LA NUOVA REGIONE

Niente Consiglio né decisioni: ecco "l'altra velocità" di Cirio

A parte il fitto calendario di gite nelle province piemontesi la giunta "barotta" non ha prodotto granché. E anche i lavori d'Aula languono in attesa dell'arrivo del generale agosto. "Finora solo tante chiacchiere", attaccano le opposizioni

“Per dare l’idea della velocità che ha caratterizzato non solo la campagna elettorale ma anche velocità di azione che avrà la Giunta”, Alberto Cirio nel suo discorso di insediamento aveva indicato l’età media della sua squadra: 43 anni. Mica roba da panchine dei giardinetti. Magari da lettino sotto l’ombrellone, però. Che colpa ne ha la nuova amministrazione chiamata a governare il Piemonte se di mezzo c’è l’estate, si dirà. Sì, va bene, però com’è lunga l’estate se le ferie del Consiglio regionale di fatto sono già incominciate, salvo poche riunioni di commissione messe con parsimonia in agenda e se la prossima seduta del parlamentino di via Alfieri fissata al 30 luglio non riceverà materia da discutere dalla giunta. E com’è lenta quella velocità, annunciata da ghepardi e mostrata da bradipi, se il tachimetro del torpedone del centrodestra non segna neppure uno scatto con un provvedimento, magari un po’ cialtronescamente d’effetto, ma almeno in grado di mostrare quanto annunciato.

Una squadra che, pur con tutte le giustificazioni del caso incominciando dalla più scontata necessità di studiare i dossier – ma si vuol sperare che nessuno degli assessori sia a digiuno o all’oscuro dei temi e ancor più dei problemi di sua competenza – più che correre nella prateria conquistata al centrosinistra pare finora muovere adagio un piede dietro l’altro su un tapis roulant.

Sarà anche un’immagine consunta, ma quella dei primi cento giorni – di cui né è già trascorso quasi un terzo – per la Regione a trazione leghista mostra poco o nulla di concreto, aldilà degli annunci troppo simili a una coda della campagna elettorale. Magari ci stupiranno, presto, con effetti speciali. Magari, ovviamente c’è da augurarselo e da non escluderlo affatto. Il presente, tuttavia, racconta di un Consiglio che, liquidate le cerimonie e assoldi gli obblighi istituzionali e di spartingaia, resta con le braccia conserte attendendo che arrivi qualcosa da piazza Castello. O anche da una delle mete delle giunte itineranti.

L’idea, in sé, di andare nelle province non è affatto criticabile pur non sottacendo un ammiccare ai “territori” – impresa non riuscita e forse neppure tentata dalla precedente amministrazione, con la conseguenza emersa chiaramente dalle urne – che ci sta e non deve scandalizzare. Il nodo non è dove riunire la giunta, piuttosto cosa la giunta partorisce. Nessuno oggettivamente si sarebbe potuto attendere una sequela di provvedimenti, ma da qui al poco o nulla ce ne passa. Del resto la giunta barotta nasce proprio per segnare la distanza dal vituperato torinocentrismo. E poi, diciamocela tutta, in una squadra in cui neppure tutti si conoscevano tra loro, figuriamoci quanto sconosciute siano le loro facce non solo ai piemontesi, ma persino a gran parte degli amministratori locali.

Nei suoi interventi, incominciando dal primo in trasferta a Novi Ligure nella cornice del museo dei Campionissimi del ciclismo, il governatore non ha rinunciato a ripetere che “bisogna pedalare”. Ottimo proposito, non fosse che tra ferie anticipate e decisioni politicamente connotanti e amministrativamente pesanti ancora di là da arrivare si evoca più un surplace da velodromo che una fuga poco dopo la partenza.

Sanità, con reparti e pronto soccorso che già sono sotto stress e probabilmente lo saranno ancor più nel culmine del periodo di picco delle ferie, Trasporti che non mancheranno l’appuntamento con i problemi dei pendolari alla ripresa del lavoro, e il Lavoro con situazioni di crisi che non chiudono per ferie: solo alcuni dei problemi, certamente dalla non facile né rapida soluzione, ma che avrebbero richiesto quel colpo di reni, quello scatto – tradotto in atti – promesso e, soprattutto, atteso. Lo sottolineano le opposizioni: “Finora tante chiacchiere, generici impegni e nulla di più”, attaccano dai banchi di Pd e M5s.

“L’auspicio che si instauri da subito una positiva collaborazione e un rinnovato equilibrio fra la sfera legislativa e quella decisionale”, espresso dal presidente del Consiglio regionale, il leghista Stefano Allasia, per ora non ha ancora avuto modo né di essere confermato, né tradito. Certo, ci sono state le incombenze della formazione delle commissioni, dopo gli uffici di presidenza, ma anche dall’emiciclo di Palazzo Lascaris in due settimane non si è mosso nulla. E – questo è il problema – nulla o poco si muoverà fino a settembre.

La velocità, promessa dal centrodestra per il Piemonte e finora mostrata negli annunci, scatterà dopo le ferie? Il centrodestra scenderà dalla cyclette e inforcherà la bici per correre, un po’ in discesa e un po’ in salita, ma finalmente sulla strada segnata dal voto e dalle attese dei piemontesi?

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