VERSO IL 2019

Sì e no, il brand Tav nell'urna

Nei due fronti opposti si sta valutando la possibilità di presentare liste "di scopo" alle prossime regionali. E anche i soliti pataccari potrebbero approfittarne. Se i grillini, alla fine, dovessero piegarsi alla realtà, in Valsusa sono pronti a fargliela pagare alle elezioni

La Tav finirà nelle urne. Non può che essere così, trattandosi di una questione diventata centrale nel dibattito politico. Ma, ancor prima, potrebbe facilmente comparire addirittura sulla scheda elettorale dei piemontesi chiamati ad esprimersi per il futuro governo della loro regione. Anche se, come ci si augura, la decisione del Governo sulla Torino-Lione arrivasse ben prima non solo del voto, ma dello stesso inizio ufficiale della campagna elettorale, l’acronimo (con le infinite diatribe sul fatto che sia maschile o femminile) resterà un brand di forte appeal.

I precedenti, più o meno noti, non mancano: dalle liste No Euro a quelle sempiterne che ammiccano ai pensionati, passando per quelle animaliste. In questo caso, tuttavia, pur allettando immancabili formazioni civetta cui i soliti noti pataccari stanno già lavorando avendo annusato l’aria e contando di far presa sul richiamo di una delle sigle più ripetute negli ultimi mesi, il marchio Tav viene preso in seria considerazione anche da ambienti più strutturati e assai meno avventurieri. Ovviamente nel centrosinistra, ma anche in quel centrodestra non disposto a cedere l’esclusiva della difesa dell’opera e tutto quello che essa va sempre più rappresentando, appunto, ormai come emblema.

Sviluppo, internazionalizzazione, crescita economica, occupazione, proiezione del Piemonte sullo scenario europeo: queste e altre tematiche vanno ormai di pari passo con il sostegno della Torino-Lione, baluardo concreto e anche simbolico contro la decrescita infelice grillina e un ostracismo di una sinistra sempre più radicale e marginale.

La maggior concretezza e, ovvia, aderenza al territorio delle consultazioni amministrative rispetto a quelle politiche trovano facilmente, in Piemonte, un tema come quello della grande infrastruttura pronto a diventare parte importante di una proposta agli elettori. In un senso e nell’altro.

Con una differenza rispetto al passato: se fino a poco tempo fa era solo il fronte del No ad essere organizzato e ad alzare le bandiere, anche in occasione delle consultazioni elettorali – il M5s la Tav l’ha cavalcata in maniera tanto pesante quanto palese, sia pure dovendo incassare anche qualche sconfitta come quella del voto per la Camera in Valsusa che ha premiato la leghista Sì Tav Marzia Casolati – oggi lo scenario è mutato. Soprattutto dopo la piazza di Torino dello scorso 10 novembre.

Nello stesso Pd e nel centrosinistra, per anni piuttosto sonnacchioso sul tema a parte le avanguardie solitarie o quasi dell’ex senatore Stefano Esposito e del deputato leader dei Moderati Mimmo Portas, si è compresa sempre più diffusamente l’importanza dell’opera e il livello di impegno.

Questo soprattutto dopo l’arrivo al Governo dei Cinquestelle è salito ai livelli massimi. Immaginare tra le varie liste che sosteranno Sergio Chiamparino una con un diretto richiamo alla Tav non appare così lontano dalla realtà. Lo stesso vale per il centrodestra, per nulla disposto a partire da Forza Italia a rinunciare a quella che è più di una testimonianza di un impegno per contrastare l’idea grillina. E la Lega, sia pure stretta dall’accordo di Governo, potrebbe far finta di nulla dopo aver sempre sostenuto la sua posizione a favore delle infrastrutture?

Certo, di mezzo, c’è il calendario: si voterà a maggio e il verdetto sulla Torino-Lione potrebbe arrivare entro la fine dell’anno. Ma questo è un particolare che visto con le lenti della campagna elettorale non ha un significato dirimente.

Le ultime dichiarazioni del ministro Danilo Toninelli, il quale annunciando che entro il mese di dicembre arriverà il preliminare dell’analisi costi benefici ha aggiunto che ci sarà anche una valutazione giuridica dell’opera, sembrano prefigurare una sorta di exit strategy per i Cinquestelle, sul modello di quanto avvenuto per il gasdotto Tap: siamo contrari ma costretti ad andare avanti.

Se, come probabile, dovesse andare così, quello della Tav sarebbe un simbolo di vittoria da sventolare davanti agli elettori per i partiti – e le formazioni di sostegno – in vista del voto. Ma darebbe ancor più ragione ai No Tav duri e puri, già ora presi da una sorta di tradimento da parte dei grillini, per tradurre in messaggio elettorale quel loro ostracismo alla Torino-Lione, senza se e senza ma. E la presenza sulla scheda di una lista No Tav avrebbe certamente l’effetto di punire in termini di consenso proprio i Cinquestelle. Nel caso opposto, ovvero con il Governo sulla linea grillina che stoppa i cantieri, quello della Tav non sarebbe, in Piemonte, uno dei temi, ma il tema di una competizione elettorale dove anche alleanze oggi date per (quasi) certe faticherebbero a rimanere tali.

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