WELFARE

"Mancano chiarezza, soldi e personale": le falle del Reddito di cittadinanza

Non piace alle Regioni la bozza del provvedimento. Pentenero: "Il Governo non pensi di lasciarci con il cerino in mano". Il nodo della riforma dei Centri per l'impiego. E anche sui tempi non c'è certezza: "Allo stato attuale improponibile partire ad aprile"

“Il ministro Di Maio e il governo si tolgano dalla testa l’idea di poter lasciare il cerino nelle mani delle Regioni. Dalla bozza del decreto sul reddito di cittadinanza emerge un quadro per nulla chiaro e assai pericoloso, tanto più che ogni richiesta di contatto con il ministero non ha avuto risposta”. Il timore per nulla nascosto dall’assessore regionale al Lavoro Gianna Pentenero, che proprio ieri ha visto approvare in giunta il suo disegno di legge sul Lavoro, aggiornando una normativa vecchia di dieci anni, racconta una storia scritta tra via Veneto e Palazzo Chigi tronfia di roboanti annunci a Cinquestelle e un finale tenuto ancor più nascosto dello stesso decreto, che però ormai sembra più scontato di quello del più banale dei gialli. E, viste le innegabili difficoltà a mantenere la promessa elettorale – fruttata una messe di voti in alcune parti del Paese – i grillini hanno già individuato il maggiordomo, cui attribuire la colpa: le Regioni.

Scomodo il ruolo di parafulmine, vero assessore Pentenero?  
“Ripeto: se lo scordino. Ognuno risponda per il suo ruolo e ciascuno si assuma le sue responsabilità”.

Intende dire che il governo non lo ha fatto?
“Veda lei. L’unica volta che abbiamo incontrato il ministro per parlare del reddito di cittadinanza è stato a novembre. Si era concordato un percorso, poi più nessun contatto. E adesso leggiamo una bozza di decreto che di quanto le Regioni, compreso il Piemonte, avevano detto in quell’occasione non tiene assolutamente conto. Basti dire, come ho scritto in una nota insieme al collega alle Politiche Sociali Augusto Ferrari, che le Regioni cui sono attribuite competenze importanti nelle Politiche Attive del lavoro e in quelle Sociali, non sono nemmeno citate nel testo, per non dire minimamente coinvolte nella gestazione del provvedimento”.

Una sorpresa, non bella, per lei leggere quella bozza.
“Intanto la sorpresa nel veder diffondere una bozza che ancora deve essere approvata dal Consiglio dei ministri. Ma altro che brutta sopresa: Di Maio lo sa che i Centri per l’impiego di cui continua a parlare sono di competenza regionale?”.

Assessore, però fughi il dubbio che si tratti solo di mancato rispetto, logico supporre ci sia dell’altro. E così?
“E certo che sì. Allora, se i Centri per l’impiego, snodo cruciale per il reddito di cittadinanza sono nostri e il governo da mesi continua a dire che saranno potenziati, qualcuno incominciando dal ministro vuole spiegarci perché le assunzioni tanto annunciate sono bloccate?”.

Voi non potete assumere?
“No e nessuno ci ha fornito risposte”.

E i navigator promessi da Di Maio?
“Intanto bisognerebbe capire cosa sono e cosa dovranno fare”.

Quanto personale in più serve in Piemonte?
“Abbiamo calcolato oltre le 200 unità, forse una cifra vicino a 250”

Lei lo sa che non pochi nella maggioranza sarebbe pronti ad accusare le Regioni di remare contro il Governo. È per questo che partite mettendo le mani avanti?
“Io sfido chiunque a provare che le Regioni si sono opposte a questo provvedimento. Però andava costruito ascoltandoci, sfruttando la nostra disponibilità. Invece ogni nostra richieste è rimasta inascoltata. Forse qualcuno pensa che questo possa tornare utile per addossarci colpe che non sono nostre. Ma noi non ci stiamo. Ne parleremo già domani in un incontro tra assessori di tutte le Regioni. Noi siamo qui per avere gli strumenti con cui applicare in maniera corretta ed efficace un provvedimento, non tenere il cerino del Governo”.

Però dai primi mesi dell’anno i Centri per l’impiego saranno presi d’assalto. Lo si è visto quando il reddito di cittadinanza era solo uno slogan elettorale. Che farete?
“Intanto mi faccia dire quel che c’è da fare: i nostri Centri hanno operato su base provinciale con piattaforme parametrate su quel bacino. Adesso oltre a metterli in rete a livello regionale bisogna anche predisporre piattaforme che dialoghino con quella dell’agenzia nazionale e con gli altri soggetti coinvolti. Qualcuno pensa che ci sia la bacchetta magica. Sull’assalto, è ovvio che le persone arriveranno ai Centri per l’impiego con l’idea di trovare i reddito di cittadinanza. E se non otterranno risposte se la prenderanno con i Centri e il Governo dirà che è colpa delle Regioni”.

I tempi fissai dal Governo e annunciati dal ministro come le sembrano?
“Improponibili”.

Quindi non partirà ad aprile?
“Dipende dall’obiettivo: se in quella data il Governo vuol mettere i soldi sulla carta di, poniamo, 140mila piemontesi che hanno fatto domanda, può essere anche fattibile. Ma nutro a dir poco una sorta di imbarazzo nell’immaginare una cosa del genere”.