Le Olimpiadi e lo Stato tuttofare

Le Olimpiadi invernali del 2026 sono state assegnate all’Italia con grande giubilo dei politici che hanno fatto gara ad intestarsi la vittoria, compresi quelli che il giorno prima erano contrari. Giravolta politiche a cui non si fa più caso, purtroppo. Alcuni sostengono la validità economica del progetto che dovrebbe portare turisti e pertanto i soldi spesi sarebbero recuperati grazie alle maggiori entrate; altri sostengono che sarà il solito spreco di denaro pubblico con il contorno di mazzette e lavori inutili.

L’edizione di Torino del 2006 alimenta quest’ultimi dubbi stante il fatto che i costi finali sono lievitati dell’80% e l’inutilizzo di alcuni impianti che stanno marcendo. Ma la stessa cosa si può dire dell’Expo di Milano, in cui ci sono processi in corso e soprattutto gigantesche strutture si stanno degradando in attesa che qualcuno decida cosa farci. La programmazione questa sconosciuta. Bisognerebbe avere la lungimiranza di prevedere cosa fare delle nuove strutture costruite dopo che l’evento è finito.

Fatte queste considerazioni, ne esiste una più fondamentale: perché lo Stato si deve occupare di tutto, anche di manifestazioni ludiche? Non mi pare che Expo e Olimpiadi rientrino nelle attività del welfare state o nello sviluppo infrastrutturale. In questa rubrica esprimiamo una posizione liberale coerente e pertanto pensiamo che sia il welfare che le infrastrutture debbano essere privati, però anche considerando posizioni socialiste non si capisce la necessità che lo Stato si occupi anche di manifestazioni sportive. A questo punto potrebbe essere utile ripristinare i sabati fascisti costringendo i cittadini a fare ginnastica, come d’altro canto faceva la Cina, altro stato socialista.

L’intervento dello Stato, oltre a generare corruzione e sprechi, ha l’effetto deleterio di inibire l’iniziativa privata. Si ha un effetto di sostituzione degli investimenti privati con quelli pubblici con tutto quello che ne consegue in termini di libertà e scelte individuali e in ultimo di efficienza economica.

Sarebbe auspicabile che simili iniziative fossero totalmente a carico dei privati che possono recuperare l’investimento con le varie sponsorizzazioni, la vendita di biglietti e dei diritti televisivi e quant’altro. Se proprio lo Stato deve intervenire, lo potrebbe fare per esempio, abolendo la tassa di soggiorno per l’anno delle olimpiadi e riducendo o eliminando Imu su alberghi e strutture sportive o con l’ammortamento accelerato di impianti e strutture.

Si spera di non ritrovarci fra qualche anno a parlare degli sprechi e della corruzione delle Olimpiadi 2026.

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