CORPI INTERMEDI

Cgil, Landini divide il Piemonte

Si mette in moto la macchina congressuale. Il sindacato regionale è diviso tra i seguaci dell'ex leader della Fiom e "l'amico di Bersani" Colla. Categorie e confederazioni alla conta. Sullo sfondo il nodo dei rapporti con i Cinquestelle

I suoi detrattori lo chiamano il sindacalista da talk show, ben sapendo tuttavia che quella sua visibilità, ottenuta negli anni in cui guidava la Fiom è stata pure la sua forza. Maurizio Landini è in campo per la successione di Susanna Camusso al vertice della Cgil e il Piemonte, di fronte al duello con il piacentino Vincenzo Colla è diviso. Metalmeccanici con il loro vecchio leader e Pensionati con Colla, la presidente della Camera del Lavoro di Torino Enrica Valfrè è schierata con Landini, il segretario piemontese della confederazione Pier Massimo Pozzi sostiene invece il suo ex collega dell’Emilia Romagna. E così via, province e organizzazioni già da settimane discutono e si lacerano su una scelta che rappresenta un bivio: da una parte l’ala più movimentista e pronta addirittura a dialogare con il Movimento 5 stelle su reddito di cittadinanza e misure per il lavoro stabile, e una più tradizionale, che continua a considerare il Pd come principale interlocutore.

A lanciare Landini in vista del congresso di Bari, in programma dal 22 al 25 gennaio, è la stessa Camusso, numero uno uscente, nel disperato tentativo di orientare la sua successione, dopo otto anni controversi in cui il primo sindacato italiano si trova oggi in difficoltà a delineare una leadership unitaria. Per marcare lapropria posizione, Colla nei giorni scorsi ha imbastito una polemica via social sulla presenza del ministro Paolo Savona alle Giornate del lavoro, organizzate dalla Cgil a Lecce: un modo chiaro per prendere le distanze da chi, in corso Italia, dopo aver combattuto il governo Pd, ora si mostra dialogante con quello gialloverde.

In questo scenario è particolarmente complesso disegnare  la geografia della Cgil piemontese, anche perché tanti dirigenti rimangono abbottonati sperando fino alla fine in una proposta unitaria che eviti di spaccare in due il sindacato. Il 5 ottobre si sono conclusi i congressi di base e dalla prossima settimana inizieranno quelli provinciali, mentre il 25 ottobre, partiranno le assise di categoria in cui quasi tutti i segretari dovrebbero essere confermati, poiché non ancora in scadenza. Poche le eccezioni, tra cui la Filcams, la categoria di Commercio e Turismo, e la Fiom di Torino dove Federico Bellono, per oltre otto anni alla guida della segreteria provinciale. passerà il testimone, molto probabilmente, a Edi Lazzi, attuale responsabile della struttura di Collegno.

Un mese fa la Camusso ha fatto una ricognizione tra i segretari delle Camere del lavoro cercando di carpirne orientamenti e propensioni: dopo aver bruciato la napoletana Serena Sorrentino ha scelto il suo (ex?) rivale storico, Landini appunto, piuttosto che affidare l’organizzazione a chi è considerato per storia e origini geografiche “l’amico di Bersani”.

Il peso del Piemonte negli equilibri del congresso di Bari sarà piuttosto marginale. Sui 5 milioni 200 mila iscritti alla Cgil, solo 350mila sono piemontesi. La metà – su base nazionale come al livello regionale – sono i Pensionati dello Spi che tuttavia, secondo quanto previsto dal regolamento interno per ridimensionarne il peso, hanno una rappresentanza del 25 per cento in assemblea generale.

A sentire chi conosce bene ogni anfratto di via Pedrotti, quartier generale della Cgil piemontese, “al momento prevale un modesto orientamento per Landini” anche se in molti storcono il naso quando l’argomentazione principale è che “lui sa stare in tv”. Uomini di grande oratoria i leader dei metalmeccanici, ma poco concreti: da Landini a Giorgio Airaudo, l'ex parlamentare che dopo essersi visto il portone di Palazzo Madama sbattuto sul grugno è tornato alle origini, negli uffici della Fiom di Torino. 

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