TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd, Marino corre la sinistra rincorre

Attesa per domani la risposta degli "orlandiani" alla candidatura unitaria del senatore torinese. In caso di rottura potrebbero convergere sul "renziano" Bobba. Segretari provinciali in pressing per un nome del Piemonte 2. E i fassiniani abbandonano Fassino

I giocatori restano seduti al tavolo in attesa delle prossime mosse. Tocca alla sinistra del partito svelare le sue carte, ma di assi nella manica neanche l’ombra, dopo che Mauro Laus ha messo sul tavolo tutte le sue fiche annunciando il nome di Mauro Marino come proposta unitaria per la segreteria del Pd piemontese: prendere o lasciare. Gli ex popolari di Davide Gariglio, già informati per tempo, hanno seguito il gioco del senatore torinese, pur perdendo per strada chi di fatto consideravano già da tempo in fase di sganciamento, ovvero Stefano Lepri (e con lui l’altro candidato in pectore Luigi Bobba). Anche dai richettiani di Claudio Lubatti è scattato il semaforo verde così come per gli orfiniani, con Chiara Gribaudo che non ha nessuna intenzione di prestarsi alle possibili schermaglie della sinistra del partito.

Cosa succederà ora? Domani i maggiorenti dell’area che faceva capo ad Andrea Orlando si incontreranno per stabilire come muoversi di fronte alla soluzione Marino. Se accettassero obtorto collo (avrebbero preferito un maggior coinvolgimento magari attraverso una rosa di nomi) allora la proposta assumerebbe effettivamente i connotati di unitarietà, con la stragrande maggioranza del partito che la sottoscrive. In caso contrario, secondo quel che trapela, la composita componente renziana tirerebbe comunque dritto su Marino (Raffaele Gallo non si opporrebbe), forte del pieno sostegno giunto dal Giglio Magico, rinvigorito dalla discesa in campo di Marco Minniti su cui punta Matteo Renzi. Qualora non confluisse su Marino, la sinistra potrebbe tentare la strada di una candidatura di testimonianza (il biellese Paolo Furia?) oppure saldarsi con gli scontenti renziani per appoggiare Bobba, che già pare godere del sostegno dei segretari provinciali, con l’esclusione di Torino. I responsabili delle varie federazioni si sono incontrati ieri ad Alessandria per fare il punto della situazione e il consesso ha partorito una mozione in cui da una parte si ribadisce l’intenzione di favorire un percorso unitario e dall’altra si sottolinea la necessità di dare “preminenza alla provenienza territoriale del candidato unitario che a nostro avviso dovrà essere espressione dal Piemonte 2”. E se così non sarà, avrebbero concordato pur non mettendolo nero su bianco, massima attenzione alla proposta dell’ex sottosegretario.

Uno scenario in cui il solco tra il capoluogo e il Piemonte orientale si allargherebbe ulteriormente assumendo i connotati di uno scontro: da una parte un candidato torinese, dall’altra uno della provincia di Vercelli sostenuto da tutte le altre province. Altolà. Va messo in conto che i segretari provinciali non sono certo rappresentativi di tutte le sensibilità di un partito che se è balcanizzato a Torino, pure fuori dalla cinta daziaria resta diviso in correnti e sottocorrenti. Prendiamo Alessandria, per esempio: il numero uno del Pd è Fabio Scarsi, tra i firmatari della mozione, ma come non tenere conto del fatto che nella provincia mandrogna ci sono un ex presidente di provincia come Paolo Filippi e una ex parlamentare come Cristina Bargero che hanno già fatto sapere di essere schierati su Marino?

Un bel ginepraio in cui va registrata la ricomposizione della vecchia maggioranza renziana che aveva guidato il Pd fino alle ultime elezioni politiche, con fassiniani e renziani della prima ora che insieme sostenevano Davide Gariglio. Dopo la frattura del 4 marzo le due componenti sono tornate a parlarsi e ora formano un blocco unico che si appresta a portare in dote a Marco Minniti il proprio pacchetto di voti. Di certo, però, dopo il congresso nazionale, sarà difficile continuare a chiamarli fassiniani, giacché il loro (ormai ex) leader si trova a mezza via tra Nicola Zingaretti (sul quale si è schierato Dario Franceschini) e Maurizio Martina, di cui si è spesso dichiarato pigmalione.

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