L'auto dei grillini

I grillini, fedeli al loro verbo della decrescita felice, hanno pensato di introdurre una nuova tassa sull’auto, come se non fosse tassata abbastanza. Si spera che l’emendamento alla manovra non passi e che i pentastellati facciano un bagno di realtà. La proposta prevede che per le nuove immatricolazioni di auto si debba pagare una nuova tassa in base alle emissioni, con l’assurdità che la Fiat Panda, auto fra le più vendute in Italia e notoriamente acquistata da “ricchi”, pagherebbe un importo superiore ad auto ben più costose. A questo si aggiunge un incentivo per le auto elettriche, con la follia di far pagare all’acquirente della Panda 500 euro e regalare 6000 euro all’acquirente della Tesla che va dai 90000€ in su ed è poco più di un giocattolo per ricchi privo di qualsiasi utilità reale. Con la Panda, tanto odiata dai grillini, da Torino arrivi tranquillamente fino in Sicilia, con la Tesla ti fermi in Emilia Romagna. A parte questa evidente ingiustizia, si aggiunge che mediamente ogni auto nuova inquina meno di una vecchia e tassare le nuove immatricolazioni significa costringere le persone a tenersi l’auto vecchia a discapito dell’ambiente.

In questa rubrica siamo contro ogni nuova tassa e contro ogni aumento di una tassa già esistente, ma questa proposta pentastellata è completamente folle, perché viene dichiarato che serve per combattere l’inquinamento, mentre nella realtà ottiene l’esatto contrario.

La proposta, sperando che rimanga tale, si inserisce perfettamente nell’ideologia grillina che vede nell’auto un nemico da combattere a tutti i costi. Nell’utopia dei 5 Stelle non c’è posto per le auto e tutti si dovrebbero muovere con i mezzi pubblici o in bicicletta come la Cina di trent’anni fa. Questa idea può nascere in persone che hanno sempre vissuto in un loro mondo ovattato non conoscendo la realtà. L’Italia è un paese montuoso che ha ben 8000 comuni e molti di questi sono arroccati in zone montuose con pochi abitanti e raggiungibili per ovvi motivi tecnici solo con auto, possibilmente 4x4: vogliamo il completo spopolamento di montagne e in più in generale della campagna? Così la gente si concentrerà nelle grandi città creando ancor più traffico? I grillini sanno che esistono comuni, anche in pianura, dove non arriva il treno?

Assurdità si aggiunge ad assurdità: vogliono bloccare le auto, ma non vogliono fare le grandi opere che migliorerebbero la viabilità complessiva. Torniamo al carrettino?

L’auto non è un semplice mezzo di trasporto, ma ha assunto dei valori simbolici molto forti. È sicuramente uno status symbol, un oggetto che dovrebbe denotare lo status sociale del possessore e pertanto è anche oggetto di invidia. I grillini che hanno fatto del rancore e dell’invidia sociale il loro programma non potevano che scagliarsi contro l’auto, mascherando questi sentimenti negativi con il comodo paravento dell’ecologia. Ma non solo. L’auto oltre ad essere uno status symbol è anche un simbolo di libertà: quanti ragazzi associano la guida dell’auto all’emancipazione dai propri genitori? Dopotutto la patente si prende a 18 anni. L’auto può raggiungere qualsiasi località rispetto ai mezzi pubblici e non ha vincoli di orario; è legata all’idea di velocità e più in generale di progresso, altro nemico grillino.

Per chi ha fatto assurgere l’invidia a sentimento positivo, odia il progresso e soprattutto è nemico della libertà, non può che vedere l’auto come un nemico da abbattere ad ogni costo. Ai grillini piacerebbe un mondo di tutti uguali, ma poveri, che si muovano esclusivamente con i mezzi pubblici, così sarebbe limitata la libertà di movimento dei cittadini. Se una persona non può muoversi oltre a ridurre la sua libertà, si riducono anche le sue possibilità di miglioramento, perché non può cogliere migliori occasioni di lavoro più lontano da casa. Livellamento verso il basso, così niente invidia per il vicino che si impegna e raggiunge risultati.

All’ignoranza grillina sfugge un ulteriore problema tecnico: l’intrinseca vulnerabilità dei sistemi complessi. Più un sistema diventa complesso e vasto più un malfunzionamento può causare un danno sistemico. Un esempio è il black out del settembre 2003 causato da una reazione a catena innestata da un albero troppo vicino ad un elettrodotto fra Svizzera e Italia. In quell’occasione solo la Sardegna rimase immune, perché all’epoca ancora dotata di una rete autonoma. In un mondo senza auto e dotato solo di mezzi pubblici potrebbe verificarsi qualcosa di simile, in cui un malfunzionamento di una parte del sistema causi il collasso del tutto. E bloccare merci e persone significherebbe bloccare gli approvvigionamenti ai supermercati, il blocco di uffici e fabbriche per mancanza di personale e così via. Potrebbe muoversi solo chi dotato di mezzo proprio. L’autonomia non è un valore da disprezzare.

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