POTERI FORTI

Profumo perde Cassa e Compagnia, tandem confindustriale al vertice

L'ex ministro costretto a rinunciare alla presidenza di Cdp. Per la guida della fondazione di San Paolo due esponenti di primo piano dell'Unione Industriale: Mattioli e Gallina. L'asse tra Appendino e Ilotte, kingmaker del sistema camerale

La Compagnia di Confindustria. Facile immaginare la battuta se, come assai probabile, tra sei mesi si dovesse confermare l’ipotesi oggi più accreditata per il rinnovo del vertice della fondazione di corso Vittorio Emanuele. Ormai assodata l’intenzione di Chiara Appendino di non riconfermare Francesco Profumo alla presidenza della Compagnia di San Paolo, anche se qualche tentativo per cercare di farle cambiare idea ci sarebbe stato, senza tuttavia sortire alcun risultato.

Al posto dell’ex ministro e già rettore del Politecnico la sindaca pare intenzionata a piazzare l’attuale vicepresidente Licia Mattioli che oltre a ricoprire analogo ruolo in Confindustria nazionale ha guidato dal 2012 al 2016 l’Unione Industriale di Torino. E sempre dall’associazione datoriale torinese arriverebbe in Compagnia, quale vice, l’attuale presidente Dario Gallina, il cui mandato in via Fanti è prossimo alla scadenza. Per lui si sta muovendo il sistema camerale, cui spetta per prassi l’indicazione di quella figura in seno a board della fondazione, e l’attuale numero uno degli industriali torinesi lì può contare sull’importante sostegno e l’accorta regia di Vincenzo Ilotte, presidente della Camera di Commercio di Torino e anch’egli con trascorsi in via Fanti dov’è stato vicepresidente dal 2008 al 2016. Tutti e tre, aspetto non proprio seconadrio, sostenitori di Appendino, almeno nella fase iniziale.

Profumo avrebbe provato a giocare la carta della riconferma confidando nell’intervento del suo predecessore al vertice di Acri, Giuseppe Guzzetti, presso la Appendino senza che lei abbia anche solo ipotizzato di cambiare la sua posizione. Ma il grande vecchio della finanza lombarda sarebbe stato il terminale dei desiderata di Profumo anche per Cassa Depositi e Prestiti. Intervistato dal Sole 24Ore, ha detto che mai gli è passato per la testa di ambire a quella poltrona nella “banca di Stato” cui si dovrà dare nelle prossime ore un nuovo titolare. “Ho preso servizio a maggio come presidente di Acri e intendo portare avanti il mio lavoro con responsabilità”, ha spiegato l’ex ministro montiano, destinato a diventare ben presto anche ex presidente della potente associazione che riunisce le Casse di Risparmio e le fondazioni di origine bancaria. Quel posto Profumo lo dovrà lasciare la prossima primavera se la sindaca di Torino non cambierà idea e lui non sarà riconfermato al vertice della Compagnia.

Che sia uscito dalla rosa dei potenziali successori del dimissionario Massimo Tononi al vertice di Cdp è acclarato. Ormai per quel posto la scelta sembra ristretta a due nomi: Giovanni Gorno Tempini e Matteo Melley. La scelta del presidente spetta alle fondazioni, mentre l’amministratore delegato è di pertinenza del Governo. E proprio per affrontare la questione domani è in programma un ulteriore incontro tra le fondazioni socie di Cdp. Un altro c’era già stato giovedì scorso, quando entrambi i presidenti delle fondazioni torinesi erano assenti: Profumo a Washington per il Fondo Monetario e Giovanni Quaglia, numero uno della Crt, rimasto in città per impegni.

L’incontro di domani dovrebbe essere risolutivo se, come affermato da Profumo cui spetta il compito di tirare le fila delle fondazioni su questa partita: il successore di Tononi è previsto venga scelto nel cda di giovedì. Chiusa la partita di Cdp, destinata salvo sorprese a chiudersi anche la porta per un secondo mandato alla presidenza della Compagnia di San Paolo dov’è data in arrivo la coppia confindustriale, per Profumo che dovrà lasciare anche l’Acri non è detto non si apra qualche portone nella prossima infornata di nomine di peso, circa 400, su cui dovranno trovare l’accordo, nella più classica delle spartingaie, gli alleati del governo giallorosso.

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