SOTTO LA MOLE

"Appendino senza visione, Torino senza futuro"

Cinque parole che diventano cinque pilastri su cui si basa il rilancio del capoluogo piemontese. Non solo Tav, anche Innovazione, Piano regolatore, Industria 4.0, Città universitaria e Turismo. Giuntoli lancia il manifesto di chi non si rassegna (e studia da sindaco)

Innovazione, Piano regolatore, Industria 4.0, Città universitaria e Turismo. Sono questi i cinque pilastri su cui deve basarsi il rilancio di Torino. A individuarli, questa mattina, un’assemblea a cui hanno partecipato le principali sigle del mondo imprenditoriale, sindacale e professionale, dall’Unione industriale alle Piccole imprese, da Confesercenti alla Cna, dal Politecnico alla Fim Cisl, e poi artigiani, edili, aziende metalmeccaniche: tutti riuniti attorno a un tavolo (ideale) nei locali di Toolbox su invito di Massimo Giuntoli, presidente dell’Ordine degli Architetti. Un incontro dal quale nascerà un manifesto da consegnare all’amministrazione cittadina:  “Vogliamo andare oltre il tema della Tav che è solo un tassello di una questione più ampia” afferma Giuntoli.

“Ci interessa parlare di infrastrutture, connettività e investimenti sul territorio, tutti aspetti su cui lavorare per favorire il rilancio della città. Abbiamo scelto di coinvolgere i soggetti che da punti di vista diversi operano nel nostro stesso comparto per offrire all’amministrazione una proposta costruttiva, affinché Torino torni ad essere attrattiva e ricominci a crescere”. È la Torino che proprio sulla spinta della mobilitazione per l’alta velocità vuole far sentire la propria voce e non mancano all’interno di questo variegato consesso le ambizioni di chi già studia da sindaco, come qualcuno malignamente vocifera riguardo proprio a Giuntoli, di cui già si era parlato in merito a una possibile candidatura con i Cinquestelle alle ultime elezioni politiche. Non a caso il suo giudizio sulla giunta Cinquestelle è profondamente negativo: “Non c’è una visione sul lungo periodo – ha affermato durante l’incontro – sul micro alcune cose sono fatte, penso ad esempio agli sgravi sugli oneri, ma quando chiedo come sarà la Torino 2050 non vedo nulla”. Per amministrare una città non basta gestire l’ordinario è necessario avere una visione, individuare delle vocazioni da coltivare, è la tesi di chi si è incontrato e ha scelto proprio quelle cinque parole per lanciare il proprio manifesto: “A 150 chilometri da qui i miei colleghi milanesi mi dicono che sono pieni di lavoro” prosegue Giuntoli. Torino, invece, langue.

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