LA SACRA RUOTA

Fca fa i conti dopo Marchionne

Oggi a Londra prima trimestrale dell'era Manley. Domani al Ministero del lavoro incontro sull'auto. Quanti dei 6,2 miliardi incassati dalla vendita della Marelli verranno investiti nel rilancio di Mirafiori? A fine novembre tavoli separati con azienda e sindacati

I conti del terzo trimestre di Fca, primo periodo interamente sotto la guida del nuovo amministratore delegato Mike Manley, sono oggi sul tavolo del consiglio di amministrazione convocato a Londra. Occhi puntati soprattutto sull’utile netto e sull’ebit: gli analisti si attendono una prova di forza dopo la cocente delusione del trimestre precedente che comportò il crollo del 15% del titolo il 25 luglio, stesso giorno della scomparsa di Sergio Marchionne. L’ex mago della Jeep è alle prese con un mercato auto in rallentamento sia in Europa sia oltreoceano, dove i due marchi di punta del gruppo nell’area Nafta sono in forte posizione competitiva considerando l’ancora forte domanda negli Usa di pick-up. Si guarda soprattutto all’evoluzione in Asia con il dimezzamento dei ricavi di Maserati, dovuto al calo delle consegne in oriente, che è stata la vera doccia fredda dei conti del secondo trimestre. Di certo in ottica futura la Cina rappresenta per Fca la sfida più grande con la necessità di un riposizionamento del marchio Jeep nel paese asiatico.

Domani la situazione del settore auto in Italia sarà al centro di un incontro con i sindacati convocato dal Ministero del Lavoro. I dati del trimestre ancora non tengono dell’uscita dal gruppo della Magneti Marelli, ceduta una settimana fa alla giapponese Calsonic Kansei. È la prima operazione conclusa da Manley che, con il presidente John Elkann, ha raggiunto un accordo importante per lo sviluppo futuro dell’azienda, vero gioiellino della componentistica, ma anche per Fca che incassa 6,2 miliardi di euro. Una cifra rilevante che servirà anche per realizzare il piano industriale per gli stabilimenti italiani dell’auto, a partire da Mirafiori. Investimenti che saranno illustrati ai sindacati - non si sa ancora se ci sarà Manley o toccherà al neoresponsabile delle attività europee Pietro Gorlier e al numero uno delle relazioni sindacali, Pietro De Biasi - a fine novembre: il 29 a Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri, il 30 alla Fiom.

Il passaggio di mano della Marelli è stato al centro di un incontro fra i sindacati e la direzione aziendale a Corbetta (Milano). “Non sussiste alcuna sovrapposizione produttiva in Italia e in Europa che metta a rischio l’occupazione nelle fabbriche Magneti Marelli” assicurano Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Associazione Quadri. “Calsonic - sottolineano - è forte in ambiti diversi e Magneti Marelli avrà più risorse e occasioni, per investire nell'ambito dell’elettronica e della elettrificazione, soprattutto sui mercati asiatici dove ha sempre fatto fatica ad essere presente”. “Prendiamo atto delle affermazioni fatte a un tavolo ufficiale e continueremo a monitorare la situazione. Resta il fatto che un altro pezzo di eccellenza italiana e della filiera industriale passa in mano straniera e il cuore del gruppo sarà in Giappone”, commenta Edi Lazzi, segretario della Fiom Torino, città in cui la Magneti Marelli ha 3.200 dipendenti.

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