CINQUE CERCHI

Bye bye Olimpiadi per Torino,  Cortina e Milano vanno avanti

Salta il "tridente". Il sottosegretario Giorgetti: "La proposta non ha il nostro sostegno ed è morta qui". Rimpallo delle responsabilità: Appendino resta col cerino in mano dopo la lettera inviata al governo. Veneto e Lombardia pronte a proseguire insieme

“Il governo non ritiene che una candidatura fatta così possa avere ulteriore corso. Questa proposta non ha il sostegno del governo e come tale è morta qui”. Sembra non lasciare spazio ad altre vie d'uscita la dichiarazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti sul tridente italiano forgiato per ospitare le Olimpiadi invernali del 2026. Come era previsto l'esecutivo ha deciso di prendere atto della mancanza di condizioni per proseguire almeno a queste condizioni. A prima vista a far saltare l'alleanza sembrerebbe essere stato l’aut aut di Milano che ha posto come condizione imprescindibile il riconoscimento del suo ruolo di capofila, a partire dal brand dove il nome del capoluogo lombardo, secondo il sindaco Giuseppe Sala, doveva essere il primo. Una richiesta cui si erano opposti sia Chiara Appendino sia Sergio Chiamparino. Mai fermarsi però alle apparenze, giacché lo sviluppo della vicenda, già negli immediati minuti successivi alle dichiarazioni in Senato del sottosegretario, pare apra nuovi scenari, al punto da adombrare il "sospetto" che la corda si sia stretta attorno al collo della sindaca Appendino.

QUI IL VIDEO CON L'INTERVENTO DI GIORGETTI IN SENATO

Pochi minuti dopo l’annuncio di Giorgetti interviene, con un tempismo davvero strano, il governatore del Veneto Luca Zaia che lancia l’ipotesi, decaduto per il momento il tridente, di una “falange macedone con la Lombardia”. “Prendo atto - dice Zaia - del gran lavoro che ha fatto Giorgetti e lo ringrazio perché ci ha messo l’anima. Le lettere dei colleghi? Le ho viste, ma mi fermo qui”. Il governatore veneto aggiunge: “Questa esperienza non va buttata via: ci sono due dossier e credo che basti fare, e vada fatto, un semplice collage, in un contesto internazionale in cui ci sono altre tre candidature e dove spero che ci sarà anche l'Italia con Cortina e Milano”. Proposta che trova l'immediata convergenza del collega lombardo Attilio Fontana e del primo cittadino della Madunina. Giorgetti meno di un'ora dopo resuscita la candidatura, appena data per morta: “Se Lombardia e Veneto vogliono andare insieme, se ne faranno carico loro anche in termini di oneri. In caso di candidatura tridente il Governo avrebbe messo le garanzie, in questo caso non ci saranno ma dovranno fornirle loro. Se poi anche Torino volesse... deciderà il Coni”.

Insomma, la porta resta socchiusa. Ora è Appendino a ritrovarsi col cerino in mano: se Cortina e Milano proseguiranno da sole sarà chiaro che a sfilarsi è stata lei, in caso contrario dovrà accettare le condizioni poste da Coni e Governo che in questa partita non sembrano voler in nessun modo aiutare Torino. Del resto era stata proprio la sindaca grillina tre giorni fa, rispondendo alla bozza di protocollo d’intenti a chiudere al tridente. La sindaca voleva più garanzie sulla gestione da parte del governo della candidatura e, soprattutto, sui fondi che deve garantire lo Stato per non gravare sulle casse degli enti locali. Rassicurazioni che nel protocollo inviato da Giorgetti non erano arrivate. Nel testo, inoltre, non solo non si escludeva la presenza di una città capofila (come chiesto dai vertici politici di Piemonte e Comune di Torino), ma nemmeno veniva riformulata la ripartizione delle sedi di gara che nell’ipotesi avanzata dal Coni penalizzava proprio il capoluogo subalpino e le sue valli. Appendino s'era impuntata ma ora rischia di rimanere esclusa.

È lo stesso Malagò a ripercorrere le tappe che hanno portato all’epilogo odierno: “È arrivata una prima lettera del sindaco di Cortina dove aderiva in pieno al progetto, una seconda lettera del sindaco Sala dove sostanzialmente poneva solamente due condizioni poi è arrivata la lettera del sindaco Appendino, che legittimamente ha fatto presente che non era cambiato nulla rispetto alla situazione iniziale. Quindi restava valida la delibera del Consiglio comunale per cui la candidatura di Torinoe del Piemonte doveva essere autonoma. È una sua scelta assolutamente legittima e il governo ne ha preso atto ritenendo che non c’era più la disponibilità per portare avanti il tridente”. Malagò ha spiegato di aver chiamato Appendino “con la quale ho un ottimo rapporto personale. Le ho detto se loro erano disponibili ad una candidatura unica mi ha risposto che senza il governo non erano disponibili, ora non so se la Lombardia ed il Veneto lo vogliono o lo possono fare”.