiamento” si sono presto affievolite e la delusione mista a sconforto si fa sempre più largo tra i capi. Prima, in piena estate, lo sfogo “riservato” di uno dei leader storici Alberto Perino (“In che mani ci siamo messi”), poi i summit segreti (smentiti, ma avvenuti in più occasioni) per cercare di dare lo sprone soprattutto a quella forza politica, i Cinquestelle, che tanto consenso hanno raccolto in valle proprio in nome della contrarietà alla Torino-Lione. Appelli caduti finora nel vuoto. Ora ci provano diffondendo una lettera aperta nella quale «l’insieme dei cittadini e delle organizzazioni che costituiscono il Movimento NoTav che da trent’anni si oppongono alla realizzazione della “grande opera” in Val di Susa» rivolge una serie di domande «con riferimento allo stato attuale dei lavori ed ai concreti rischi che questi procedano sotto traccia nelle more dell’analisi governativa in corso. Per quale motivo il Governo non emana un atto che sospenda l’efficacia delle delibera che di fatto danno il via libera ai lavori in territorio italiano della tratta internazionale?».

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Nella missiva gli autori premono in particolare sul ministro grillino Danilo Toninelli: «Perché il Ministero delle Infrastrutture non blocca il recente progetto esecutivo dei nuovi svincoli dell’autostrada A32 in corrispondenza del Cantiere Tav di Chiomonte, pur sapendo che si tratta dell’atto propedeutico indispensabile all’installazione del più vasto cantiere (estensione nel territorio comunale di Giaglione) per iniziare lo scavo italiano del tunnel di base?». Non si è accorto «codesto Governo come nei territori interessati si stia tuttora osservando il compiersi di azioni propedeutiche volte a realizzare comunque il Tav Torino-Lione, nonostante sia formalmente in corso la pausa di riflessione per rivalutare l’opera; risulta più che evidente che solo concreti provvedimenti governativi di carattere amministrativo possono evitare fatti compiuti che rappresentino passi irreversibili verso la costruzione della linea». Tra le richieste di natura politica c’è pure quella di abolire lo status di “sito di interesse strategico nazionale” per l’area di Chiomonte che, a detta dei contestatori, avrebbe trasformato il cantiere in una zona soggetta a “regime militare”, situazione in realtà dovuta alle aggressioni a lavoratori e forze dell’ordine e alla guerriglia scatenata in questi anni.

A corollario di tutte le azioni indispensabili a bloccare i lavorio, si sottolinea la necessità di sostituire l’attuale Direttore generale di Telt, Mario Virano ed i consiglieri di amministrazione di parte italiana, nonché il Commissario straordinario per la Torino-Lione, Paolo Foietta. Insomma, esattamente quanto è emerso dal vertice “clandestino” di sabato scorso.