SANITA' & POLITICA

Il 112 funziona bene, anzi no

Nella Giornata europea dell'emergenza bilanci contrastanti sull'efficienza del numero unico. La giunta Chiamparino promuove a pieni voti il servizio: "Piemonte regione pilota in Italia". Critici operatori, sindacati e opposizioni

Numero unico, giudizi differenti. La giornata dedicata al 112, il numero di emergenza europeo che in Italia è attivo al momento solo in sette regioni e nelle due province autonome di Trento e Bolzano, è stata la prevedibile occasione per annotare da un lato l’orgoglio istituzionale e politico della Regione per essere stata tra le prime a dotarsi di questo sistema e per vantare importanti miglioramento per la sicurezza, in senso lato, dei cittadini. Ma, oggi, sono tornate anche a farsi sentire tutte quelle voci che fin dall’esordio del numero unico in Piemonte avevano rimarcato, senza mai smettere di farlo, lacune e inefficienze: da alcuni sindacati dei Vigili del Fuoco così come da altre sigle del comparto della Polizia di Stato. Decisamente critico, sul fronte politico, il M5S.

"Il numero unico 112 ha consentito di liberare le centrali operative dalle chiamate inappropriate, permettendo così agli operatori di dedicarsi effettivamente alle emergenze”, hanno sottolineato, in una nota, il presidente della Regione Sergio Chiamparino e l’assessore alla Sanità Antonio Saitta, prendendo parte alla presentazione dei risultati, alla presenza dei vertici degli enti impegnati nel servizio.

 Non eludendo le critiche che in questi due anni circa di attività sono state mosse al nuovo sistema adottato dal Piemonte assai più rapidamente rispetto ad altri territori del Paese (e anche questa fretta è stata al centro di rilievi non positivi), presidente e assessore hanno ammesso che “come accade quando viene introdotta un'innovazione, ci sono state criticità, ma nel complesso si è verificato un miglioramento del servizio rispetto al passato, una riduzione dei tempi di risposta e la possibilità per chi chiama di essere geolocalizzato. In sostanza, la sicurezza per i cittadini è aumentata".

Due le centrali cui affluiscono le chiamate da tutto il territorio piemontese: quella di Grugliasco quella di Saluzzo. Ad esse, nei primi due anni di attività sono arrivati 3 milioni e 239mila telefonate. Il 43% di queste, 1 milione e 392mila, si sono rivelate inappropriate in quanto semplici richieste di informazione o errori di chiamata e la presenza del centralino unico ha consentito di filtrare queste chiamate evitando agli operatori un carico di lavoro inutile. Alle centrali di emergenza ne sono state effettivamente girate 1 milione e 847mila di cui il 46% all’emergenza sanitaria 118, il 31% ai carabinieri, il 13% alla polizia, il 9% ai vigili del fuoco, l’1% alla polizia municipale della Città di Torino. Alla quasi totalità di queste chiamate è stata data risposta immediata. Il tempo di attesa è stato entro i 5 secondi nel 66% dei casi, entro i 10 secondi nell’86%, entro i 20 secondi nel 92%.

Per oltre metà delle chiamate (il 56%) l’intero tempo di gestione non ha superato i 45 secondi, mentre nell’86% dei casi è restato entro i 75 secondi. Infine, sempre secondo quanto reso noto oggi, il dato che meglio attesta il miglioramento avvenuto sta nel fatto che prima dell'avvio del centralino unico 112, dal 7 al 9% delle chiamate non riceveva risposta dagli operatori delle rispettive centrali, circa una telefonata su 12, mentre oggi la percentuale si è ridotta all’1,8%, ovvero una chiamata su 55.

