POLVERE DI (5) STELLE

"Dissidenti in barca, siate coerenti: staccate la spina ad Appendino"

Deborah Montalbano striglia i suoi ex compagni di partito: "Il M5s non esiste più è ora di pensare a nuovi spazi d'azione politica". Lei adesso sta con De Magistris e ammette: "Abbiamo fallito su tutto, a partire dalle periferie". Decisivo il vertice di maggioranza di giovedì

Il Movimento 5 stelle, almeno così com’era ai suoi albori, non esiste più. E chissà che da quel seme non possa nascere un’area politica nuova, con lo sguardo a sinistra, alternativa alla Lega, al Pd e pure a Luigi Di Maio e Chiara Appendino, “che in fondo sono due facce della stessa medaglia”. A parlare è Deborah Montalbano, pioniera di quei dissidenti che ora minacciano di togliere l’ossigeno all’amministrazione pentastellata, fuori dalla maggioranza dopo poco più di un anno di amministrazione e ora portavoce di DeMa – il movimento di Luigi De Magistris – a Torino. “Per ribellarsi, però, bisogna stare in aula, ribattere colpo su colpo, votare contro certe delibere. La rivoluzione non si può fare in catamarano” punzecchia la sua amica Daniela Albano - in vacanza in barca con il collega Federico Mensio - e quanti, ancora una volta, ieri hanno espresso il proprio dissenso disertando una seduta trasformata dalla sindaca a resa dei conti.

Montalbano è stata tra i primi nel gruppo pentastellato a denunciare “uno scostamento tra quello che avevamo scritto sul programma e quello che stava accadendo”. La prima frattura si consuma sul G7: è l’estate del 2017, il grande summit internazionale viene ospitato a Venaria, mentre i centri sociali e i gruppi antagonisti si organizzano per manifestare contro. Appendino non vuole perdere l’occasione di mettere Torino in vetrina agli occhi dei grandi del pianeta, alcuni suoi consiglieri scalpitano all’idea di poter scendere in piazza. “Venne a Torino Di Maio per dirci che tra qualche mese saremmo stati al governo e sarebbe cambiato tutto – ricorda Montalbano – ci disse di non scendere in piazza”. E lei che fece? “Gli strinsi la mano al momento dei saluti e gli disse che sarei scesa in piazza. Come me fecero anche Damiano Carretto e Viviana Ferrero”. Fu il primo strappo. Così iniziò a formarsi un’area ortodossa interna alla maggioranza che s’opponeva alla svolta governista. Poi arrivarono le Olimpiadi: novembre 2017. “Chiara ci disse di darle fiducia e non dire nulla agli attivisti per evitare che potesse saltare la candidatura” ricorda Montalbano. La notizia trapela e ha l’effetto di un detonatore. Montalbano è contraria e lo dice chiaramente davanti a tutti, intanto c’era già chi si stava muovendo su altri fronti per ridimensionarla: sono i giorni in cui finisce in croce per aver utilizzato l’auto di servizio per andare a recuperare sua figlia a scuola. Si apre una indagine – “per la quale il pm ha chiesto l’archiviazione” – lei esce dal gruppo e finisce all’opposizione dopo essere stata scaricata dai vertici nazionali e dalla stessa sindaca. “Gli altri mi dicono che avrebbero provato a far cambiare la linea politica da dentro”. E in parte ci riescono.

La candidatura ai Giochi diventa un crocevia: i paletti dei dissidenti costringono la sindaca a sfilarsi, mentre Milano e Cortina proseguono da sole la loro corsa, che poi si rivelerà vincente. Da quel momento l’ala oltranzista prende fiducia e inizia a dettare la linea: in autunno arriva la mozione che trasforma Torino in un comune No Tav, a Palazzo Civico la linea politica cambia anche perché intanto sono stati silurati il capo di gabinetto Paolo Giordana e il portavoce della sindaca Luca Pasquaretta. Appendino rompe con gli industriali sull’alta velocità e con i commercianti sul progetto della nuova Ztl. I fronti aperti si moltiplicano: c’è chi ostacola la realizzazione del nuovo PalaVolley, chi la privatizzazione del Motovelodromo. Intanto “chi vive nelle periferie si sente più solo di prima, la giunta smette di ascoltare i cittadini, di acqua pubblica non si parla più e quel programma che tutti insieme avevamo scritto ormai è carta straccia” dice Montalbano.

Ma era davvero attuabile in toto quel programma? “Guardi voglio essere realista: nessun programma si applica in toto, ci sono troppe variabili di cui in campagna elettorale non si è a conoscenza – prosegue Montalbano –. Di qui, però, a non prendere nulla ce ne passa”. Insomma, hanno ragione i dissidenti? “Ma certo e ora si ritrovano col cerino in mano, costretti a decidere se tenere in piedi o meno questa amministrazione”. La sindaca, però, è stata Chiara: lei li ha portati ad amministrare Torino e lei è pronta a farsi staccare la spina. “Appendino ha vinto certamente grazie a una grande campagna elettorale incentrata sulla sua persona, ma attenzione perché in quei giorni alla Cavallerizza c’era Damiano Carretto, in Gtt Roberto Malanca, nei centri sociali Maura Paoli, io alle Vallette tra i disperati sotto sfratto. Avevamo assemblee attivisti di 250 persone che con entusiasmo battevano tutta la città alla ricerca di voti per Chiara”. E ora? “Ora è finito tutto. Le periferie sono state tradite, i nostri ideali anche. I cittadini non vengono ascoltati e le nostre battaglie non le combatte più nessuno. Per fare la politica del Pd potevamo lasciare il Pd. Io la mia decisione l’ho presa, è ora che tutti si assumano le loro responsabilità”.

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