A SARA' DURA

I No Tav sfidano i Cinquestelle: "Ora dovete bloccare l'opera"

Assenti i leader nazionali grillini, contestato il vicesindaco Montanari (e irriso il ministro Toninelli). Tutto l'arcipelago del No sfila a Torino e avverte lo storico alleato: "Tenete fede alle promesse. Ci troverete lì davanti alle vostre ruspe". Grillo assicura: "Non si farà"

“C’eravamo, ci siamo, ci saremo! Ora e sempre No Tav”, gridava lo striscione che ha aperto la manifestazione contro la Torino-Lione. Un fronte compatto e intransigente più nelle intenzioni e nei proclami che non nella realtà, almeno a giudicare dagli appelli rivolti a quella parte del movimento, i Cinquestelle, che pure nella lotta contro l’Alta velocità ha trovato humus ideologico e terreno fertile nel consenso elettorale. Il timore che in nome della realpolitik i grillini possano abbassare la guardia e flettere dalle proprie convinzioni originarie non è più un sinistro presentimento. Anzi, per le frange antagoniste che ormai dettano la linea, il “tradimento” è in atto e il voltafaccia si concretizzerà nel via libera del governo gialloverde ai lavori. Un popolo che nel mondo politico non ha più santi né eroi: contestato il vicesindaco di Torino Guido Montanari, assente Chiara Appendino, vittima della sua stessa ambiguità su questo come su molti altri temi, nessuno dei leader nazionali si è fatto vedere. Consiglieri comunali e qualche sindaco si sono confusi nella folla, senza sventolare quelle bandiere che in valle per quasi un decennio hanno sancito la saldatura tra un popolo, quello No Tav e quello pentastellato. Cobas, Ubs, sindacati di base, partiti di estrema sinistra, Rifondazione comunista, Potere al Popolo, Sinistra anticapitalista: queste le sigle, ma anche rappresentanze della Fiom insieme ai centri sociali e agli antagonisti di ogni marca. Il solito copione: avanti la popolazione della Val Suisa, sempre più esigua, gli studenti, le fomne (oggi nella versione delle muntagnine “non siamo griffate non siamo pacate donne no tav sulle barricate” opposte alle madamin), dietro la regia degli antagonisti. Alternando cortei pacifici e popolari ai raid di guerriglia al cantiere contro le forze dell’ordine.

E così dal palco è toccato ad Alberto Perino, leader storico finito sotto tutela dei capetti di Askatasuna, lanciare l’ultimo estremo appello: “Chiediamo che tutto questo abbia fine, lo chiediamo con forza al M5s perché l’avevano scritto nel loro programma“. “Ci rendiamo conto – ha detto – che non sono soli al governo ma gli chiediamo di resistere e portare a casa quello che hanno promesso“. “La Tav si può solo non fare o ci troverete tutti davanti alle vostre ruspe – ha aggiunto – ci interessa fermare questo spreco assurdo e idiota che non possiamo permetterci. Basta voler far circolare le merci e far crepare i migranti in montagna e in mare. Non accettiamo più di essere considerati dei sudditi, siamo dei cittadini pensanti che hanno delle pretese e pretendono di essere ascoltati. Sappiamo perché siamo qui, perché siamo No Tav, ci interessa fermare questo spreco assurdo e idiota che non possiamo permetterci. Hanno voluto fare l'analisi costi benefici, bene, ma non ci basta, e se è fatta in modo serio non potrà che dare un solo risultato: l'opera economicamente è insostenibile, inutile e devastante per l'ambiente. È ora di fermare questo spreco”, ha argomentato Perino.

