POLVERE DI (5) STELLE

"Nessun ricatto né segreti indicibili", ma Appendino non convince (e Sacco resta nel mirino)

La sindaca si difende dopo lo spaccato sul mondo M5s offerto dai verbali su Pasquaretta. L'assessore al Commercio replica su quei "10mila euro" catturati da un'intercettazione ambientale. Ma i grillini vogliono andare a fondo. Chessa: "Non sono soddisfatto"

“Chi dice o scrive che io mi sarei attivata personalmente per procurare una consulenza a Pasquaretta in Iren o in Afc dice il falso. Io quelle ipotesi le ho bloccate perché contraria​. Questo vale per me e per la mia giunta”. Chiara Appendino respinge i sospetti di essersi attivata per ricollocare il suo ex capo ufficio stampa, che, dopo essere stato allontanato da Palazzo Civico in seguito agli strascichi politici e giudiziari legati alla consulenza fantasma al Salone del Libro, è stato ripescato – dopo lunghi mesi di negoziazioni – dal “Sistema Grillino”. Una sorta di rete di protezione, un salvacondotto che si è materializzato nelle persone di Laura Castelli, all’epoca dei fatti (siamo nell’autunno del 2018) sottosegretaria al Mef, dell’europarlamentare Tiziana Beghin (con cui poi la collaborazione saltò) e soprattutto dell’assessore al Commercio di Palazzo Civico Alberto Sacco: l’unico navigator attivo prima ancora che fosse approvato il reddito di cittadinanza e con un solo utente di piazzare: Luca Pasquaretta, appunto. È stato Sacco a raccogliere gli sfoghi dell’ex portavoce della sindaca, a riferirne il contenuto alla prima cittadina, a cercare soluzioni per evitare che il precipitare della situazione potesse creare guai. “A che titolo?” Questa è la domanda posta ancora oggi dal capogruppo del Pd Stefano Lo Russo durante il dibattito in aula. E ancora, per conto di chi? Insomma, “la sindaca ha o non ha  lavorato per ricollocare Pasquaretta dopo averlo cacciato per gravi inadempienze?”.

Appendino respinge ogni addebito, dice di essere “contraria” a certe prassi eppure è stata lei ad ammettere durante l’interrogatorio “di aver chiesto a Ferrari (Giuseppe, vicedirettore generale del Comune di Torino ndr) di verificare se vi fossero possibilità di attribuire delle consulenze a Pasquaretta e ricorda di aver ipotizzato una collaborazione in Iren” quando il suo portavoce era ancora in servizio e aveva bisogno di arrotondare. La multiservizi pubblica non era l’unica opzione varata, si parlò anche della società pubblica dei cimiteri al punto che sotto pressioni sempre più forti persino un uomo navigato come Giuseppe Ferrari sbotta: “Guarda che il cimitero non ha bisogno di marketing… eh… perché si continua a morire” afferma il 27 ottobre 2017 durante un colloquio con Pasquaretta, catturato dalla cimice piazzata nel suo ufficio.

Intanto le cose cambiano, di lì a un anno Pasquaretta lascerà Palazzo Civico e il suo problema non sarà più come arrotondare, ma come sbarcare il lunario. Racconta Castelli durante una testimonianza riguardo a una colazione al bar con Appendino, suo marito Marco Lavatelli (altra figura chiave per quanto singolare dell’amministrazione comunale) e Sacco: “Non so perché parlammo di questo incarico in Coldiretti per Pasquaretta. In effetti incontrai la Appendino per questioni relative ad importanti vicende politiche della città poi non so perché fu introdotto il discorso sul potenziale nuovo incarico a favore di Pasquaretta comunque probabilmente ne parlammo perché Chiara mi chiese incidentalmente come andasse la collaborazione tra me e Pasquaretta”. E infatti nell’agosto 2018 i contatti con il numero uno di Coldiretti Torino Fabrizio Galliati ci sono stati, eccome. Poi però non se ne fece più nulla. Ci furono, come noto, anche con il sovrintendente al Teatro Regio William Graziosi.

E qui si torna al ruolo di Sacco che ormai è nel mirino di una parte consistente di consiglieri M5s. C’è chi ne vuole la testa (sarebbe il quinto a saltare dopo Stefania Giannuzzi, Federica Patti, Guido Montanari e Paola Pisano, anche se quest’ultima promossa a ministro), altri assumono posizioni più morbide. Di certo quel che sta emergendo scombussola la maggioranza. In aula nessuno chiede spiegazioni, lo fa in modo inusuale la capogruppo pentastellata Valentina Sganga, ringraziandolo per la disponibilità prima che sia lui a offrirla e prima ancora che qualcuno ne chieda un intervento. Lui ci sta e sembra rispondere a un dibattito avvenuto fuori dalla Sala Rossa, nelle ore precedenti. Si riferisce a un’altra intercettazione, quella in cui il suo nome, pronunciato da Pasquaretta sempre nell’ufficio di Ferrari, viene associato alla vicenda del maxi schermo allestito al Parco Dora nella tragica notte di piazza San Carlo: “lui Capra ha dato dieci mila euro” dice Pasquaretta a Ferrari. Si parla di una “email”, viene pronunciato il nome di Sacco. Frank Capra è colui che allestì il megaschermo senza che il Comune abbia mai concesso un permesso, senza – a quanto risulta – che la richiesta di suolo pubblico sia mai neanche arrivata in Municipio. La ricezione della cimice non è perfetta, l’audio risulta disturbato, ma a essere chiara è la reazione di Ferrari: “ma Sacco si deve dimettere… se viene fuori un casino… un puttanaio”. E l’assessore oggi ha replicato in Consiglio parlando di una “intercettazione decontestualizzata” che “getta ombre che voglio fugare”. “Non c’è scritto da nessuna parte che io abbia preso eventuali importi” ha detto Sacco spiegando che, probabilmente, la questione di cui si parla nell’intercettazione riguardava un evento legato al Salone dell'Auto che era stato annullato dalla Città. “Io – ha detto Sacco – spiegai le ragioni per cui chiedevamo di sospendere l’evento e per questo mi mandarono una mail in cui mi si diceva che l’avvocato della società organizzatrice aveva chiesto 10mila euro di danni. È l’unica interpretazione che do su questa intercettazione dalla quale sono passati quasi due anni”. Sacco ha quindi sottolineato che “non c’è alcuna frattura con la maggioranza e nessuno ha chiesto le mie dimissioni”. Almeno per ora anche perché il malcontento resta nei confronti di chi ancora oggi viene vissuto come un corpo esterno al Movimento, con stampata addosso la lettera scarlatta di aver portato Pasquaretta al cospetto di Appendino e poi di aver perso tempo a cercargli un lavoro. “Personalmente non sono soddisfatto” dice uno solitamente cauto come Marco Chessa, mentre Daniela Albano è ancor più tranchant: “Non mi ha mai convinta Sacco, ha una visione troppo diversa dalla nostra”.

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