CARROCCIO IN PANNE

Tav, Salvini apre al referendum ma il M5s lo stoppa: "Legga il contratto"

Il leader della Lega abbozza la propria exit strategy sulla Torino-Lione. In caso di esito negativo dell'analisi costi-benefici (scontato) si potrebbe indire una consultazione popolare. Toninelli e il candidato governatore Bertola alzano le barricate

L’analisi costi-benefici sulla Torino-Lione, planata sul tavolo di Danilo Toninelli, darà parere negativo sull’opera, questo è praticamente certo. E se i Cinquestelle vogliono procrastinare più in là possibile ogni decisione – soprattutto se dovesse alla fine prevalere l’ipotesi del non possumus al blocco, dettato dai conti troppo alti per la recessione – la Lega sta studiano una propria exit strategy. Una scappatoia potrebbe essere quella di indire una consultazione popolare, procedura che richiederebbe tempo (anzitutto per definire la platea dei votanti: tutti i cittadini italiani? Solo quelli piemontesi? Gli abitanti del Nord interessati dall’infrastruttura?) e scavallerebbe agevolmente l’appuntamento elettorale delle Europee, cosa che non dispiacerebbe affatto i partner grillini.

È lo stesso Matteo Salvini ad aprire a questa possibilità. “Al governo si discute, anche sulle infrastrutture. Io sono a favore di nuove strade e ferrovie. La Tap, ad esempio, è in corso di lavorazione. Sono a favore della Tav e affinché vada avanti. Se l’analisi dei tecnici sulla Tav fosse negativa, nessuno di noi vorrebbe né potrebbe fermare una richiesta di referendum», ha dichiarato il vicepremier, in un’intervista a Rtl.

La relazione della Commissione presieduta da Marco Ponti è definita ancora una “bozza”, ma la cosa non cambia molto. Nel governo si confrontano le linee del M5s, che vuole lo stop dell’opera, e della Lega, che è invece contraria. “Non l’ho letta, è uno studio preliminare”, ha infatti preso tempo il vicepremier Luigi Di Maio. “Aspettiamo il dato ufficiale, ha detto, i tecnici dovranno parlare e dire se quell’opera è un buon investimento”. Il Movimento, ha aggiunto Di Maio, “è contro” e “quelle risorse potrebbero essere utilizzate per migliorare la mobilità cittadina”.

“Di referendum si parla solo in caso di necessità” è l'altolà del ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli a Salvini sulla possibilità di una consultazione popolare sulla Tav qualora l’analisi costi benefici desse esito negativo. Incalzato sull’ipotesi che si vada verso un’analisi tecnica negativa, il ministro ha risposto di non voler commentare i se: “Le analisi si leggono, dopodiché la devo comparare con l’analisi tecnico-giuridica. Faremo la stessa cosa che abbiamo fatto con il Terzo Valico, con la massima trasparenza. Chiunque non è d’accordo per le opinioni, gli dirò che qui non ci sono opinioni, ci sono dei dati matematici e tecnici”.

Ancor più tranchant il candidato alla presidenza della Regione Piemonte grillino Giorgio Bertola: “Ancora una volta lo strumento del referendum viene tirato fuori dal cilindro a seconda della convenienza. Fino a qualche anno fa nessuno si azzardava a parlarne a proposito di Tav, ora si riscopre la democrazia diretta per decenni ignorata nei territori interessati dall’opera”. “Ricordo a Salvini – prosegue Bertola - che sul Contratto di Governo, alla voce Tav, c’è scritto ben altro, ovvero l’avvio di una analisi costi-benefici. È  necessario quindi attendere i risultati della valutazione, dopodiché leggerli con la dovuta attenzione”.

E perfino Chiara Appendino, sempre così refrattaria a gettarsi nella mischia delle polemiche nazionali scende in campo al fianco del Movimento: “Parlare oggi di un referendum mi sembra un’iniziativa da campagna elettorale” ha detto. “Ricordo che Conte – ha proseguito - aveva promesso, su questo tema, che avrebbe fatto con tutti noi un percorso di condivisione ed è quanto sta facendo. Tuttavia credo che se lo studio sui costi-benefici darà esito negativo sia giusto bloccare l’opera, comunque tutto si deciderà poi”.