LE REGOLE DEL GIOCO

Legge elettorale della discordia, "Fuori dalle liste Pd chi si oppone"

Il parlamentare ossolano Borghi per il pugno di ferro: "Il partito non ricandidi i consiglieri contrari alla proposta di Chiamparino". In gioco preferenza di genere e rappresentanza delle piccole province. Ma Bona di Forza Italia chiude la porta: "Tempo scaduto"

Il Pd non ricandidi chi si mette di traverso alla modifica della legge elettorale. A chiedere un atto di “chiarezza”, sgombrando il campo dalle resistenze, spesso sotterranee, che in questi mesi hanno impedito la riforma del sistema di elezione del Consiglio regionale è Enrico Borghi. Il parlamentare ossolano, espressione di quella provincia che attraverso un referendum alcuni vorrebbero diventasse lombarda, fa sue le sollecitazioni di Sergio Chiamparino e, proprio a fianco del governatore a Borgosesia nel corso di un dibattito con il partito locale, rincara la posizione: “Chiamparino ha indicato la strada: abolizione del listino e doppia preferenza di genere. Ora andiamo avanti. E il Pd piemontese dica con chiarezza che i consiglieri regionali che ostacoleranno questa soluzione non troveranno spazio nelle liste a maggio. La differenza tra un partito e una simpatica accolita di liberi pensatori è anche questa”.

L’appello del governatore ad assicurare una rappresentanza nell’emiciclo di Palazzo Lascaris a ogni provincia, lanciato ieri a Verbania, ha riaperto i giochi di una partita, quella della riforma della legge elettorale del Piemonte, che molti, a partire dal Pd, speravano definitivamente chiusa. Scongiurato l’incidente “diplomatico” – Chiamparino ha rettificato una ricostruzione giornalistica del suo intervento, smentendo di aver mai pronunciato la frase “A volte mi vergogno del Consiglio regionale” – il tema è nuovamente iscritto all’ordine del giorno dell’assemblea di via Alfieri. “Personalmente ho provveduto prima a consultare tutti gruppi poi a guidare un tavolo tecnico, senza raggiungere l’accordo necessario a cambiare le regole del gioco – spiega il presidente del Consiglio Nino Boeti –. Da mercoledì inizia il confronto in Commissione, dove mi auguro si possa raggiungere l’obiettivo indicato da Chiamparino, la rappresentanza di tutti i territori, oltre che l’introduzione della doppia preferenza di genere. Lì si comprenderanno intenzioni e volontà di tutti i gruppi”.

Un fronte, quello favorevole al mantenimento dello status quo, particolarmente nutrito e agguerrito, pur motivato da differenti ragioni e tornaconti elettorali. In tal senso va letta, ad esempio la dichiarazione del consigliere di Forza Italia Luca Bona: “Giace insabbiata da anni la proposta di riforma a prima firma del senatore ed ex nostro capogruppo in Regione Gilberto Pichetto. Una legge che proprio il Partito democratico non ha voluto mettere in discussione fino ad oggi e che garantisce maggiormente le province come il Vco, il Novarese e il Biellese. La maggioranza evidentemente non ha ritenuto di apportare quelle modifiche allora che, caso strano, vuole fare a pochi mesi dalle elezioni. Le leggi elettorali non si cambiano a ridosso degli appuntamenti elettorali, altrimenti si rischia di scriverle per favorire se stessi, Chiamparino doveva pensarci prima”.

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