CINQUE CERCHI

Appendino, slalom in Sala Rossa

La sindaca parla ormai solo più via social, presa in ostaggio dalla sua maggioranza e fuori dai Giochi del 2026. Rifiuta la richiesta di comunicazioni in aula del Pd e chiede (fuori tempo massimo) al governo una valutazione sul dossier di Torino

Da giorni ormai fa lo slalom per evitare ogni telefonata o domanda potenzialmente imbarazzante. Ora Chiara Appendino si sottrae anche al possibile fuoco delle opposizioni in Sala Rossa sulla candidatura (sfumata) di Torino ai Giochi invernali del 2026. È stata respinta durante la consueta riunione dei capigruppo la richiesta di comunicazioni avanzata dal Partito democratico: “Il Movimento 5 stelle ci ha risposto che quello che aveva da dire la sindaca lo aveva già postato sulla sua pagina facebook” commenta amaro il numero uno dem Stefano Lo Russo.

Difficile, tuttavia, che anche senza un dibattito in aula la prima cittadina riuscirà a evitare facilmente la pioggia di polemiche che già da qualche giorno ha iniziato a caderle sulla testa. Dalle imprese ai commercianti, dalle opposizioni ai sindaci montani che, confidando in lei, avevano inseguito (e finanziato) la corsa alla candidatura olimpica. Appendino, ancora una volta, resta ostaggio di un pezzo della sua maggioranza: cinque consiglieri che dopo mille trattative per riuscire a mandare il dossier al Coni hanno posto il veto sul tridente olimpico con Milano e Cortina e a poco è servito il tentativo di uscire dall’angolo quando – fuori tempo massimo – ha chiesto al governo di valutare la sola candidatura di Torino e delle sue montagne. Un dossier ormai superato da almeno un paio di mesi con il lancio del tridente.

A tentare di mettere una pezza, questa mattina, ci ha pensato da par suo il ministro Danilo Toninelli, a Torino per inaugurare il restyling di via Monferrato: “So che sulle Olimpiadi la Lega fa ragionamenti diversi. Appena sarà utile, faremo un giusto Consiglio dei ministri e troveremo come in tutte le questioni una soluzione condivisa”. Appunto, come in tutte le questioni. E poi aggiunge: “Rimango personalmente dell’idea che quella di Torino sia la scelta migliore da tutti i punti di vista, soprattutto da quello della convenienza economica e strutturale vista l’esperienza passata, e che l'idea di tre città sia quantomeno caotica e difficilmente percorribile perché è anche la più costosa”.

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