INTERVISTA

"Più che l'anagrafe servono competenze"

Occupazione, ricambio generazionale, innovazione e governance delle imprese. Per Garola, leader di Confindustria giovani del Piemonte, occorre investire sulla formazione e nel rapporto tra scuola e aziende

Una crescita mai vista e che nessuno avrebbe mai voluto vedere: è quella che negli ultimi dieci anni ha portato la disoccupazione giovanile in Piemonte a passare da circa il 14% al 36%. Ma c’è un altro dato, non meno preoccupante, emerso da un recente studio della Camera di Commercio di Torino: su 21mila assunzioni cercate dalle imprese del territorio, il 28% delle figure è risultato di difficile reperimento e il 31% riguardava profili di alta specializzazione.

L’incontro tra domanda e offerta, così come una formazione ad ogni livello la più attinente possibile con le esigenze del mercato del lavoro, restano i principali nodi irrisolti per contrastare quel trend ormai decennale che, sia pure sostanzialmente in linea con l’andamento nazionale, non accenna affatto a invertire la rotta. Giovani che cercano lavoro e giovani il cui ruolo di imprenditori è quello di crearlo.

Giorgia Garola, torinese, classe 1978, da un paio d’anni guida i Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte. Laurea in Economia Aziendale con una tesi di Marketing sulle strategie di innovazione dei prodotti Lavazza, master alla Bocconi e all’Accademia della Comunicazione di Milano, dopo esperienze nel tessile di lusso è tornata nell’azienda di famiglia, la Scam, leader nel settore dello scambio termico, chimico e petrolchimico con costruzione di impianti esportati in 72 paesi del mondo.

Presidente, almeno voi giovani imprenditori piemontesi avrete una visione un po’ meno cupa dell’attuale situazione economica. O no?
“Purtroppo i dati parlano chiaro: la situazione è stagnante e molto preoccupante”.

Le misure che il Governo annuncia come capaci di invertire la tendenza, far crescere lo sviluppo e ridurre la disoccupazione non vi convincono neppure un po’?
“Ci spaventano. Se prima qualche misura per facilitare la crescita, come Industria 4.0 e Jobs Act era stata assunta, adesso vediamo manovre che non facilitano certo la crescita e la creazione del lavoro. Non sono i sussidi che aiutano, ma facilitare chi il lavoro lo può promuovere”.

Cioè voi, il mondo delle imprese.
“Esatto. Invece per questo governo siamo il nemico. Il dialogo è molto difficile se non impossibile”.

Intanto l’alternanza scuola lavoro è stata ridotta pressoché a una settimana in azienda, Federmeccanica ha addirittura lanciato una petizione online per criticare questa scelta, lei la considera davvero un grave errore?
“Assolutamente sì. Andava strutturata bene, non tagliata. Noi andiamo molto nelle scuole per raccontare il mondo del lavoro e delle aziende. Il problema grave è il gap tra domanda e offerta, non è vero che non ci sempre ci sia lavoro e l’esperienza in azienda, la sua conoscenza è fondamentale per approcciare il mondo del lavoro e capire cosa poter fare nel futuro”.

Lei non crede che si possano ricercare altre strade per supplire a questo taglio da parte del Governo?
“Noi collaboriamo molto con la Regione, perché samo convinti che le priorità devono essere lavoro e giovani. La disoccupazione soprattutto giovanile in Piemonte è ormai a livelli altissimi, chiunque governerà la Regione dovrà occuparsi di questi due temi”.

E magari accentuare quegli interventi che l’esecutivo Lega-Cinquestelle ha ridotto?
“Per quanto possibile, certamente. La cosa importante è che chi governerà abbia un buon dialogo con noi per costruire programmi insieme. Qualunque sia la squadra che guiderà la Regione, se mantiene un buon rapporto con il mondo delle imprese, è possibile costruire insieme dei progetti per questo territorio, per i giovani. Noi lo siamo, ma ci rivolgiamo a coloro che lo sono più di noi. Non si può prescindere dalla formazione e dall’orientamento per le scelte future. Invece guardando alle decisioni del Governo è evidente come si pensi solo a manovre a breve termine. Chi governa oggi il Paese è incapace o miope”.

Presidente Garola, quanto c’è bisogno nel vostro mondo di un ricambio generazionale che spesso risulta molto difficile da attuarsi?
“È fondamentale. Ma secondo me più che di ricambio generazionale bisogna parlare di cambiamento culturale. Il nodo è sempre nell’approccio culturale ad ogni problema. Vediamo spesso che questo problema si pone, soprattutto nelle piccole e medie imprese dove non di rado si fa fatica ad avere un approccio convinto ed efficace all’internazionalizzazione, così come alle politiche di innovazione e di welfare aziendale. Noi crediamo che il cambio di approccio culturale sia assai più facile con i giovani ed è su questo che lavoriamo. Per esempio, vediamo sempre più spesso come nelle start up non ci sia più la logica del faccio tutto io, tipica di certi imprenditori e venga superata la riluttanza a cercare fuori competenze”.

Il ricambio generazionale ci vuole anche in politica?
Io non credo sia un problema anagrafico, ma di competenze. Vorrei persone non dico tecniche, ma competenti in ciò che trattano”.

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