Preoccupazioni che neppure la grande partecipazione, frutto di una “chiamata alle armi” di tutto il multiforme mondo proveniente da ogni parte d’Italia e persino dall’estero, è riuscito a nascondere. A sfilare, da piazza Statuto a piazza Castello non c'è solo l'opposizione alla Tav, ma a uno stile di vita: sventolano le bandiere contro le "grandi navi", contro l'alta velocità nel Brennero, ci sono i No Muos. “Siamo in 100mila, ve ne rendete conto?”, ha annunciato mentre la testa del corteo con alle spalle una folta delegazione di sindaci in fascia tricolore entrava in piazza Castello. Cifra un tantino esagerata, forse, visto che la questura a fine giornata ha stimato in circa 20mila i partecipanti. “A sarà dura“, ha aggiunto Perino, scandendo lo storico slogan del movimento. La manifestazione “sta andando oltre le più rosee aspettative. Tanta gente No Tav che aveva perso la voglia e la grinta – ha aggiunto – si è sentita spronata dagli insulti delle madamin“. Beppe Grillo, invitato da Perino, non si è fatto vedere, ma un giovane No Tav lo ha scovato mentre visitava la Nuvola in occasione di Più libri più liberi: “Avete tradito la nostra causa”, ha detto al fondatore del Movimento 5 stelle. Poi, al termine del colloquio, il ragazzo ha dichiarato: “Mi ha detto che la Tav non si fa! C’è gente, non io, che lo ha votato per questo, non si può tradire!”.

Un’adunata certamente imponente dal punto di vista numerico, così come peraltro era atteso, per molti versi “scontata” come la definisce Sergio Chiamparino. Una manifestazione “che ha raccolto le tante sfumature del no a tutto che percorrono l’intero paese. Anche a Roma stamattina si è svolta una manifestazione partecipata, con messaggi diversi da quella torinese, che si condizionano però a vicenda - in alcuni casi si integrano - trasmettendo un’immagine di un paese chiuso su se stesso, incattivito, rinunciatario”. Per il governatore non c’è da sottilizzare troppo di fronte a quanti come “Salvini, fingono di avere posizioni diverse, ma che in realtà tengono il sacco ai predatori di futuro”.

“È una manifestazione che a spanne è da 100mila persone” ha prontamente concordato il vicesindaco Montanari che ha sfilato dietro lo striscione “Amministratori No Tav” insieme a molti consiglieri grillini. “Essere qui significa rappresentare una città e una maggioranza che ha votato un programma. La sindaca Appendino la pensa come me e io qui la rappresento”, ha detto il numero due dell’amministrazione torinese che è stato contestato da un gruppo di anarchici che ha accusato il M5s di svendere le battaglie dei No Tav. “Questa non è lotta, la lotta l’abbiamo fatta tutti i giorni al cantiere, fate schifo”, gli ha urlato un ragazzo, che lo ha accusato di essere “complice di Salvini”. Con Montanari c’erano anche i sindaci 5 Stelle di Venaria Reale, Pinerolo e San Mauro, in provincia di Torino, e di Molare, nell’Alessandrino. Il gruppo è poi stato fermato dal servizio d’ordine e si è allontanato. E tra i più bersagliati è stato, ovviamente, Danilo Toninelli, il ministro che tra gaffe e imperizia sta gestendo il bollente dossier Tav.

La sindaca si è poi fatta sentire nel tardo pomeriggio. “Oggi – ha scritto sui social – a Torino è tornata in piazza una comunità che da trent’anni si batte contro il Tav, una grande opera che rappresenta un modello di sviluppo del passato a fronte di un mondo che sta cambiando molto velocemente con prospettive inedite. A manifestare c’erano giovani, donne, professionisti, cittadini, dalla Val Susa e non. Persone che vogliono ribadire che un futuro disegnato su un modello di sviluppo alternativo, sostenibile e collettivo è possibile. E che non può essere rappresentato dalla linea Torino-Lione. Si tratta di una prospettiva che condivido pienamente, motivo per cui non ho mai esitato a ribadire la mia contrarietà all’opera e la vicinanza a chi condivide queste istanze. Le analisi tecniche – costi-benefici e giuridica – promosse dal governo orienteranno la scelta politica sul destino di questa vicenda. A livello locale continueremo a lavorare affinché prendano vita progetti ad ampi orizzonti che guardino al benessere delle prossime generazioni”.

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