VERSO IL VOTO

Regionali, ultima parola su Cirio

La pronuncerà questo fine settimana Berlusconi. Il neo coordinatore di Forza Italia fa pubblica fede per l'europarlamentare albese, ma sotto traccia lavora a una sua ipotetica candidatura. "Un Carneade neppure troppo simpatico, con lui perdiamo", fanno sapere gli alleati

Con un annuncio del coordinatore regionale, Forza Italia ha fatto partire il countdown per la designazione del candidato governatore del Piemonte. "Arriveremo alla definizione ufficiale del candidato del centrodestra alla presidenza della Regione, d'accordo con gli alleati, nei primi giorni di febbraio", ha detto Paolo Zangrillo, il fratello del medico personale del Cav.

Quale sia il motivo di tanta certezza da parte del deputato azzurro, subentrato da qualche tempo a Gilberto Pichetto alla guida del partito, non si sa. Si può supporre, tuttavia, che a questa indicazione non sia affatto estranea un’altra deadline: quella fissata attorno al prossimo 20 gennaio da colui che da mesi è il candidato in pectore. L’europarlamentare Alberto Cirio avrebbe comunicato proprio a Zangrillo la sua intenzione di sciogliere la riserva entro fine settimana.

Il problema non è, come noto, se il politico di Alba sia o meno interessato a contendere a Sergio Chiamparino, con buone possibilità di successo, la guida della Regione. La questione è quella, altrettanto nota, della vicenda giudiziaria che lo coinvolge nell’inchiesta sulla Rimborsopoli in consiglio regionale ai tempi della giunta di Mercedes Bresso (non coinvolta). Dietro le rassicurazioni di maniera che Forza Italia continua ad esternare – anche nella nota riferita a Zangrillo si esclude la preoccupazione per i possibili esiti della vicenda – in realtà c’è un problema che cresce con il passare del tempo e all’approssimarsi di una decisione non rinviabile più di tanto. Nessuno, incominciando dal diretto interessato che da tempo ha escluso una sua candidatura nel caso di un rinvio a giudizio, ormai può escludere la necessità di predisporre un piano alternativo. Cosa non facile con un candidato in pectore, come accade oggi.

In questo fine settimana Zangrillo sarà a Cagliari, a una iniziativa di Forza Italia, e nell'occasione – fanno sapere gli azzurri – metterà a punto le strategie elettorali con il più famoso paziente di suo fratello. Che l’incontro con Silvio Berlusconi, possa avere come oggetto il “dopo Cirio”, ovvero un ragionamento nel caso l’europarlamentare decida di non candidarsi stante una situazione giudiziaria ancora del tutto aperta a ogni esito, lo pensano in molti. Anche perché a quanto riferiscono fonti vicine alla corte, il Cav avrebbe scoperto da poco le grane giudiziarie del suo canditato, opportunamente celate dal cerchio magico che ha in Licia Ronzulli la longa manus della trimurti Enrico Costa-Niccolò Ghedini-Antonio Tajani. Pare sia stato il fedelissimo Sestino Giacomoni a sussurrare nell'orecchio del Capo la necessità di soppesare con attenzione la situazione di Cirio, fino a ieri rappresentata come una questione di poco conto, una bagatella che si sarebbe risolta in un nonnulla.

Ma non è tutto. Non pochi, nel partito piemontese, sospettano che le non nascoste ambizioni del coordinatore regionale possano trovare spazio nel colloquio con il Cav. E alcuni maggiorenti parecchio influenti hanno iniziato a prendere le contromisure, diciamo preparando il terreno al colloquio. "Alberto ed io – scrive Zangrillo – confidiamo in una soluzione positiva della vicenda anche alla luce delle nuove norme. Siamo molto fiduciosi che, a prescindere dall'interpretazione giuridica che ne viene data, la questione si risolva per il meglio". Parole che suonano un po’ troppo ottimistiche, soprattutto dopo i pareri legali che riducono al minimo le possibilità di una via d’uscita per Cirio grazie alla modifica apportata alla legge anticorruzione e, forse troppo presto, salutata come la soluzione del problema.

L’ipotesi di una candidatura Zangrillo nessuno, anche volendo, oggi la può escludere nel partito che ha visto paracadutare in Piemonte come capolista l’ex manager del gruppo Fiat con un cognome che continua a legarlo ad Arcore per via del fratello e non certo per un (inesistente) passato politico. Un veto, più o meno rigido, nei suoi confronti potrebbe arrivare dalla Lega, anche se questa rimane un’eventualità da considerare su uno scenario più ampio rispetto ai confini del Piemonte. Per gli alleati correre con un Carneade, oltrettutto con un tratto di arroganza e dalla scarsa empatia se confrontato al gigione Chiampa, è un azzardo eccessivo, anche con il vento in poppa dei sondaggi.

Il fatto di guardare, da parte del Carroccio, a ipotesi civiche come quelle degli imprenditori Gabriella Fantolino o Paolo Damilano o, ancora, del presidente regionale (ed ex nazionale) di Coldiretti Roberto Moncalvo, conferma una certa preoccupazione in casa leghista per possibili sorprese in uscita dal cilindro del Cav. E dai possibili suggerimenti che gli possano arrivare.

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