VERSO IL 2019

Il centrosinistra moltiplica le liste

Al di là delle divisioni nazionali in Piemonte LeU si mostra compatta: Grimaldi non ha sottoscritto il documento di Grasso. L'ex Sel Cerutti potrebbe dar vita a una formazione di sinistra-centro. Monviso e Moderati si dividono il voto centrista

Più che a un bivio, la sinistra, sembra a un crocicchio. Così anche l’immagine della scissione dell’atomo con cui per lungo tempo erano stati rappresentati i travagli e le diaspore del fu Ncd di Angelino Alfano, erede del lascito di antiche memorie in metafora come i congressi liberali convocati in una cabina telefonica, appare addirittura meno irriverente, ma non meno efficace, guardando a quel che succede in LeU.

Liberi di prendere strade diverse, perché forse un po’ meno uguali rispetto ai propositi iniziali, gli ex piddini di Articolo Uno-Mdp e l’ala originata da Sel prima e Sinistra Italiana poi, sono a uno dei tanti crocevia di cui è costellata, storicamente, la mappa della sinistra. Strade che incroceranno quella verso il voto europeo, ma nel caso del Piemonte anche quello regionale, e per nulla in discesa per il centrosinistra che, proprio nell’ultima regione ancora conservata, sembra destinato a vedere moltiplicarsi liste: sia sul fianco sinistro del Pd, sia su quello destro. Con il dubbio che il miracolo riesca solo a metà, non essendo per nulla scontata anche la moltiplicazione dei voti.

Certo, se anche in Piemonte prevalesse la linea indicata da Nicola Fratoianni e dallo stesso Pietro Grasso allora le cose si complicherebbero, e non poco. Una linea che ha come obiettivo la costruzione di un soggetto alternativo al Pd e allo stesso gruppo del Partito socialista europeo, aprendo all’alleanza con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e a Rifondazione, con un no secco ad alleanze con il partito democratico alle amministrative

I segnali che si colgono, soprattutto dopo l’assemblea che un pezzo di LeU, presente l’ex presidente del Senato, ha tenuto venerdì scorso a Sesto San Giovanni sembrano escludere in Piemonte questa eventualità. Non pare casuale il fatto che il consigliere regionale di Marco Grimaldi, che insieme agli ex Pd Valter Ottria e Silvana Accossato, forma il gruppo di LeU a Palazzo Lascaris non abbia sottoscritto il documento elaborato al termine dell’incontro lombardo. Insomma è l’altra tesi, quella dei bersaniani (cui appartiene storicamente il capogruppo alla Camera Federico Fornaro) a connotare, con ogni probabilità, la linea piuttosto compatta che LeU terrà per quanto riguarda le amministrative: distinti dal Pd e fautori di un allargamento del Pse ad altre formazioni come Podemos in Europa. Un partito autonomo con l’obiettivo di ricostruire in Italia le condizioni per un campo progressista in grado ridiventare di nuovo competitivo per guida del Paese. E nessuna preclusione ad alleanze alle amministrative.

Il ragionamento che si fa in questa parte di Liberi e Uguali è sostanzialmente questo: il Pd fa il suo congresso, ma non possiamo essere indifferenti rispetto agli esiti: se vince il renzismo è un conto, ma al contempo se prevalesse chi lo mette in discussione,  questo – è la tesi dei bersaniani – non vuole affatto dire che siamo pronti a tornare nel Pd. Sul punto Roberto Speranza ha accusato Grasso di alimentare “una cultura del sospetto attorno a un fantasioso ritorno nel Pd a cui nessuno di noi pensa”.

Pensa, invece, a una sua formazione da tradurre in lista per le regionali dell’anno prossimo chi in Sel è stata eletta a Palazzo Lascaris (per poi passare ad occuparsi di Politiche giovanili, immigrazione e altre tematiche in ambito sociale nella giunta di Sergio Chiamparino) come Monica Cerutti. L’assessora (titolo sulla cui declinazione femminile non deroga) ha partecipato alla discesa in campo per la segreteria del Pd di Nicola Zingaretti, è salita sul palco di Piazza Grande dov’è intervenuta “per dare il contributo di Futura”,ovvero di quel contenitore costruito sulle ceneri di Campo Progressista dopo l’abbandono di Giuliano Pisapia. S’è pure beccata la battuta di chi, dopo averla vista alla kermesse del governatore del Lazio, le ha chiesto: “allora quando ti iscrivi al Pd?”. Di certo, lei ripete che mai aderirà a LeU, “un progetto di poco respiro”. Sull’idea di ripresentarsi alle regionali, ma con una sua formazione dice: “Sto verificando le condizioni, ma anche raccogliendo parecchio interesse. Ovviamente se si farà sarà perché c’è un’esigenza chiara nel territorio, nella rete degli amministratori locali, delle persone di sinistra che sentono la necessità di una rappresentanza, senza veti o altri condizionamenti”.

Mentre resta da scoprire se la linea Grasso, “scopertosi giovane Lenin” come causticamente osservava un fedelissimo di Bersani, potrà avere qualche seguito e qualche conseguenza in Piemonte, anche alla destra del Pd, nell’area più prossima al centro. Sull’onda di Federico Pizzarotti e del suo progetto Italia in Comune, la lista del Monviso – baluardo iperchiampariniano nel 2014 – si muove: Monviso in Movimento è, infatti, il nome dell’iniziativa promossa dall’assessore alla Montagna Alberto Valmaggia, con l’obiettivo di “unire sul territorio le liste e i movimenti civici di centrosinistra che già esistono a livello locale e stanno lavorando in questa direzione, in un cammino da attuare soprattutto per la tornata delle regionali”.

Una rete civica che si piazzerà sul fianco destro del Pd, dove c’è un’altra storica formazione alleata, quella dei Moderati di Giacomo Portas, anfitrione nella sua sede torinese della (ri)discesa in campo di Chiamparino, la cui candidatura ha avuto fin dall’inizio proprio in Portas il più acceso sostenitore. A destra come a sinistra del Pd, dunque, si moltiplicano le liste. Ma il miracolo sarà nel farlo con i voti.

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