DIRITTI & ROVESCI

Con il decreto Salvini 5 mila nuovi clandestini in Piemonte

Effetti perversi di una legge che lungi dal garantire maggiore sicurezza aumenterà situazioni di illegalità e problemi sociali. L'assessore Cerutti invita a evitare "strumentalizzazioni" ma la Regione sta valutando il ricorso alla Consulta

“Lasciare abbandonate a sé stesse migliaia di persone non significa certo garantire maggior sicurezza, né a loro né all’intera comunità, a tutti i cittadini”. Monica Cerutti, assessora regionale all’Immigrazione ribalta la lettura del Governo sul decreto-bandiera di Matteo Salvini e pone proprio la sicurezza, con la sua inevitabile riduzione in virtù dell’applicazione della nuova norma battezzata con quel nome, come una delle prime conseguenze negative.

Un cuneo che potrebbe rivelarsi più forte del previsto nel muro che la Lega, con i suoi sindaci schierati con il vicepremier ministro dell’Interno, ha eretto in difesa del decreto trovando un deciso appoggio anche dei Cinquestelle che con Luigi Di Maio bollano la rivolta dei primi cittadini aperta da quello di Palermo Leoluca Orlando, come una “campagna elettorale di sindaci che si devono sentire un po' di sinistra facendo questa cosa”. Governo compatto, quindi, in difesa del decreto anche in quella parte che la narrazione elettorale grillina e una parte di elettorato di movimento non aveva mai mostrato di gradire. Ma tant’è, questa è la realtà dell’esecutivo pentaleghista. Ce n’è, però, un’altra: quella che si troveranno a vivere i migranti considerati a tutti gli effetti clandestini e i cittadini dei luoghi dove essi continueranno a vivere, non più in strutture ma in strada chissà dove, visto com’è andata fino ad oggi la promessa elettorale di riempire gli aerei per “riportarli a casa loro”.

Assessora Cerutti lei ha stimato che non sono meno di 5mila i migranti che in Piemonte finiranno per avere meno tutele, entrando nel cono d'ombra della clandestinità. Il suo è un rispondere al Governo con la stessa arma, quella della sicurezza, oppure il rischio lo considera concreto e reale?
“Assolutamente concreto. Nessuno può negare che questa norma comporti una seri di conseguenze negative. La più preoccupante è cacciare nell’irregolarità molti di coloro che sono sul territorio, negando permessi umanitari e altre tutele. Nel migliore dei casi lavoreranno in nero, oppure, assai peggio potranno essere assoldati dalla malavita. È così che si garantisce sicurezza non solo a loro, ma ripeto anche a tutta la comunità piemontese. È offrendo manovalanza alla criminalità che si garantisce più sicurezza ai cittadini?”.

Ovviamente la pensano in maniera opposta i sindaci di centrodestra, tra cui quello di Novara Alessandro Canelli, di Alessandria Gianfranco Cuttica e Lucio Pizzi di Domodossola, che hanno anche inviato una lettera al presidente dell’Anci per invitarlo a rappresentare tutti e non solo quelli contro il decreto. Lei a questi sindaci di importanti città del Piemonte cosa dice?
“Che forse non hanno ben presente proprio le ricadute sull’insicurezza che produce il decreto. Nell’ottica di una responsabilità rispetto a tutti i loro cittadini, forse dovrebbero approfondire meglio l’impatto. Credo che non lo abbiamo davvero compreso”.

Lei ha plaudito alla protesta diffusa contro il decreto, ricordando l’allarme lanciato dal Piemonte. A questo punto ritiene che altri sindaci dovrebbero seguire l’esempio di chi ha annunciato che non applicherà la legge?
“Alcune provocazioni sono importanti, servono. Adesso, però, occorre un’azione omogenea. Non vorrei strumentalizzazioni da una parte e dall’altra. Proprio perché parliamo di persone, quelle direttamente interessate e di tutta la comunità, auspicherei che prevalesse un interesse generale. In questo il ruolo assunto dall’Anci è molto importante”.

La tanto vituperata Unione Europea ha assegnato 5 milioni e 300mila euro all’Italia per un progetto pilota del Piemonte a protezione delle vittime della tratta nell’ambito delle migrazioni. A rischio anche quello?
“Tutto ciò che abbiamo fatto con i Comuni per aumentare i posti nel sistema Sprar viene smantellato, così come tutto quello che si era fatto per l’accoglienza. Ovvio che molti percorsi di inclusione che noi, a fatica, abbiamo messo in campo come quello, finanziato dall’Europa e costruito con la prefettura possono essere messi in serio pericolo dalla nuova normativa”.

Assessora Cerutti, i Comuni non possono rivolgersi alla Corte Costituzionale cosa che invece è consentita alla Regioni. Lei vede spazi per un’iniziativa in tal senso?
“È un tema che vogliamo approfondire, ne ho già parlato con il presidente Chiamparino. Per molti aspetti questa legge non tocca direttamente le competenze regionali e quindi bisogna comprendere se abbiamo titolo di ricorrere alla Corte. Se emergesse una possibilità potremo decidere di farlo, auspicando di non essere da soli, ma con altre Regioni”

print_icon