LA NUOVA REGIONE

Guerra di campanili sull'Agricoltura, Stecco non piace ai baroni torinesi

La formazione della Giunta Cirio è in alto mare. Persino l'unico assessorato che pareva assegnato viene messo in discussione, all'interno della Lega. Il mondo agricolo della Granda reclama la poltrona. Solita camarilla di potere tra i camici bianchi

Non sarà grandine, ma qualche nuvolone portato da venti che spirano dal Cuneese cambia il clima sulla poltrona della futura giunta di Alberto Cirio fino ad oggi la più certa e blindata dal sigillo del segretario della Lega Riccardo Molinari, il quale da tempo ha designato, senza se e senza ma, assessore all’Agricoltura il suo conterraneo e storico militante del Carroccio Daniele Poggio. Sussurri e qualche sopracciglio alzato, certamente meno prevedibili rispetto, per esempio, a quelli che sempre guardando a un altro assessore in pectore della Lega – il probabile futuro titolare della Sanità, Alessandro Stecco – si notano negli ambienti baronali della medicina torinese.

Grane del tutto risolvibili e superabili da parte di una forza politica il cui risultato elettorale le consente di marciare come uno schiacciasassi su questioni che, in altro contesto, avrebbero avuto ben altro peso. Ma tant’è, piccole o meno, grane restano. E se già oggi Cirio e Molinari – insieme Novi Ligure per sostenere il candidato sindaco Gian Paolo Cabella al ballottaggio contro Rocchino Muliere – potrebbero stilare l’elenco definitivo dei componenti leghisti della squadra di governo, proprio sulla figura per la quale il segretario regionale del Carroccio non ha mai avanzato e soprattutto lasciato avanzare alcun dubbio c’è chi, invece, pur sommessamente lo fa. Nulla di personale, come si dice sempre in questi casi, però un certo malcontento – sempre da declinare nell’ambito di un partito dove il mugugno è un pissipissi  – da giorni arriva da quella che non a torto e dati alla mano si ritiene la provincia più importante nel settore agricolo.

Le perplessità su Poggio non sono certamente, per così dire, politiche. Il suo è un curriculum leghista a prova di bomba: classe '55, odontoiatra, nel Carroccio fin dall’inizio, anzi ancor prima avendo aderito a quel Piemonte Autonomista che poi sarebbe confluito nella Lega Nord di Umberto Bossi e anima di quella Festa della Padania (poi salvinizzata in Festa Nazionale del Piemonte) che da 25 anni si svolge a Capriata d’Orba, paese di cui sarà a lungo vicesindaco e poi primo cittadino. La questione dentro la Lega e fuori, comprendendo segnali che arrivano anche dalle associazioni del mondo agricolo della Granda (dove, per dire, la Coldiretti ha la sua sezione provinciale più importante d’Italia, per iscritti), pare del tutto territoriale.

Di campanile, vien da dire, annotando quei rumors che diventano domande e chiedono perché, per esempio, invece del mandrogno Poggio non il saluzzese Paolo De Marchi, laurea in amministrazione aziendale e un’attività di famiglia nella storica cascina Campagnole, a Saluzzo, che spazia dall’allevamento di Frisona da latte alla coltivazione di kiwi, o ancora – sempre restando tra gli eletti in Consiglio regionale – il recordman di preferenze per la Lega nella Granda Genesio Icardi.

Sindaco di Santo Stefano Belbo, terra di confine con l’Astigiano e di vigneti, Icardi, presidente dell’Associazione Comuni del Moscato, la sua ambizione di fare l’assessore non l’ha certo negata, fin dal giorno della sua elezione: “Spero che questi risultati possano essere utili alla provincia Granda per poter esprimere un assessore all’Agricoltura, come è avvenuto in passato, nel riconoscimento delle eccellenze produttive del territorio, della sua vocazione agricola che rappresenta oltre il 55% del fatturato totale piemontese e anche del risultato elettorale”. Più chiaro di così.

Molinari rivedrà la sua granitica intenzione di avere “un assessore all’Agricoltura alessandrino”, cambiando lo schema che vede quale successore di Giorgio Ferrero, lo storico leghista di Capriata, il cui legame al mondo agricolo oltre all’esperienza di sindaco di un comune rurale gli deriva dall’attività della moglie, titolare di un’azienda del settore? Il segretario della Lega si è spinto molto in avanti a favore di Poggio ma il pressing si sta facendo insistente e lo stesso Cirio, pur nel rispetto dell’accordo con l’azionista di maggioranza della coalizione, potrebbe non rimanere insensibile a quei richiami che arrivano proprio dalla sua provincia.

Di questo, ma non solo, parlerà con Molinari oggi a Novi. E mentre per la Sanità non sembrano profilarsi nomi alternativi a quello del medico vercellese (che opera a Novara) Stecco sul quale potrebbero scivolare come acqua sui vetri le perplessità di più di un barone della medicina torinese di fronte a un camice bianco considerato un po’ “foresto” e non omologato, manifestate con accortezza ma in maniera da arrivare ai destinatari. E sempre in ambito sanitario tra gli interlocutori dei vertici leghisti, anche in vista di ruoli di primo piano nella struttura regionale (nel caso della conferma di Stecco) spunta il nome di Nicola Giorgione, direttore generale dell'Azienda Ospedaliera di Alessandria dal 2008 al 2015, quando non più riconfermato aveva fatto ritorno al San Giovanni Bosco di Torino. Tra i possibili inquilini di rango ai piani alti di corso Regina, voci di palazzo raccontano del non improbabile ritorno (anticipato da un suo impegno nella stesura del programma di Forza Italia alla voce Sanità) dell'ex direttore regionale Sergio Morgagni.

Intanto, nell’agenda del presidente, in vista del varo della giunta annunciato non prima dell'esito dei ballottaggi, si sono aggiunti ulteriori appunti. Alcuni di questi riguardano accorpamenti o divisioni di deleghe: il Turismo non sarà più in capo alla stesso assessore che si occupa di Cultura, ma verrà accorpato al Commercio, mentre la Cultura sarà gestita insieme alle Politiche Giovanili. Invariato rispetto alla giunta uscente l’assessorato che raggrupperà Lavoro Istruzione. Tra i nodi da sciogliere anche quello dei due titolari di altrettante poltrone importanti: Bilancio e Attività Produttive, entrambe opzionate dalla Lega.

E se nell'incontro romano di qualche giorno fa con Molinari e il coordinatore regionale di Forza Italia Paolo Zangrillo lo schema tirato fuori dalla tasca da Cirio (producendo il rapido ed eloquente allontanamento del segretario della Lega, ufficialmente chiamato a seguire il caso Rixi) contemplava sei assessorati per il Carroccio, tre per gli azzurri e due per i Fratelli d'Italia, oggi questi ultimi sembrano doversi accontentare di un sola delega e nulla più. L'altra poltrona, oltre a quella che dovrebbe andare a Roberto Rosso per la Cultura, se la terrà, naturalmente, la Lega. E nonostante questa abbondanza anche da quelle parti non è facile far tornare i conti, mantenendo tutte le promesse.

print_icon