Un buon anno, dal volto umano

La mia carta d’identità non nasconde che posso vantare un discreto numero di partecipazione a brindisi di fine anno. Tante volte ho partecipato allo scoccare della mezzanotte, unendo il mio calice a un’infinità di bicchieri innalzati sopra le teste di persone gaudenti. Ritualmente le bollicine di champagne o di prosecco alimentano i sogni e le speranze di coloro che celebrano il nuovo anno: auspici quasi sempre destinati al naufragio nei flutti dei mari in tempesta conosciuti con il nome di “realtà quotidiana”.

Personalmente mi ritengo molto distante dalla rassegnata visione dell’esistenza umana, pur vivendo ogni anno momenti “Alti” e “Bassi, bassissimi”. Alla sostituzione del vecchio calendario non valuto l’arrivo di una pioggia di ori e denaro, e neppure fortuna, e ogni 31 dicembre la speranza nella mia immaginazione prende l’aspetto di uno scatto di dignità da parte della comunità umana di cui faccio parte.

Augurare “Buon Anno” è atto molto semplice, quasi ordinario, a cui corrisponde uno scontato “Grazie” non troppo faticoso. Al di là di saluti e strette di mano benaugurali rimane il grande mistero di cosa ognuno di noi attenda realmente dal 2019 appena iniziato, e di come immagini di poter dare gambe ai propri miraggi di successo.

Mistero imperscrutabile a tal punto da poter permettere solo, da parte nostra, un’osservazione generale dall’alto, ossia individuare quel desiderio di benessere collettivo che per forza di cose include anche quello individuale.

Salute, lavoro, denaro, fortuna rappresentano di certo la cima della classifica dedicata ai desideri rimessi dagli italiani nelle mani dell’anno appena affacciatosi. Auspici e sogni che possono essere frutto solamente di eventi e opzioni posti molto al di sopra della nostra capacità di azione. Soprattutto le prospettive occupazionali e sanitarie sono da sempre pesantemente condizionate dalle scelte che la politica vara, mandato dopo mandato.

La buona qualità della vita è infatti condizionata da azioni idonee a garantirne i presupposti, per esempio tramite la prevenzione delle malattie e del disagio (sport, lotta all’inquinamento, servizi sanitari efficienti, pari opportunità universali, lavoro) così come nella cura delle patologie (comprese quelle di natura sociale). I salari dignitosi permettono invece di contrastare la povertà e il sorgere di nuove diseguaglianze sociali.

Il nocciolo della questione che coinvolge i saluti benaugurali di fine anno è la presa d’atto di una Verità incontrovertibile: per migliorare le proprie condizioni di vita non si può prescindere dalla Politica, neanche scegliendo di nascondersi in una grotta oppure sulla vetta di una montagna inaccessibile. Le formule magiche non hanno alcun potere sulla nostra vita.  Altrettanto dannoso è il rifugiarsi in frasi del tipo “Sono tutti uguali” e “Non esiste più la differenza tra la Destra e la Sinistra”, così come confidare nel bullismo di leader più adatti a bersi un analcolico (magari biondo) al Bar dello Sport che reggere il Ministero degli Interni.

Ignorare quanto accade intorno alimenta frustrazioni nonché la delusione susseguente al risveglio da una lunga pausa mentale. È facile sognare cullati dalla propria inconsapevolezza. Al contrario è causa di immani fatiche lavorare per apportare cambiamenti positivi in ambiti comunitari complessi. Una complessità rimarcata ancora una volta dagli ultimi eventi politici, tra cui l’approvazione della dir poco curiosa manovra finanziaria 2019, entro il finire dell’anno, tra vesti stracciate e apoteosi teatrali celebrate dai deputati Pd.

La sceneggiata a cui abbiamo assistito, imbastita dalle opposizioni renziane in Parlamento, mostra al pubblico tratti comici inframmezzati da scene altamente drammatiche: una pantomima della Democrazia che diventa il paradosso di un sistema costituzionale sotto saccheggio da decenni, e che oggi sembra mostrare la sua pericolosissima agonia.

La negazione delle procedure democratiche, infatti, è stata un grande cavallo di battaglia di molti governi: su tutti quello di Renzi, il quale nel nome della celerità ha cancellato assemblee elettive e organi di garanzia.

La politica ora mostra tutta la sua stanchezza e inconsistenza, dibattendosi tra velleità nazionaliste (sullo stile dell’epoca prefascista del secolo scorso) e slogan che tradiscono la lontananza del Centrosinistra da ogni istanza popolare. Nel mezzo, camminando su un pericoloso pantano, spiccano 5 stelle, ora pallide ma un tempo luminose, protese a illuminare i bilanci (per uscire da debiti e fallimenti) e garantire il lavoro delle corti penali nel nome del giustizialismo. Astri simili ai buchi neri che inghiottono decenni di battaglie per conquistare diritti oramai estinti.

Augurare un 2019 “Dal volto umano” non è banale, neppure scontato, se lo si considera la base di partenza su cui costruire una rinascita politica e culturale: umanità anziché intolleranza ed esclusione; umanità contro il monopolio del Denaro e degli affari; umanità quale dignità per tutti gli esseri viventi.

Buon 2019! Per un Nuovo Anno dal “Volto umano”.

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