DIRITTI & ROVESCI

I rider non sono autonomi ma stanno a casa

Ribaltata la sentenza di primo grado. La Corte d’appello di Torino dà ragione a 5 ex fattorini di Foodora: sono lavoratori subordinati. Ora l’azienda, nel frattempo acquistata da Glovo, dovrà pagare la differenza. Restano licenziati, nulla di discriminatorio

La Corte d’appello di Torino ha stabilito che i “rider”, i fattorini che si occupano di consegne a domicilio per società come Glovo e Deliveroo, devono essere considerati alla pari dei lavoratori subordinati della logistica e non come lavoratori autonomi pagati ad ogni consegna. La decisione è stata presa nella sentenza di appello per il processo nei confronti di Foodora, intentato da cinque fattorini rimossi dalla piattaforma online che assegna le consegne – quindi di fatto licenziati – dopo che avevano protestato chiedendo un miglioramento del loro trattamento economico.

In primo grado il tribunale aveva invece stabilito che i cinque erano lavoratori autonomi e aveva quindi respinto tutte le loro richieste. I giudici della Corte d’appello hanno respinto la richiesta di reintegro nel posto di lavoro, ma hanno riconosciuto ai cinque ex fattorini il diritto a una retribuzione equivalente a quella del quinto livello del contratto della logistica. In altre parole, l’azienda, che nel frattempo è stata acquisita dalla concorrente Glovo, dovrà pagare la differenza tra quanto i cinque hanno guadagnato durante il loro periodo di lavoro per la società e quanto gli sarebbe spettato se fossero stati assunti con un regolare contratto di subordinazione, comprensivo di tredicesima, ferie ed eventuali permessi per malattia. È stata respinta invece la richiesta di riconoscere la sussistenza del licenziamento discriminatorio.

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