SANITA' & SALUTE

Psichiatria, operatori e famiglie: "La Regione rinvii la riforma" 

Grido d'allarme bipartisan di tutto il fronte dei gestori delle strutture di residenzialità: la giunta Chiamparino assicuri la transizione mantenendo i servizi. All'appello si associano le associazioni dei parenti. Giovedì seduta del Consiglio regionale sulla questione

“Fermatevi. E ragionate”. L’esortazione alla Giunta Regionale affinché lo spinoso problema della riforma del settore psichiatrico affrontato con provvedimenti ampiamente criticati fin dall’inizio non si acuisca ulteriormente, è corale: la lettera con cui si chiede di posticipare al prossimo l’applicazione della delibera sulla residenzialità psichiatrica è sottoscritto da associazioni dei gestori delle strutture riconducibili a varie collocazioni politiche. C’è la Legacoop, la Confcooperative, così come Fenascop e Agci-Solidarietà. Un grido d’allarme senza coloritura politica, o meglio trasversale, tanto da vanificare in anticipo qualunque tentativo della Regione di voler liquidare l’iniziativa come strumentale, anche in considerazione del clima elettorale in cui ormai in Piemonte è in vista delle regionali del 26 maggio.

Una richiesta, quella di prorogare per tutto l’anno i contratti in essere tra le strutture e le aziende sanitarie locali, che arriva come ultima spiaggia dopo mesi in cui le critiche e le richieste di rivedere la riforma non hanno trovato risposte da parte dell’amministrazione di Sergio Chiamparino. E che, peraltro, trova schierate da sempre sul fronte critico e allarmato le stesse associazioni delle famiglie dei pazienti psichiatrici.

Non poche e non di scarso rilievo, a detta dei gestori e delle associazioni delle famiglie, le conseguenze di un’immediata applicazione di quanto previsto dalla delibera. Lo avevano già detto chiaramente lo scorso 11 febbraio nel corso dell’audizione in commissione Sanità. Adesso si chiede alla Giunta di “prendere atto della presente fase transitoria e di mantenere per l’anno 2019 i contratti attualmente in essere con le Asl per non vanificare l’obiettivo comune di una migliore riorganizzazione della psichiatria piemontese e per consentire di accompagnare le persone, ospiti delle residenze ed i loro familiari in questo difficile percorso di cambiamento dei loro progetti di cura e di vita”.

Sul tema interviene anche il consigliere regionale sovranista Gian Luca Vignale che, oltre ad aver chiesto e ottenuto una seduta del Consiglio Regionale sulla questione che si terrà dopodomani, il quale richiama la Giunta all’importanza di ascoltare tutto il mondo della psichiatria piemontese che chiede solo buon senso amministrativo”. Vignale ricorda come “da qui a 10 giorni, stando alle prescrizioni delle Commissioni di Vigilanza, le strutture dovranno cambiare figure professionali licenziandone alcune e assumendone altre. Ciò significa che fra il mese di Aprile e Maggio avremo centinaia di operatori licenziati pur essendo figure fondamentali per i pazienti”.

Un altro punto evidenziato dal consigliere di minoranza, ma altrettanto rimarcato da tutte le associazioni degli operatori riguarda quello che con un termine per nulla bello, ma efficace nella sua crudezza viene definito “il trasloco dei pazienti”. dichiara ancora Vignale. In seguito alla riforma centinaia di pazienti dovranno cambiare la casa in cui per anni hanno vissuto”. E le conseguenze sono facilmente immaginabili. “Non intendiamo chiedere in questo momento modifiche della delibera, ma certamente un indispensabile periodo di transizione in cui vengano bloccati i licenziamenti, così come il trasferimento dei pazienti”, aggiunge Vignale.

“Il percorso attuativo della riforma ha bisogno di un tempo necessario per ottemperare alle richieste soprattutto in materia di adeguamento del personale, vista la difficoltà a reperire le figure professionali richieste, quali infermieri” scrivono le associazioni di rappresentanza degli operatori del settore a Chiamparino così come agli assessori Antonio Saitta e Augusto Ferrari

“Considerato che l’attuazione della delibera implica l’avvio di procedure relative a riorganizzazione gestionale e in alcune situazioni, il licenziamento di figure professionali non più previste dalla riforma, ed essendo questo per noi un periodo di forte e inevitabile destabilizzazione organizzativa che si ripercuote già oggi sui rapporti tra pazienti e operatori” questi ultimi chiedono alla Giunta di lasciare le cose come stanno almeno fino a fine anno. Anche se non sono pochi a pensare che, forse, potrebbe bastare arrivare al 26 di maggio.

print_icon