VERSO IL 2019

Salvate il soldato Reschigna

Ha retto quasi da solo il peso dell'amministrazione regionale e ora, con tre legislature sul groppone, secondo le regole del Pd non può più ricandidarsi. Ma Chiamparino punta i piedi e così offrirà un'altra chance pure a Boeti e Pentenero. Ecco come

C’era voluto davvero poco tempo a Sergio Chiamparino, appena passato da sindaco a presidente della Regione (col breve intermezzo alla Compagnia di San Paolo) per capire di aver trovato in Aldo Reschigna quel fidato e operosissimo braccio destro che a Palazzo di Città aveva avuto in Tom Dealessandri. Il migliore, come lo hanno sempre definito dai banchi delle minoranze senza riferimenti togliattiani, ma paragonandolo agli altri della squadra del Chiampa, l’ex capogruppo del Pd a Palazzo Lascaris e già sindaco di Verbania ha macinato conti e snack, cifre e bibite gassate lasciando cestini spesso strapieni, ma riuscendo a mettere ordine in bilanci di una Regione sull’orlo della bancarotta. Anzi “tecnicamente fallita” come constatò nella precedente legislatura Paolo Monferino, il manager prestato (dalla Fiat) alla politica.

Qualità per cui è stato facile perdonargli anche i calzini bianchi e corti che agli inizi basirono più di un’impiegata trendy fashion o quell’approccio più ragionieristico che filosofico, carente di visione politica, tipico di chi ha amministrato più che teorizzato. Del resto se devi salvare la baracca servono a poco i voli pindarici, occorre determinazione e concretezza. Un tratto che Reschigna, comunista cresciuto in una famiglia (demo)cristiana – il padre, recentemente scomparso, storico fabbriciere delle parrocchie di Santo Stefano e Madonna di Campagna, volontario della San Vincenzo di Pallanza, caporeparto alla Montefibre – porta con orgoglio. Ma, soprattutto, doti che oggi spingono Chiamparino a tentare di salvare il soldato Aldo.

In via Alfieri dal 2005, l’attuale assessore al Bilancio nonché vicepresidente ha raggiunto il limite massimo di legislature fissato dal partito e, in sovrappiù, è sempre stato eletto in quella provincia, il Verbano-Cusio-Ossola, che semmai il referendum dovesse dar ragione ai suoi promotori, finirebbe in Lombardia. Si vinca o, come molti nel Pd realisticamente temono, si perda l’attuale governatore non muta l’idea confessata a più d’uno dei suoi: Aldo deve tornare in Regione.

Nel caso la legge elettorale resti quella che è il sistema più semplice sarebbe mettere l’attuale numero due nel listino, ma vista la non improbabile sconfitta l’ipotesi non regge. E, comunque, servirebbe sempre la deroga da parte della Direzione regionale, che nella riunione di venerdì come già si è detto nei giorni scorsi dovrà incominciare ad affrontare la questione. Che non riguarda solo Reschigna.

Pronti a un altro giro ci sono il presidente del Consiglio regionale Nino Boeti e l’assessore al Lavoro Gianna Pentenero, mentre la quarta over tre legislature, ovvero Angela Motta sembra intenzionata a passare la mano all’attuale titolare dell’Agricoltura Giorgio Ferrero, a meno forse di una modifica del sistema che apra alla doppia preferenza di genere.

La decisa intenzione di Chiamparino di ricandidare il suo vice potrà agevolare il superamento di ostacoli facilmente posti, grazie ai vincoli dello statuto, da parte di chi vede in questi veterani dei concorrenti in grado di sbarrare la strada a tanti pretendenti? Perché, al netto delle simpatie e appartenenze correntizie, sia Boeti sia Pentenero vengono considerate macchine da voti, capaci di asfaltare le ambizioni di giovani e meno giovani. Inoltre, con la carestia di consensio attuale, il centrosinistra può permettersi il lusso, in nome del rinnovamento, di privarsi del contributo di politici in grado di pescare preferenze personali ben oltre il perimetro della coalizione?

Un percorso alternativo ci sarebbe pure e passerebbe per liste amiche, dove i limiti imposti del Pd cadrebbero. Guardare all’alleato storico, ovvero ai Moderati di Mimmo Portas come ormai pare abbia fatto l’ex parlamentare Antonio Boccuzzi, presuppone un cambio di casacca sia pure rimanendo sullo stesso fronte. Meno politicamente complicato, forse, ricorrere a una delle formazioni civiche o del presidente (da non confondere con il listino) che nasceranno e a cui i veterani potrebbero apportare valore aggiunto, oltre che trovarvi la soluzione al loro problema.

Tutte soluzioni che, comunque, non possono eludere la questione cruciale: prendere i voti, quelle preferenze che nel sistema elettorale per la Regione rendono se non vani assai poco utili antichi stratagemmi come la prima posizione in lista.

I tempi in cui quello era un messaggio chiaro agli elettori sono ormai consegnati alla storia e tutto si gioca su terreni diversi. Quello della provincia più a nord del Piemonte, con un piede pronto a passare il confine lombardo, è tra i più ostici visto il rischio di non avere una rappresentanza in consiglio regionale e, per il Pd con l’aria che tira, di non eleggere neppure l’eventuale consigliere del territorio.

Insomma, salvare il soldato Aldo, alpino come lui, per Chiamparino è quasi una mission impossible.  

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