ECONOMIA DOMESTICA

"Sarà un 2019 molto difficile", industriali piemontesi pessimisti

Export in stallo, frenano gli investimenti e non ci saranno assunzioni. Per il presidente di Confindustria Ravanelli gli interventi "incoerenti e dannosi" del Governo hanno creato un clima "apertamente ostile a chi fa impresa". E l'ecotassa penalizza la nostra economia

Le imprese manifatturiere piemontesi guardano al primo trimestre 2019 con pessimismo. È in stallo l’export, frenano gli investimenti e non ci saranno assunzioni. La recessione, ormai, è qualcosa di più concreto di un sinistro presagio. Il raffreddamento del clima di fiducia non interessa per ora il comparto dei servizi, ma è solo questione di tempo. È quanto emerge dall’indagine di Confindustria, che delinea un quadro dell’economia regionale in frenata. Per il terzo trimestre consecutivo le attese su produzione, ordini e occupazione peggiorano e i saldi su ottimisti-pessimisti su produzione e ordini tornano su valori negativi dopo 15 trimestri. Per le 895 aziende del campione il saldo sui livelli produttivi passa da +6,8% a - 2,5%, mentre il saldo sugli ordinativi totali passa da 4,8% a -2,2%. Aumenta il ricorso alla cassa integrazione, che interessa il 9,9% delle aziende. Parla di “situazione preoccupante” Dario Gallina, presidente dell’Unione Industriale di Torino. “Per la prima volta i pessimisti superano gli ottimisti” sottolinea Fabio Ravanelli, leader di Confindustria Piemonte, che ha criticato gli interventi di politica economica del governo definendoli “incoerenti e dannosi”. “Abbiamo una finanziaria assistenzialista, che non guarda allo sviluppo, c’è un clima politico apertamente anti industriale”, ha detto Ravanelli.

Al centro delle inquietudini degli imprenditori c’è, ovviamente, anche la questione delle grandi infrastrutture. “Per il Piemonte non si può non guardare con grande preoccupazione ai ritardi e alle incertezze sulla realizzazione della Torino-Lione. Una inerzia che riguarda tutti i livelli di governo e rischia non solo di penalizzare direttamente un’industria votata all’export, ma anche di innescare una spirale di declino e progressiva marginalizzazione. Io però sono ottimista anche se a volte a essere ottimisti si sbaglia”, dice Ravanelli che guarda con soddisfazione lo sblocco del Terzo Valico, “opera altrettanto importante”. Promette battaglia, invece, Gallina: “Se il governo deciderà di bloccare la Tav siamo molto determinati a fare sentire la voce di chi produce. Non possiamo accettare una decisione così grave che mette un'ipoteca sul futuro dei prossimi cinquant’anni di tutto il Paese”.

Non meno penalizzante per l’impatto sull’economia piemontese è l’ecotassa sulle auto prevista dal Governo. “Il bonus malus è stato una doccia fredda e anche nell’ultima versione penalizza vetture a metano e diesel di ultima generazione prodotte in Italia”, ha spiegato Gallina nella conferenza di presentazione della rilevazione. Il provvedimento “creerà incertezza nei consumatori e ricadrà sugli ordini. Inoltre il bonus malus non premierà vetture prodotte a Torino, visto che l’auto elettrica sarà prodotta da Fca a Mirafiori non prima del 2020”, aggiunge il presidente degli industriali torinesi. Sulla stella lunghezza d’onda anche Ravanelli: “È chiaro che il futuro è l’auto elettrica, ma nel frattempo non possiamo non preservare i livelli di occupazione di un settore strategico come quello dell’automotive”. Ravanelli ha inoltre parlato di “guerra sproporzionata al diesel. Basterebbe - ha suggerito - rottamare i diesel di classi zero oppure 1 più che colpire i diesel 6”. Ancora più duro il direttore dell’Unione di via Fanti, Giuseppe Gherzi: “L’impressione è che il bonus malus sia una misura improvvisata”. Secondo Gherzi l’introduzione del bonus malus potrebbe far perdere 7-10 punti di mercato e quindi “anche lo Stato perderebbe l’introito dell’Iva”.

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