ALTA TENSIONE

La Cgil si spacca sulla Tav

Fiom e Camera del Lavoro di Torino contrari per ragioni ideologiche, mentre la Fillea che rappresenta i lavoratori edili manifesta a favore dell'opera. Da Roma il segretario Colla, aspirante successore della Camusso: "Un errore il voto di Torino"

Sulla Tav naufraga l’unità sindacale. Non quella tra le varie sigle, ma all’interno di una soltanto: la Cgil. Il congresso torinese del sindacato guidato (ancora) da Susanna Camusso si schiera apertamente contro la Torino-Lione con una mozione approvata con 163 voti a favore, 47 contrari e 22 astensioni nella quale “si contesta l'idea che il contrasto al declino di Torino possa avvenire attraverso le grandi opere e conferma il giudizio negativo sulla Tav già espresso in questi anni”. Una presa di posizione netta, quella della Camera del Lavoro subalpina, che oggi ha riconfermato con 93 voti a favore, 7 contrari, 5 astenuti e 2 bianche alla Lavanderia a Vapore di Collegno Enrica Valfrè alla guida dell'organizzazione.

Nelle stesse ore il segretario confederale Vincenzo Colla, candidato a succedere proprio alla Camusso, esprime una posizione diametralmente opposta bocciando come “assolutamente sbagliata la decisione del Consiglio comunale di Torino e del Governo di bloccare i lavori” della grande opera ferroviaria.

L’esponente nazionale del sindacato si dice convinto che lo stop alla Torino-Lione “renderà più debole e meno competitivo il sistema produttivo delle regioni interessate e annullerà un'opera infrastrutturale strategica per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese". Duro anche l’attacco del sindacalista all’esecutivo gialloverde e a “questo modo superficiale di agire ripropone sconsideratamente la stagione delle opere incompiute e dello spreco delle risorse pubbliche. Così facendo, il Governo – spiega Colla - si assume la responsabilità di ricacciare nella disoccupazione migliaia di lavoratori del settore delle costruzioni e dell'indotto e di far ripiombare in uno stato di crisi l'intero comparto produttivo, che dopo dieci anni era tornato a crescere".

E proprio chi ha la rappresentanza diretta dei lavoratori coinvolti nella realizzazione della Tav, come la Fillea-Cgil, tiene una posizione di rigida difesa dell’opera marcando ancor più la distanza rispetto a quella parte della Cgil che sulla questione mostra un atteggiamento assai più ideologico e, agli occhi di non pochi, indulgente o ammiccante nei confronti dei Cinquestelle. "Fermare le 25 grandi opere individuate dal programma di investimenti pluriennale denominato Connettere l'Italia produrrebbe un danno grave al Paese", sostiene Alessandro Genovesi, segretario generale di Fillea-Cgil, il quale mette sul tavolo il tema che dovrebbe essere sempre cruciale per il sindacato, ovvero l’occupazione. "A pagare il conto sarebbero solo cittadini e lavoratori, a partire da quelli di Torino e del Piemonte", avverte Genovesi.

Sul fronte contrario, sempre nella galassia della Cgil, si posiziona la Fiom. I metalmeccanici torinesi sembrano non tenere conto delle motivazioni dei compagni edili a difesa della Tav e continuano a sostenerne l’inutilità. “Siamo sempre stati contrari alla Tav, e lo saremo sempre, perchè non è utile alla collettività. Lo abbiamo detto tante volte e lo ripetiamo oggi" ribadisce Edi Lazzi, neosegretario generale della Fiom di Torino.

Per il segretario dei metalmeccanici della Cgil, di fatto su posizioni coincidenti con quelle del M5S in merito alla Torino-Lione, "non c'è bisogno della Tav per il traffico merci né per i passeggeri. Non serve a nulla. Basta grandi opere che sfasciano il territorio e non servono alla maggioranza delle persone. Bisogna avere un'idea di sviluppo che permetta di avere risorse per fare investimenti per il territorio, per la mobilità urbana e regionale". Tra chi difende lo sviluppo e i posti di lavoro e chi alza bandiere visibilmente ideologiche, la Cgil marcia divisa alla meta.

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