GRANA PADANA

"Salvini ha svenduto il Piemonte", duro j'accuse della Gancia

La Lega in piazza con le madamin, ma la sua posizione è ambigua. "Si sta usando la Tav come merce di scambio con il M5s. Non andava inserita nel contratto di governo", denuncia la capogruppo in Regione. "Non mi hanno voluta segretario perché sarei stata di ostacolo"

“Anche i sassi erano in grado di capire che il verdetto dell’analisi costi-benefici sulla Tav era già scritto dal principio. In questi mesi, attraverso una strumentalizzazione politica a dir poco sgradevole, si è solo cercato di prendere in giro i cittadini. Il tentativo di farsi beffa dei piemontesi in questo modo è vergognoso".

Presidente del gruppo della Lega Nord Piemont in Consiglio regionale, Gianna Gancia, non ci va per il sottile. Ma rispetto a quel che afferma, nella nota diffusa alla vigilia della manifestazione di questa mattina in piazza Castello a favore della Torino-Lione, con lo Spiffero l’ex presidente della Provincia di Cuneo e allo stato civile coniugata con il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, è ancora più dura e decisa. Anche e soprattutto nei confronti dei vertici piemontesi e nazionali del suo partito.

Presidente Gancia, partiamo un po’ da lontano: nel suo partito c’è chi dice, sia pur sottovoce, che lei è stata osteggiata nella corsa alla guida della Lega in Piemonte perché sarebbe stata d’impiccio alla linea di Matteo Salvini. Oggi con quel che succede sulla Tav lei pensa che sia così?
“Purtroppo e dico purtroppo, sì. Bisognava evitare che la Lega in Piemonte non fosse di ostacolo all’eventuale uso della regione come merce di scambio con i Cinquestelle”.

Perché è questo quello che lei vede per il Piemonte?
“Cosa dovrei vedere di altro? Se la Tav va fatta, come si continua a sostenere, e come io dico da sempre non serve altro che decidere di farla. Invece vedo il Piemonte sempre più come merce di scambio da offrire ai Cinquestelle”.

Se lei fosse stata il segretario regionale della Lega cosa avrebbe fatto?
“Quel che si è giustamente fatto in Veneto e in Lombardia per le pedemontane. Si devono fare e si fanno, punto”.

Il congresso, però lo ha vinto Riccardo Molinari, che oggi va in piazza per la Tav, ma non contro il Governo.
“Il segretario fa legittimamente quel che ritiene giusto fare”.

Lei, però…
“Io, innanzitutto avrei detto quel che dico da sempre e cioè che l’analisi costi-benefici è una buffonata inutile. Ce ne erano già sette e più di quelle analisi, non serviva certo un’altra, peraltro dall’esito scontato”.

Quindi non l’avrebbe messa nel contratto di Governo?
“Ma no. Assolutamente”.

Questa mattina sarà in piazza? 
“Certo”.

Il governatore del Veneto Luca Zaia così come il suo collega lombardo Attilio Fontana, entrambi leghisti, sostengono la Tav e addirittura il referendum proposto da Sergio Chiamparino e avallato da Salvini. Però i Cinquestelle ribadiscono che la Torino-Lione non si deve fare. Una posizione troppo debole del suo partito nel Governo?
“Faccia lei. Ribadisco: in Veneto e in Lombardia sulle opere da fare, osteggiate dai grillini, si è andati dritti e si fanno. Qui invece…”.

Le resta il dubbio del Piemonte come merce di scambio?
“Difficile scacciarlo, quel dubbio. A me pare una certezza. Se poi verrò smentita, tanto meglio. Però…”

Però?
“Beh, penso anche al fatto che mi pare che a Salvini non interessi più di tanto avere un candidato alla presidenza della Regione”.

Intanto  Chiamparino raccoglie gran parte del fronte del Sì e si attrezza pure con liste Sì Tav.
“Naturale. Chiamparino è una vecchia volpe, ma anche in questo è favorito da un atteggiamento verso la Torino-Lione ben diverso da quello tenuto su altre opere importanti”.

E poi c’è il vostro elettorato storico che la Tav la vuole.
“Certamente. Per questo non posso che augurarmi che tutta la classe dirigente della Lega faccia in modo che il sì alla Torino-Lione arrivi dal Governo in fretta e in maniera definitiva”.

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