LAVORO

Ex Ilva, mille a rischio in Piemonte

Il gigante dell'acciaio ArcelorMittal ha annunciato il ritiro. La bomba esplosa su Taranto ha inevitabilmente effetti anche sugli impianti di Novi Ligure che occupa circa ottocento dipendenti con un notevole indotto e lo stabilimento di Racconigi

Il “capolavoro di incompetenza e pavidità politica”, per usare le parole del segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli è compiuto: Arcelor Mittal se ne va e lascia allo Stato l’ex Ilva. Con una nota, la società ha riferito di aver inviato ai commissari straordinari di Ilva "una comunicazione di recesso dal contratto o risoluzione dello stesso" riguardo l'affitto e il successivo acquisto condizionato dei rami d'azienda di Ilva e di alcune sue controllate. Il gruppo ricorda che il contratto prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l'attuazione del piano industriale, la Società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso contratto.

Arcelor Mittal mette nel mirino il provvedimento con cui, dal 3 novembre 2019, "il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso". "In aggiunta - si legge ancora nel comunicato - i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto. Lo spegnimento renderebbe impossibile per la società attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il Contratto".

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La bomba esplosa su Taranto in queste ore ha inevitabilmente effetti anche sugli altri impianti: oltre a quello di Genova, lo stabilimento di Novi Ligure che occupa circa ottocento dipendenti con un notevole indotto e l’impianto di Racconigi.

"In conformità con il contenuto del contratto", Acelor Mittal ha chiesto ai commissari straordinari "di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione" della comunicazione circa la volontà di procedere al "recesso o risoluzione" del contratto per l'affitto e il successivo acquisto condizionato dei rami d'azienda di Ilva e di alcune sue controllate, a cui è stata data esecuzione il 31 ottobre 2018”.

Tra le prime reazioni della politica quella del segretario regionale della Lega e capogruppo alla Camera Riccardo Molinari: "Come temevamo, ci sono riusciti. Hanno fatto chiudere l'Ilva. Questo Governo, con la sua ideologia di decrescita, è un flagello per l'economia e i lavoratori italiani".

Da Genova il governatore Giovanni Toti affida a un posto amaramente sarcastico i “"Complimenti al Governo. Grazie alle trovate grilline e alla incapacità del Pd Arcelor Mittal fugge dall'Italia. Ilva rischia la chiusura, 20mila persone per strada, i contribuenti italiani costretti a pagare quel che avrebbe pagato Mittal". E proprio il Pd con Pietro Bussolati della segreteria nazionale chiede che "Conte convochi immediatamente Arcelor Mittal. Non si scherza con i lavoratori e con l'ambiente: pretendiamo serietà e rispetto”. Appelli che ben poco o nulla potranno sortire: le avvisaglie di fronte alla linea tenuta da Governo su pressione dei Cinquestelle era chiare. Scuro, molto scuro il futuro per i lavoratori dell’ex Ilva che solo in Piemonte sono oltre un migliaio.

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