CAMPANILI

Contro i tagli del Governo Comuni sul piede di guerra

La riduzione del fondo Imu-Tasi mettono in ginocchio gli enti locali. Avetta (Anci Piemonte): "Significa comprimere i servizi per le fasce più deboli, paralizzare la macchina amministrativa, compromettere la manutenzione di strade e scuole, ridurre gli investimenti"

È un nuovo pesante taglio ai bilanci di molti Comuni quello che si profila con l’eliminazione del fondo Imu-Tasi previsto nella manovra e contro il quale alzano gli scudi gli enti locali, compresi quelli amministrati dalle forze di Governo, tra gli altri la stessa città di Torino dove la mazzata sarebbe stimata attorno ai 18 milioni. Una chiusura del rubinetto dell’ossigeno che non risparmierà nessuno: dalle metropoli fino ai centri più piccoli (oltre 1.800 in tutto il Paese). In Piemonte il peso di questo provvedimento potrebbe avere conseguenze ancora più pesanti.

“È impensabile che il contributo Imu-Tasi non venga mantenuto e, anzi, stabilizzato almeno nella misura dei 300 milioni annui, somma peraltro già ridotta rispetto ai 625 milioni inizialmente fissati sulla base delle certificazioni del ministero dell'Economia" sostiene il presidente nazionale dell’Anci, il sindaco di Bari Antonio Decaro raccogliendo l’allarme arrivato dagli assessori al Bilancio e dai primi cittadini di moltissimi Comuni.

Appena l’altro giorno, in un’alleanza politicamente trasversale l'assessore al Bilancio di Torino Sergio Rolando insieme ai suoi colleghi di Milano, Genova e Bologna aveva affidato a una nota congiunta “la grande preoccupazione per i nuovi pesanti tagli di risorse sulla parte corrente del bilancio degli enti locali, presenti nel disegno di legge di stabilità”. La preoccupazione degli assessori delle quattro città verte, in primo luogo, sull'abolizione del fondo consolidato di 300 milioni di euro che rimborsa i Comuni del minor gettito derivante da agevolazioni per Imu e Tasi decise in passato dallo Stato. Preoccupazione anche per l'incremento di 10 punti della percentuale di accantonamento al fondo crediti dubbia esigibilità che "sarebbe opportuno trasformare in un reale fondo di svalutazione crediti con conseguente riduzione di questa riserva", si sottolinea dal Comune di Milano.

“Purtroppo – hanno osservato gli assessori auspicando una revisione del testo al Senato dopo il voto di venerdì scorso alla Camera – dobbiamo prendere atto che lo Stato continua irragionevolmente ad erodere risorse vitali per i nostri Comuni che sono chiamati a servire i cittadini in situazioni sempre più onerose e complesse. La spesa dei nostri enti non è più comprimibile e queste manovre minano la stabilità dei bilanci, ostacolano una sana programmazione delle risorse su base pluriennale e mettono a repentaglio gli equilibri finanziari di molti Comuni che si trovano già in grande difficoltà".

Adesso la dura presa di posizione dell’Anci: “Moltissimi Comuni rischiano una riduzione fino al 25 per cento della spesa corrente manovrabile. Questo significa comprimere i servizi soprattutto per le fasce di cittadini più svantaggiati e paralizzare la macchina amministrativa anche sul versante della capacità di investimento", avverte Decaro.

Gli fa eco il suo omologo per il Piemonte, Alberto Avetta, il quale dice, senza giri di parole, che questa misura se attuata “inciderà pesantemente su servizi importanti erogati in spesa corrente: dalla manutenzione delle strade alle quote erogate dai Comuni per le mense scolastiche così come per l’assistenza agli anziani anche attraverso i consorzi, passando per il taglio dell’erba, il riscaldamento degli edifici scolastici e altri ancora”.

Per il presidente di Anci Piemonte, il taglio del fondo e la conseguente mancanza di risorse penalizzerà tutti i Comuni interessati dalla misura, “con un peso ulteriore per quelli di medie dimensioni che forniscono servizi a un bacino territoriale oltre i loro confini”. In questo caso gli effetti, ovviamente, ricadranno su un’area ancora più vasta rispetto a quella del Comune stesso. “Se non verrà modificato questo provvedimento, un taglio dei servizi sarà inevitabile” ribadisce Avetta, che ricorda come “il taglio operato negli anni scorsi e definito temporaneo, oggi se non verrà modificato quanto votato alla Camera, anziché trovare compensazione sarà ulteriormente accentuato con tutte le conseguenze facilmente prevedibili”.

print_icon