Il centrosinistra sia più civile

È indubbio che l’ex centrosinistra ha qualche difficoltà nel rimettere insieme una coalizione credibile, unita e competitiva. E la difficoltà principale è direttamente riconducibile alle vicende, sempre più intricate e grottesche, che investono il principale partito di quella ex coalizione, cioè il Partito democratico. Un partito che, come ormai è evidente, continua a ad essere un luogo politico autoreferenziale e sempre più interessato a gestire le sue vicende interne. Del resto, se pensiamo che per i prossimi 4 mesi il Pd è tutto concentrato a discutere di assetti, organigrammi, beghe interne e lotta per la conquista del potere interno, è persin scontato che tutto può fare tranne che guardare a ciò capita al di fuori del proprio recinto politico ed elettorale. Recinto, tra l'altro, sempre più striminzito, come ci dicono ormai tutti i sondaggi. Anche quelli più amici e benevoli. Senza contare la variabile Renzi che, come tutti sanno nel Pd e fuori dal Pd, non è affatto una variabile indipendente ai fini del destino e della prospettiva di quel partito. E questo per la semplice ragione che dopo 5 lunghi anni di totale identificazione tra il Pd e il suo “capo” - al punto che il Pd è stato subito denominato come PdR - è molto difficile fingere che si può tracciare una riga e rimuovere banalmente tutto ciò che è riconducibile al passato. Anche se moltissimi tifosi e supporter di Renzi e del renzismo sino a qualche mese fa, oggi fingono di non averlo quasi mai conosciuto. Un malcostume che, però, nella politica è abbastanza noto per essere ulteriormente decritto ed approfondito. A cominciare dal Piemonte, come ovvio, dove tutti ricordiamo il tifo da stadio che accoglieva l’ex sindaco di Firenze ogni qualvolta metteva piede nel capoluogo subalpino e nelle altre province piemontesi.

Ma, al di là di queste miserie, quello che oggi conta è come ricostruire una coalizione o una alleanza che sia competitiva con il centrodestra. Che anche in Piemonte, come nelle altre regioni del Nord, è trainata da una Lega in grande spolvero e con il vento in poppa, grazie anche all’abilità, al coraggio e all’intelligenza politica del suo leader indiscusso, Matteo Salvini.

Ecco perché, alla luce delle difficoltà oggettive del Pd e della inconsistenza di quel che resta dell’ex centrosinistra, per il Piemonte è necessario inventare al più presto un progetto politico che riesca, almeno nelle intenzioni, a rimettere insieme i cocci di un popolo che si riconosceva nell’ex centrosinistra e che oggi è politicamente orfano, disorientato e confuso. La mera sommatoria dei partiti del passato - anche perché oggi non esistono più - è un’operazione non più riproponibile e del tutto fuori luogo. Come, del resto, il solo “valore aggiunto” del candidato a Presidente. Quello che oggi è utile, sempreché sia possibile farlo, è quello di ricostruire una alleanza politica, culturale, programmatica e fortemente “civica” che sia capace di riavvicinare quell'elettorato e quella porzione di opinione pubblica che si è allontanata dall’ex centrosinistra dopo il disastro politico con cui è stato gestito in quegli ultimi tempi. Senza questo soprassalto di qualità politica e di orgoglio culturale il tutto rischia di tradursi in una sfida già segnata in partenza.

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