CENTRINO

"Il Pd con i 5 stelle si suicida"

Il leader dei Moderati Portas ribadisce il proprio No al M5s: "Mai con Appendino e con quelli delle scie chimiche". E in caso di alleanza giallorossa nel capoluogo piemontese alle elezioni del 2021 "andremo da soli con un nostro candidato sindaco"

«E io dovrei allearmi con chi saliva sui balconi a dire “abbiamo abolito la povertà”?». Chiedete tutto a Mimmo Portas ma non di mettersi insieme ai Cinquestelle. Una carriera da Caronte della politica subalpina, colui che per un decennio ha traghettato le anime perse del berlusconismo verso l’approdo sicuro del centrosinistra attraverso i suoi Moderati. Fu tra i primi, all’inizio degli anni Duemila, a passare da Forza Italia al centrosinistra, complice anche un asse di ferro con l’allora sindaco Sergio Chiamparino. I Moderati c'erano già quando Ds e Margherita hanno dato vita al Partito democratico. «Io sono uno di bocca buona – premette il deputato, rieletto a Montecitorio nel 2018 in lista con il Pd – ma quest’accelerazione mi ha lasciato di stucco. Il Pd davvero si vuole suicidare? Io mi chiedo come potrei solo pensare di ragionare con chi fino a 15 giorni fa credeva alle scie chimiche, non voleva i vaccini, e ci chiamava mafiosi e pedofili». Lui che per Torino ha attaccato i manifesti contro Chiara Appendino, che ha sostenuto la battaglia per la Tav e che ora osserva dal suo scranno parlamentare i colleghi del Pd battere le mani all’intervento del premier Giuseppe Conte. “Non sono io che ho cambiato idea, io mi sento di centrosinistra ma non mi si chieda di fare un accordo con i grillini. Un’alleanza con loro è come toccare i fili dell’alta tensione”.

Dal palco della Festa dell’Unità, Nicola Zingaretti ha tranquillizzato i militanti dem assicurando loro che nessuna decisione su Torino sarà calata dall’alto. Eppure la sensazione è che la strada sia spianata, a meno di un repentino capitombolo del governo giallorosso. Che si tratti di un Appendino bis (oggi il regolamento del M5s non lo prevede, domani chissà), di una candidatura del neo ministro Paola Pisano o di un “patto civico” sul modello prospettato in Umbria è tutto ancora da stabilire. «I Cinquestelle sono responsabili di una miriade di promesse non mantenute, hanno prospettato soluzioni semplici e semplicistiche a problemi complessi, perché è la realtà a essere complessa e loro non sanno gestirla. Hanno sventolato slogan come quello della ricucitura tra centro e periferie come se bastasse una cerniera lampo e poi non hanno fatto niente». A parlare è Carlotta Salerno, referente dei Moderati di Torino e presidente della Circoscrizione VI sostenuta dalla maggioranza di centrosinistra. Lei in quelle periferie che Appendino prometteva di mettere al centro della propria attività amministrativa ci passa le sue giornate e tocca con mano «il fallimento di questa sindaca». Insomma, cambia l’osservatorio non il giudizio finale.  

Il 23 settembre, al Golden Palace di Torino, i Moderati organizzano un incontro per discutere proprio del rapporto con i Cinquestelle: “Leali e coerenti: a Torino come a Roma” in cui Portas farà il punto con eletti e militanti di un partito che ormai conta quasi tre lustri di attività politica sul territorio piemontese. «Vorrei che sia chiara una cosa – dice Portas – non sono io ad aver cambiato idea, per questo mi definisco coerente». Semmai sono «i miei amici del Pd che si stracciano le vesti davanti ai social e poi si adeguano a un connubio contro natura». Lui, Portas, rivendica di non aver votato la fiducia al governo e di essere pronto «anche ad andare da solo a Torino, con un mio candidato sindaco», se il nuovo centrosinistra si allargherà al M5s. «Ma – conclude – non sarò solo. Ci sarà la gente a darci ragione». Un appello implicito ai tanti elettori di centrosinistra che vivono come un pugno nello stomaco la nascita dell’esecutivo giallorosso.  

«Io non credo a patti civici o alleanze. Un’esperienza civica a Torino c’è e si chiama Moderati. Ci sono valori e temi non negoziabili» dice Silvio Magliano, capogruppo a Palazzo Civico e in Regione Piemonte. «Prenderemo le distanze ovunque, così come ha fatto Portas alla Camera» assicura Magliano, il quale non crede neanche a una mutazione genetica in corso nel M5s, con l’ala più movimentista che viene progressivamente isolata a vantaggio della componente di governo, più pragmatica e avvezza al compromesso. «Io credo esista un unico Movimento – taglia corto – quello che a Torino ci ha fatto perdere le Olimpiadi e per poco non bloccava la Tav».

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