FINANZA & POTERI

Acri, Profumo torna in bilico

Appendino non ha alcuna intenzione di rinnovarlo al vertice della Compagnia di San Paolo e così per l'ex ministro montiano potrebbe sfumare la successione di Guzzetti alla guida delle fondazioni italiane. Si cerca una soluzione alternativa

In platea e sui palchi ad ascoltare e applaudire Giuseppe Guzzetti nel giorno del suo commiato istituzionale dalla presidenza di Cariplo. Nel foyer della Scala a parlottare dei suoi successori: quello ormai certo al vertice della fondazione milanese, Andrea Sironi e quello meno certo rispetto a quanto lo fosse fino a qualche settimana fa alla guida dell’Acri, ovvero il presidente della Compagnia di SanPaolo, l’ex rettore del Politecnico di Torino e già ministro, Francesco Profumo.

Il ghota della finanza presente l’altro giorno a Milano, insieme a rappresentanti delle istituzioni e del mondo politico – da Fabrizio Palenzona all’ex amministratore delegato di Intesa e già ministro nel governo Monti Corrado Passera fino a Giovanni Bazoli, Romano Prodi, Dario Franceschini, solo per citarne una minima parte – non si è chiesto chi sarà l’erede del Grande Vecchio della finanza bianca in Cariplo. In verità è stato chiesto, sul palco, a lui che ha risposto con un sorriso “non lo so”, suscitando una risata corale. Nessuna crede che potrà essere qualcuno diverso dall’attuale presidente di Borsa Italiana ed ex rettore della Bocconi a guidare Cariplo dopo il lunghissimo regno di Guzzetti. Pochi, al contrario, sembrano disposti a mettere la mano sul fuoco per Profumo quale erede del quasi ottantacinquenne (compirà gli anni il 27 maggio, giorno del passaggio ufficiale delle consegne) dominus dell’Acri per quasi due decenni, essendosi insediato il 12 aprile del Duemila.

È pur vero che arriva, nei mesi scorsi, dallo stesso Guzzetti l’investitura dell’ex rettore del Poli: “È una presidenza che sta nelle cose, smettetela di parlare di baratto, era sul tavolo già sette, otto mesi fa. Profumo sarà presidente dell'Acri e la presidenza dell'Acri non c'entra niente con la presidenza di Intesa Sanpaolo", diceva lo scorso gennaio parlando a margine della Giornata della Compagnia di SanPaolo.

Sgombra il campo, Guzzetti, dagli altri nomi che si erano affacciati come papabili: dallo spezzino Matteo Melley a capo della locale Cassa di Risparmio, al toscano Umberto Tombari, presidente della Fondazione CrFirenze, nel cui studio legale ha lavorato Maria Elena Boschi. Tutti ormai fuori dai giochi, se non altro perché tra poco usciranno dai rispettivi enti.

Eppure quell’incoronazione anticipata di Profumo starebbe incontrando un ostacolo, imprevisto e assai ostico anche dallo stesso sovrano dell’Acri. Un macigno che ha il nome di Chiara Appendino: la sindaca, cui spetta di fatto la nomina del presidente della Compagnia di SanPaolo pare sempre più determinata a non concedere a Profumo un secondo mandato al vertice della più importante fondazione bancaria del Paese e azionista di peso di Intesa-Sanpaolo. Per non dire del ruolo di bancomat del territorio con erogazioni che nel 2018 hanno raggiunto i 151 milioni di euro, cifra confermata anche per l’anno in corso.

Il rapporto tra la prima cittadina grillina e l’ex ministro, dopo una breve luna di miele seguita alla richiesta di dimissioni avanzata dalla Appendino appena arrivata in quel Palazzo di Città da cui al termine del suo mandato Piero Fassino aveva indicato Profumo al vertice della Compagnia, si è andato incrinando, raffreddato come forse nessuno avrebbe immaginato ancora non molti mesi addietro.

“Èun problema” raccontano si sia sentito ripetere in più di un chiacchiericcio nel foyer della Scala, ovviamente lontani dal diretto interessato, pure lui alla corte del sovrano da cui è stato (pre)incoronato. “Se il prossimo anno non viene riconfermato…”. Già, se Profumo troverà il muro della sindaca lungo la strada verso il secondo mandato, immaginarlo al vertice dell’Acri con una scadenza troppo breve riesce oggettivamente difficile. Soprattutto dopo il quasi interminabile regno, costellato di riconferme e proroghe, di Guzzetti.

Il sempre più solido asse della sindaca con l’attuale vicepresidente della Compagnia (e di Confindustria nazionale) Licia Mattioli, potrebbe aprire proprio a quest’ultima la via per sostituire Profumo alla guida della cassaforte piemontese. Insomma, se la Appendino rinunciò a continuare a chiedere le dimissioni dell’ex ministro (il quale non le avrebbe mai rassegnate), probabilmente ha solo rinviato quel suo proposito di togliergli la poltrona di corso Vittorio. Un altr’anno avrà la possibilità di farlo. Con il risultato, assai probabile, di far saltare anche quella della potente associazione tra le Casse di Risparmio e le fondazioni di origine bancaria. “Certo che eleggere un presidente solo per un anno…”. Dopo il bacio della pantofola al sovrano di Cariplo, i sussurri su colui che molti oggi non giurerebbero sarà il suo erede in Acri.

print_icon