“Questi risultati sono il frutto del lavoro degli operatori, oltre che il riscontro di come non sempre la rappresentazione che viene fatta dell’attività del centralino unico rispecchi la realtà dei fatti. – ha ribadito Saitta - Si tratta invece di implementare un servizio che si sta dimostrando uno dei modelli pilota in Italia". Apprezzamento per il Piemonte è arrivato dal coordinatore nazionale per l’emergenza Carlo Bui, in particolare per l'app FlagMii, che si può scaricare gratuitamente sul proprio smartphone e in caso di emergenza, invia ai soccorritori le coordinate Gps esatte permettendo l’individuazione immediata, di cui si sta valutando l’estensione a livello nazionale.

Tutto bene, insomma? Non proprio se aldilà delle celebrazioni e dei risultati vantati si presta ascolto a quelle voci critiche che, come si diceva, avevano preso a farsi sentire già nelle prime settimane e nei primi mesi di attività del servizio e che, tuttavia, permangono tali anche quando la fase di rodaggio è ampiamente esaurita.

“Dobbiamo ricordare che i problemi evidenziati da ormai due anni in Piemonte non sono stati risolti". Osserva Pietro Di Lorenzo, segretario generale provinciale del sindacato di polizia Siap. "Abbiamo lanciato allora un grido di allarme sul rischio concreto che l'allungamento dei tempi di risposta potesse compromettere la salvaguardia della vita umana. Lo abbiamo fatto da tecnici, indicando una casistica precisa e fornendo esempi reali. La terribile tragedia del bambino di 10 anni, annegato il 28 luglio 2017 in provincia di Alessandria, ha confermato, secondo la ricostruzione degli stessi Vigili del Fuoco, che il passaggio dal 112  ha causato un considerevole e grave ritardo nell'attivazione dei soccorsi specifici. Pochi minuti spesso fanno la differenza tra la vita e la morte ed i passaggi telefonici tra il richiedente aiuto e l'ente preposto sono troppi”.

Per il sindacalista “l'unica soluzione logica è creare una sala interforze, sul modello di quelle già esistenti in Europa, con operatori della sicurezza, del soccorso tecnico e del soccorso sanitario, per abbattere i tempi di gestione delle richieste di soccorso e dare al cittadino una risposta migliore e più efficace".

Una tesi questa sostenuta anche da altre sigle sindacali dei Vigili del Fuoco che da tempo lamentino come un approccio troppo “sanitario” degli operatori delle centrali talvolta finisca con una gestione non sempre appropriata degli eventi: l’ambulanza che arriva senza che siano stati avvertititi preventivamente i pompieri indispensabili, per esempio, per aprire una porta o districare lamiere al fine di consentire il soccorso.

E sulle istanze delle rappresentanze dei lavoratori dell’emergenza e della sicurezza sono i Cinquestelle ad intervenire con durezza. “Oggi si è tenuto a Palazzo Lascaris un convegno promosso dai principali sindacati degli operatori dei numeri dell'emergenza: Nursind, Uil e Siulp. Nello stesso momento – osserva il capogruppo in Consiglio regionale del M5S Davide Bono - la Regione si è trincerata in una conferenza stampa autocelebrativa, rifiutando il confronto dei sindacati, dicendo che tutto va bene".

E se i, come ricorda Bono, “i sindacati hanno chiesto l'intervento del Governo per modificare la legislazione vigente”, in attesa di questa modifica i Cinquestelle annunciano la richiesta, attraverso un emendamento al bilancio regionale, di sperimentare presso una sede del 112 la Centrale unica interforze, “in modo che tutti i soggetti interessati vengano coinvolti in eguale misura, evitando il ricorso al doppio filtro dell'operatore laico e del personale tecnico, con grandi perdite di tempo".

Che il personale delle due centrali sia quasi totalmente di provenienza sanitaria (tra cui ex dipendenti della Croce Rossa) è una peculiarità emersa fin dall’inizio. Insieme alla stranezza di aver affidato ad Amos (la società creata anni fa dall’ex direttore regionale della Sanità Fulvio Moirano) la selezione, la formazione e l’assunzione degli operatori della centrale di Saluzzo. 

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