AZZURROVERDI

Toti riunisce i Forza Salvini

Cena romana per il governatore ligure assieme a un folto drappello di parlamentari. Attovagliati anche i piemontesi Napoli, Ruffino e Berutti. Mentre Berlusconi ridiscende in campo c'è chi si guarda attorno. Sotto traccia i giochi in vista delle regionali

Europeismo sì, ma con molta moderazione. E appena appena un goccio di attacchi alla Lega quando proprio non se ne può fare a meno, anche e soprattutto guardando alle regionali di primavera. Questo il menù politico della cena che ha visto attovagliati al ristorante Brillo Parlante dalle parti di Piazza del Popolo, con Giovanni Toti, una ventina di parlamentari e dirigenti di Forza Italia molto vicini al governatore della Liguria.

A farla sbrigativa si potrebbe dire che quel tintannar di forchette è la risposta alle sciabole rivolte verso la Lega da quella fetta del partito di Silvio Berlusconi che non ne fa più passare una liscia a Matteo Salvini. “Se continuiamo a considerare un successo l’aumento di uno zero virgola nei sondaggi, non andiamo da nessuna parte”, il senso di una delle considerazioni fatte a tavola, dove i soli parlamentari piemontesi presenti erano i deputati Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino, con il senatore di Tortona Massimo Berutti.

Fatto o non fatto, il nome di Antonio Tajani è ricorso spesso nella conversazione: al presidente del Parlamento Europeo alcuni, se non tutti, i commensali criticano quell’eccesso di filo-europeismo, peraltro oggetto di un ravvedimento tardivo dello stesso presidente della Commissione Jean Claude Juncker. “E poi – ammette chi era tutt’altro che brillo e ora parlante pur nell’anonimato – c’è il problema di Berlusconi, anzi di un po’ di quelli che gli stanno attorno”.

L’ipotesi di una possibile scissione con la nascita di una Cosa che segni la discontinuità con l’attuale dirigenza azzurra, catalizzando parlamentari e consensi attorno al governatore ligure, viene smentita. E non pare sia una posizione di maniera: “Meglio lavorare all’interno, ma così è difficile andare avanti”.

Lo stesso Napoli in una dichiarazione a proposito della serata al Brillo Parlante, ha liquidato la questione così: “Se qualcuno si preoccupa di una cena, il preoccupato sono io”. Sta di fatto che a tavola, oltre a lui c’era solo la sua fedelissima Ruffino e Berutti, matricola parlamentare certo non annoverabile al fronte più critico verso la Lega. “Ci vediamo a cena?”: il messaggio è partito non molto prima del ritrovo, ma nessuno sa dire a quanti sia stato inviato e se tutti abbiano risposto arrivando in Piazza del Popolo.

Più probabile, se non certo, che gli inviti siano stati fatti a quei parlamentari da tempo classificati dai loro detrattori come “quelli di Forza Salvini”, inserendoli in quel fronte che sopporta sempre meno le stilettate gelminiane e di altri berluscones nei confronti del Capitano e, soprattutto, temendo che il continuare su quella linea “sempre più simile a quella del Pd”, porti Matteo a prender su cappello e addio al centrodestra che sembra sempre più un racconto che non una realtà.

La presenza piemontese alla tavolata se servisse una ragione in più per motivarla la si troverebbe, appunto, nell’ancora non del tutto risolta questione della proposta elettorale per cercare di riconquistare la Regione. Con l’europarlamentare Alberto Cirio, un altro tra i più vicini a Toti e alla Lega, su una china che pare farlo scendere da quello che sembrava ormai un podio prodromico alla successione di Sergio Chiamparino, i ragionamenti sul Piemonte acquisiscono giorno dopo giorno maggior peso, e altrettanta complessità.

Tutti smentiscono, ma è pure circolata la voce di un interessamento del governatore ligure verso l’alleato leghista al fine di ottenere da lui la candidatura dell’europarlamentare. Secca e irremovibile la risposta del Carroccio che non vuole certo rischiare di rispolverare le non ancora dimenticate questioni legate a Roberto Cota e alla fine anticipata della sua legislatura. E poi la Lega non vuole intestarsi alcun candidato presidente in Piemonte.

In questo quadro, allarma non poco il fronte filoleghista di Forza Italia l’eventualità che le manovre del coordinatore regionale Paolo Zangrillo portino proprio ad una sua investitura da parte del Cav e da “quelli che gli stanno intorno”. Un problema non da poco se unito a quello che è emerso con chiarezza l’altra sera: “Rischiamo che la Lega non ci consideri più un interlocutore e quindi un alleato”.

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