TORINO CITTA' FUTURA

Ex-Westinghouse, questione di strategia

Ancora incerta la destinazione dell'area. L'occasione per dotare il capoluogo di un moderno centro congressi. Il presidente di Federalberghi Comoletti: "Con un progetto adeguato potremmo essere competitivi sul mercato internazionale"

Dopo in via libera ad Esselunga per la realizzazione dell’ennesimo supermercato nel centro della città, pare sia iniziata la corsa ad accaparrarsi gli spazi previsti dalla concessione nell’area ex-Westinghouse. Disattendendo allegramente gli accordi tra Caprotti e la precedente amministrazione Fassino, che subordinavano la costruzione del supermercato alla realizzazione di un centro congressi con le caratteristiche richieste dagli operatori del settore, parrebbe che il Politecnico intenda trattare direttamente con Esselunga l’acquisizione di spazi funzionali all’ateneo, con l’appoggio del vicesindaco Montanari, da sempre contrario all’opera.

Se così fosse, al tanto sognato centro congressi rimarrebbero poche briciole e, soprattutto, verrebbero a mancare gli spazi e i servizi essenziali per ospitare i grandi eventi internazionali. Abbiamo chiesto il parere sulla vicenda al presidente di Federalberghi Piemonte, Alessandro Comoletti.

Comoletti, sembrava fatta… invece?
“Non sono a conoscenza dei rapporti o accordi tra Comune, Esselunga e Politecnico. Quello che so è che a Torino, per il rilancio di un turismo congressuale degno di nota, servirebbe un Centro Congressi che possa competere con i più grandi e migliori Centri Congressi al mondo. Il progetto che più ci ha convinto finora è quello di The Hub, svolto in collaborazione con il Politecnico, perché corrispondente a determinate caratteristiche, le minime necessarie per essere competitivi nei mercati mondiali di organizzazione di congressi. Soluzioni di portata inferiore non sarebbero sufficienti a renderci competitivi.”

I numeri dicono che nell’ultimo decennio il turismo è cresciuto, non siete ancora soddisfatti?
“I numeri vanno letti e interpretati in profondità. È vero che sono aumentate le presenze turistiche. È vero anche che nell’ultimo decennio in provincia di Torino i posti letto disponibili sono aumentati di 5 mila unità, molti alberghi sono stati riqualificati e riposizionati in categorie superiori. Questo ha provocato investimenti complessivi per oltre 70 milioni di euro. Inoltre, il RevPAR, l’indice internazionale che misura la redditività degli alberghi, si attesta in media a 74 euro; ben inferiore a quello di altre città come Milano (118 euro), Firenze (138 euro), Dublino (122 euro), Amsterdam (159 euro), Berlino (111 euro) e alla stessa media europea (113 euro). Di sicuro il turismo non è aumentato come avrebbe potuto se la città avesse deciso di investire da tempo dotandosi di una struttura competitiva. Ciò che attualmente rappresenta l’offerta congressuale non è adeguato alle richieste internazionali per i grandi eventi. E i grandi congressi funzionano da traino per lo sviluppo della città.”

Perché sono così importanti i congressi per la città?
“Il mercato congressuale è un mercato ricco.  Non più del 27% della spesa di ogni singolo congressista ricade nel mondo alberghiero; la quota maggiore, il 73%, viene distribuito trasversalmente in molteplici settori del commercio e dei servizi”.

Si direbbe una questione di strategia. C’è chi ritiene che la città debba potenziare la propria vocazione di incubatore di idee e laboratorio culturale, coltivando giovani menti provenienti da tutto il mondo e investendo sulle future generazioni. C’è chi, invece, vede la Torino del futuro come una destinazione congressuale, in grado di competere con città come Barcellona o Berlino, capace di creare immediate opportunità di lavoro per i residenti e distribuire ricchezza a tutto l’indotto delle imprese e delle professioni. C’è, infine, chi si chiede perché le due visioni, in fondo in fondo, siano così incompatibili.

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